
(AGENPARL) – Roma, 12 febbraio 2020 – E’ ritornata l’Italietta, quella dello ‘sviluppo’ sbilanciato, dei ritardi cronici, delle lentezze burocratiche, dei falsi successi, della crisi economica decennale, della mancanza di riforme, della ricerca di nuove maggioranze, del divario tra nascite e decessi.
L’Italietta della produzione industriale che torna a calare dopo cinque anni, quella della continua diminuzione della popolazione dove al 1° gennaio 2020 i residenti ammontano a 60 milioni 317mila (116mila in meno su base annua).
L’Italietta dell’aumento del divario tra nascite e decessi (per 100 persone decedute arrivano soltanto 67 bambini), quando dieci anni fa erano 96 e si registra un ulteriore rialzo dell’età media (45,7 anni al 1° gennaio 2020).
L’Italietta della mancanza totale di progetti di riforme, le uniche in grado di far tornare competitivo questo Paese.
E’ l’Italietta degli avvocati del popolo, dei pifferai magici e dei maghetti in perenne attesa di non si sa cosa.
E’ l’Italietta descritta da Dante «ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!».
L’Italietta fatta non più da un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori. Ma da un popolo di ingenui, di pesci in barile, di nipoti, di cognati, di amici e di servi.
L’Italietta di un popolo che non ha più ideali ma solo interessi particulari, che ha tante idee sbagliate e ideologie fasulle in cui fingiamo di credere purché portino ovviamente acqua al nostro mulino.
L’Italietta di un Paese ingessato dove non c’è un limite massimo alle decisioni, dove tutto è estendibile e dove i costi aggiuntivi lievitano….
L’Italietta dove tutto tarda a partire, dal codice degli appalti che continuamente viene revisionato e non porta a miglioramenti concreti…
Insomma, un Paese che si è calato le braghe e si sta lentamente arrendendo, facendo precipitare nel ridicolo l’immagine più di quanto già ci sia a livello internazionale.