CORIGLIANO ROSSANO “Il lavoro dei carabinieri Forestali è sempre prezioso per la lotta agli illeciti ambientali ma chiediamo una svolta vera per superare le criticità emerse e dare risposte credibili sulla annosa questione della maladepurazione che interessa la Calabria”. È quanto chiedono in una nota gli esponenti regionali di Legambiente Calabria che commentano a notizia delle tre persone denunciate, tra amministratori e tecnici comunali, per l’inquinamento del fiume Trionto a Crosia negli scorsi giorni e delle sei persone denunciate per la mala gestione di una condotta e un fosso che sfocia nel mare a Corigliano Rossano per illeciti commessi tra il 2012 e il 2017. “Oggi tocca allo Jonio cosentino – affermano a questo proposito gli ambientalisti – ma siamo sicuri che basta allargare la rete dei controlli per scovare altri illeciti e illegalità nella gestione della depurazione dei reflui fognari nella nostra Regione che, lo ricordiamo, è oggetto di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea perché in 49 comuni calabresi non esiste un depuratore o un sistema di depurazione efficace. È necessario, però, che, oltre a intensificare i controlli, ci sia una maggiore collaborazione da parte di chi viene penalizzato nelle sue attività da questi illeciti ambientali”.
“Per questa ragione – aggiungono – sollecitiamo i cittadini e gli operatori turistici, solitamente penalizzati da questi illeciti, a denunciare e collaborare di più con le forze dell’ordine per scovare inquinatori e abusivi che commettono reati contro l’ambiente e penalizzano l’economia del territorio. È molto grave quanto accaduto a Crosia per l’inquinamento del Fiume Trionto, poiché risulta inquinata l’area “Fiumara Trionto” dichiarata Sito di interesse comunitario (Sic), ma non meno grave è il sequestro del fosso consortile che ha sversato nel mare di Corigliano Rossano i liquami fino al 2017. Siamo costernati da notizie come queste che confermano le denunce di Goletta Verde sull’inquinamento di parti importanti della costa jonica della provincia di Cosenza, e nel caso del Fiume Trionto, si conferma che i siti della rete Natura 2000, soprattutto quelli costieri e marini, sono senza nessuna tutela effettiva a parte la tutela a ‘chiacchiere'”.
“Serve dunque, come abbiamo ribadito da tempo – precisano gli esponenti regionali di Legambiente – una importante azione di monitoraggio, anche per supportare il lavoro meritorio dei Carabinieri e delle Capitanerie di Porto, all’interno di una strategia di tutela della costa, magari da integrare con il lavoro svolto dall’Arpacal all’interno della Marine Strategy, per tutelare efficacemente il mare e la costa calabrese. Legambiente continuerà a tenere attiva l’attenzione sui diversi problemi legati alla mala depurazione, anche sulla base di quanto emerso dalle analisi di Goletta Verde che hanno purtroppo tutela del mare”.
“I dati di Goletta Verde diffusi a luglio durante la conferenza stampa tenutasi a Corigliano-Rossano – sottolineano ancora – avevano evidenziato la presenza di canali e foci che riversano a mare scarichi non depurati correttamente, e a tal proposito avevamo segnalato con preoccupazione i parametri oltre i limiti consentiti risultati dai prelievi effettuati”. “Occorre però superare queste annose criticità – concludono – per non pregiudicare ogni estate il lavoro e le aspettative di tanti operatori onesti, oltre a rovinare le vacanze a tanti turisti che ancora scelgono lo Ionio cosentino per le loro vacanze, e dunque proponiamo alla Prefettura di Cosenza, alla provincia di Cosenza e agli enti locali interessati, di rendere operativo un Tavolo di confronto e la istituzione di un Osservatorio civico sullo stato di salute e la tutela del mare per superare tutte le criticità emerse e dare risposte concrete alle esigenze di tutela dell’ambiente e del territorio”.
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