
Nella campagna di alfabetizzazione mondiale decisa dall’Onu e affidata all’UNESCO, sappiamo che l’Italia ha avuto un ruolo di grande rilievo e ha dato un contributo importante alla realizzazione del progetto elaborato dall’UNESCO. L’Italia era stata ammessa nel 1947 a fare parte degli stati membri dell’UNESCO, poco dopo entrerà a fare parte del Consiglio Esecutivo, rappresentata dal prof. Stefano Jacini; la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO nasce ufficialmente a Roma l’11 Febbraio 1950 con sede a Villa Massimo. E’ doveroso ricordare in questa sede, il Direttore Generale italiano dell’UNESCO Vittorino Veronese e le numerose iniziative da lui intraprese, tra le quali la salvaguardia dei monumenti della Nubia, iniziativa che segnò l’avvio della significativa e fortunata attività dell’UNESCO nel campo del Patrimonio culturale dell’Umanità. Significativo è stato il contributo della prof.ssa Anna Lorenzetto che dal 1972 al 1974 ha assunto la responsabilità di Direttore della Divisione alfabetizzazione dell’UNESCO.
Anche nel primo Convegno Mondiale “Alfabeto e Società”, l’Italia ha dato un contributo importante alle idee e al progetto della campagna mondiale di alfabetizzazione deciso dall’ONU, elaborato in seguito dall’UNESCO. La stampa italiana e estera annunciano: “l’UNESCO ha dichiarato guerra all’Analfabetismo”. Il 24 settembre 1962, a Roma, presso il Palazzo della Civiltà del Lavoro si sono aperti i lavori del Convegno “Alfabeto e Società”, alla presenza delle più alte cariche dello Stato e del Governo, le rappresentanze dell’UNESCO e diplomatiche. La prolusione fu affidata al prof Arangio Ruiz, presidente dell’UNLA, e alla prof.ssa Anna Lorenzetto. L’organizzazione dell’importante Convegno, che ha fatto il punto sulla situazione internazionale, sulla scorta delle ultime inchieste, è stata assunta dall’UNLA, su iniziativa della quale era stato trasmesso a tutti gli Stati del Mondo un questionario allo scopo di raggiungere il maggiore numero di dati da presentare ai congressisti quale base di studio ai loro lavori. L’elaborazione dei dati e delle notizie sarà utilizzata per la realizzazione del Repertorio dell’analfabetismo e dell’alfabetizzazione nel mondo che non solo fu di grande utilità al Convegno, ma ancora oggi rappresenta un importante documento, per la ricchezza delle notizie sulla situazione dell’analfabetismo in quel tempo. Al questionario dell’Unione risposero 58 paesi: 10 dell’Africa, 15 delle Americhe, 20 dell’Asia, 13 dell’Europa. Il Convegno ha avuto un’eco notevolissima sulla stampa italiana e sui maggiori organi di informazione: 63 quotidiani di tutte le tendenze politiche e di ogni regione d’Italia hanno dato notizia del Convegno e 38 di essi hanno seguito con attenzione lo svolgimento dei lavori, hanno reso noti tutti i principali problemi dibattuti e i risultati conseguiti dal Convegno. La scelta della Capitale come sede dei lavori del Convegno, decisa dall’UNESCO, ha avuto un valore morale perché ha riconosciuto al nostro Paese il merito di avere adottato metodi nuovi che non si limitavano a sanare la piaga dell’analfabetismo, ma si preoccupavano anche di inserire nel ciclo della vita associata gli ex analfabeti adulti, assicurando nuove forze sociali. Ricordiamo, inoltre, che i centri sociali dell’UNLA sono stati prescelti come istituti-pilota per molte regioni dell’Africa e dell’Asia, dopo opportuni adattamenti.
Corriere del mattino Martedì 25 settembre 1962
L’UNESCO dichiara guerra all’analfabetismo nel mondo
In preparazione alla campagna promossa dall’organizzazione culturale dell’ ONU, si è aperto a Roma, alla presenza di Segni, un congresso che studierà i mezzi migliori per combattere questa piaga sociale La relazione introduttiva del prof. Arangio Ruiz. ROMA, 24 II Presidente della Repubblica è intervenuto stamane al palazzo della civiltà del lavoro all’EUR alla cerimonia di apertura del congresso mondiale sul tema analfabetismo e società», indetto dalla Unione nazionale per la lotta contro l’analfabetismo. Erano a riceverlo il sen. Lepore, in rappresentanza del Senato, l’on. Quinteri, in rappresentanza della Camera, il ministro Folchi, il sottosegretario Badaloni in rappresentanza del ministro Gui, e l’on. Grisolia, in rappresentanza del sindaco di Roma. Il cavaliere del lavoro Raoul Chiodelli, vicepresidente della Federazione nazionale cavalieri del lavoro, ha aperto ufficialmente il convegno.
In questi anni – ha detto Il dott. Chiodelli – caratterizzati da prodigiosi sviluppi del-la scienza e della tecnica, si è ormai affermato il concetto che un effettivo pregresso civile, sociale e politico non possa rea-lizzarsi senza essere basato solidamente sui fondamenti della morale e della cultura; è perciò motivo per me ha concluso – di compiacimento e di onore portare il saluto dell’ente pa-lazzo della civiltà del lavoro a tutti i partecipanti di ogni paese a questo convegno ».
Successivamente ha preso la parola il prof. Arangio Ruiz, presidente dei lavori del congresso. «Nell’intitolazione stessa del convegno abbiamo racchiuso – ha detto – il concetto che sin dalle nostre non più tanto prossime origini ci ha guidati: che cioè l’apprendimento dell’alfabeto non sia veramente determinante, nep-pure per il progresso del singolo, se tale conquista, per sè faticosa nella sua astrattezza, non sia inclusa nella vasta cornice di spontanee e ben guidate conversazioni sui problemi che la vita presenta per tutti gli uomini, in particolar modo per quelli di una regione o villaggio del tale o tal altro paese.
Nell’ora in cui – ha proseguito l’oratore – l’UNESCO, per sollecitazione delle Nazioni Unite, si appresta a condurre con tutte le sue forze una guerra destinata a stroncare la piaga dell’analfabetismo nel mondo, abbiamo creduto, incoraggiati da più parti, da più parti, che fosse per noi doveroso il nostro posto nello schieramento: poiché, guardandoci intorno – ha pro-seguito il prof Arangio Ruiz – abbiamo incontrato paesi ed associazioni che sono alla ricerca di metodi migliori, abbiamo creduto che fosse giunta l’ora di confrontare le varie esperienze. Il prof. Arangio Ruiz, dopo essersi augurato che dai lavori del congresso possano scaturire nuovi elementi per illumina-re e risolvere il grave problema dell’analfabetismo nel mondo, ha ribadito l’opportunità che in questa lotta tutti i paesi si devono affiancare, sentirsi uni-ti e solidali «nell’opera di por-tare l’umile gente di ogni paese alla dignità del discorso par-lato e scritto ».
Dopo un breve intervento del signor Bowers, direttore della divisione educazione degli adulti e della gioventù dell’U.N.E. S.C.O., ha preso la parola il sottosegretario alla Pubblica Istruzione on. Maria Badaloni, che ha ricordato come la vita di ogni comunità che opera in ogni angolo della terra sia oggi penetrata e spinta da un anelito e da un moto di sviluppo potenziato dal progresso scientifico e tecnico e della rapida evoluzione civico-politica
della società. «Occorre dunque ha detto l’on. Badaloni provvedere senza più ritardo alla educazione di base.
Saggiamente il tema del convegno sottolinea la relazione analfabetismo società a indicare l’imperativo per ogni società ordinata di togliere gli impedimenti, di provvedere al-lo sviluppo personale di ciascun membro.
La voce repubblicana Martedì 25-Mercoledì 26 settembre 1962
700 MILIONI DI ANALFABETI NEL MONDO DEI QUALI QUASI TRE MILIONI IN ITALIA
Aperta la campagna internazionale dell’UNESCO contro l’analfabetismo.
Il Presidente della Repubblica apre i lavori del convegno mondiale all’EUR. I rappresentanti di 64 paesi del mondo prendono parte ai lavori del primo Convegno sull’analfabetismo mondiale, inaugurato ieri dal Presidente della Repubblica all’Auditorium del Palazzo della Civiltà del Lavoro, all’EUR. Il Convegno, indetto dalla Associazione italiana UNLA (Unione Nazionale per la lotta contro l’analfabetismo), ha aperto ieri in Italia la campagna mondiale per la conquista dell’alfabeto da parte di 700 milioni di persone, sparse in tutti i continenti. I risultati dei lavori serviranno come schema di un programma che l’UNESCO presenterà alla prossima sessione dell’Assemblea del settembre 1963 in vista di un impegno massiccio per debellare dalla faccia del pianeta questa piaga antica.
Se l’educazione degli adulti – ha detto tra l’altro la dottoressa Anna Lorenzetta, vice presidente dell’UNLA – è una scelta nel mondo socia-le, la lotta contro l’analfabetismo è una necessità. E co-me necessità sopravanza le stesse esigenze dell’individuo che ha il diritto di essere alfabetizzato, alle stesse esigenze dei gruppi sociali e per-fino gli interessi di una società in senso globale, perchè ha in sè stessa (…) il suo fondamento etico».
Il Convegno, che ha come tema Alfabeto e società», si articola in tre commissioni di lavoro ognuna delle qua-li dovrà esaminare i problemi, i metodi, la legislazione, l’organizzazione e gli obietti-vi che l’UNESCO deve perseguire per elevare a dignità umana i 700 milioni di persone che vivono al di là di ogni contatto con il mondo della attenzione, abbiamo creduto che fosse giunta l’ora di confrontare le varie esperienze: fedeli anche in questo alla persuasione che l’educazione degli adulti sia un complesso dialogo nel quale ciascuno, dal vertice alla base, abbia da imparare da tutti gli altri». Il prof. Arangio Ruiz ha concluso affermando che il sentirsi affiancati e solidali nell’opera di portare l’umile gente di ogni paese alla dignità del discorso parlato e scritto e dell’attività socialmente proficua si rivelerà sempre meglio come una delle vie maestre attraverso le quali si celebra, al disopra di tutte le frontiere materiali ed ideali, l’umana fraternità. Non è senza senso che il Convegno dell’EUR sia stato promosso e organizzato dalla Unione Nazionale per la lotta contro lo analfabetismo. In Italia, infatti, ove per riconoscimento unanime, molto si è fatto in questo campo dopo il crollo del fascismo, la piaga dell’analfabetismo, specie nelle zone del centro-sud della Penisola, è stata anche se con mezzi non sempre ade-guati, coraggiosamente aggredita. Due milioni di persone sono state portate a ca-pire il significato di un testo scritto. E se in questa grande opera di redenzione uтаna l’UNLA non è stata la sola tuttavia essa ha dato un profondo contributo. Ei risultati raggiunti non sono soltanto di carattere culturale. ma hanno anche un grande significato umano e sociale. In molti centri del’UNLA. leggiamo in una relazione, che gli abitanti di paesi isolati hanno trovato un ambiente, gli altri, la società. Vale la pena a questo proposito sottolineare un esempio significativo: in un paesino lucano, da quando esiste il Centro dell’UNLA, sono diminuiti i casi di alcolismo, perchè gli uomini si rifugiamo in biblioteca anzichè all’osteria, Ciò dimostra che anche una modesta cultura sconfina nello spirito.
Il grande rilievo dell’Italia nei confronti dei popoli del Terzo Mondo, tra i paesi del Nord Europa e i paesi africani, ha rappresentato un contributo decisivo in favore dei Paesi in via di Sviluppo. Il metodo d’azione italiano è stato ritenuto il più indicato per combattere l’analfabetismo nel mondo, che all’epoca riguardava oltre 700 milioni di persone, un numero di poco inferiore alla metà dell’intera popolazione mondiale, come indicavano studi recenti. I Paesi rappresentanti al Convegno furono 45 e comprendevano le rappresentanze di 5 Continenti; ai lavori presero parte anche 20 delegati delle organizzazioni sindacali e scolastiche che nel mondo si occupavano della lotta contro l’analfabetismo.
Nel Congresso Mondiale dei Ministri dell’Educazione, che ebbe luogo a Teheran (8-19 Sett. 1965) Anna Lorenzetto presenta la relazione “La nuova educazione degli adulti che nasce dall’alfabetizzazione”, la relazione, definita ufficialmente “La Tesi Italiana” suscita grande interesse in vari paesi tant’è che viene tradotta in varie lingue, fra le quali l’Arabo e il Vietnamita. Del 1967 è il libro “La storia di un’idea”, in lingua italiana, spagnola, francese, inglese, con testo di Anna Lorenzetto, dedicato dall’UNLA a tutti i paesi e a tutti i popoli che hanno partecipato alla campagna mondiale di alfabetizzazione. Il lavoro dell’UNLA è stato apprezzato e conosciuto in tutto il mondo, tanto da essere l’Associazione più visitata studiata in Europa, portata avanti come esempio nei vari Congressi nazionali e internazionali, premiata nel 1958 dall’ Accademia dei Lincei con il premio “Antonio Feltrinelli”, dall’UNESCO con il premio “Mohamed Reza Pahlavi” conferito al dirigente del Centro di Cultura Popolare di Santu Lussurgiu per “un lavoro meritevole, nel campo dell’alfabetizzazione ; il premio “Nadejda K. Kroupskaia” (moglie di Vladimir Lenin) viene conferito dall’ UNESCO all’Associazione per la complessa attività pratica e per il contributo concettuale a livello nazionale e internazionale; nel 1977 Anna Lorenzetto è stata insignita della Medaglia d’Oro ai Beneneriti della scuola, della cultura, dell’arte.
La giornata internazionale dell’alfabetizzazione è stata istituita nel novembre 1965 dall’UNESCO in risposta al preoccupante analfabetismo ancora diffuso e per sottolineare l’importanza dell’istruzione, quale diritto fondamentale e inalienabile. Oggi, il processo di alfabetizzazione è considerato centrale per la risoluzione delle grandi problematiche mondiali come la povertà, la mortalità infantile, la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili, la violazione dei diritti umani e il mancato raggiungimento della parità di genere. Si stima che nel mondo le persone analfabete adulte, cioè di età superiore ai 15 anni, sono 781 milioni, dei quali due terzi donne. I tassi più alti si toccano nell’Africa sub-sahariana e nell’Asia occidentale e meridionale, percentuali più basse si hanno nei paesi arabi e nell’America Latina. Quindi, si può osservare che oggi solo l’85% della società mondiale è alfabetizzata, l’impegno continuo della comunità internazionale sicuramente può contribuire a promuovere l’alfabetizzazione su larga scala. L’alfabetizzazione è un processo imprescindibile per costruire un futuro più sostenibile, per questo fa parte del 4°Obiettivo dello Sviluppo Sostenibile, che mira a “garantire la qualità dell’istruzione inclusiva ed equa e di promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti”. L’obiettivo per cui entro il 2030 tutti i giovani e una parte importante degli adulti, uomini e donne, siano alfabetizzati può essere perseguito solo con un consapevole impegno a livello globale.
Oggi con il termine analfabetismo si intende un concetto più ampio, parliamo di analfabetismo funzionale, analfabetismo informatico e altre forme, legate all’ignoranza su temi e materie che dovrebbero essere di dominio pubblico. Nel 1958 l’UNESCO definiva l’analfabetismo la condizione di “una persona che non sa né leggere né scrivere, capendolo, un brano semplice in rapporto alla sua vita giornaliera “. Oggi si tende a definire analfabeta l’individuo che non riesce a partecipare alla vita della società in cui vive per incapacità e ignoranza, perché non riesce a comprenderla e interpretarla perché gli mancano gli strumenti base per vivere la contemporaneità. Esistono diverse tipologie di analfabetismo, ma le forme più comuni e gravi sono l’analfabetismo funzionale e l’analfabetismo digitale. La prof.ssa Vittoria Gallina sottolinea che più di 11 milioni di cittadini italiani, tra i 15 e i 64 anni, non sanno orientarsi nella società contemporanea perché non sanno usare le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle varie situazioni della vita quotidiana. Un’emergenza educativa. A rischiare è la democrazia, da più parti è sottolineato il legame tra educazione e democrazia: non si nasce democratici, si diventa democratici. La democrazia dipende da un tipo di educazione con essa coerente altrimenti ci troviamo di fronte ad una democrazia impoverita. L’uomo senza cultura è necessariamente limitato nella sua visione del mondo e nella sua comprensione delle varie questioni pubbliche, le sue prerogative di cittadino sono esercitate entro limiti estremamente ridotti. E’ evidente che è necessario “un nuovo progetto del sapere”: le mappe di riferimento che guidano i comportamenti individuali e collettivi entrano in crisi come i sistemi culturali a cui si riferiscono e la visione del mondo, in continua evoluzione, che rispecchiano. Per altro, non è possibile comprendere i problemi del nostro tempo isolatamente perché sono problemi sistemici, interconnessi e interdipendenti. Le nostre grandi istituzioni sono rimaste legate ad una visione del mondo sorpassata, una percezione della realtà inadeguata per affrontare il nostro mondo globalmente interconnesso, è necessario un profondo cambiamento della percezione e del modo di pensare, se vogliamo sopravvivere.
A seguito della rivoluzione digitale la stragrande maggioranza dei dati mai creati dall’homo sapiens, è stata creata negli ultimi anni (basta un intervallo stimato tra due e dieci anni per arrivare al 90% di tutti i dati). Una sovrabbondanza che la nostra specie non ha dovuto mai affrontare e che senza gli strumenti cognitivi adeguati per farvi fronte, trasforma una realtà complessa in una realtà complicata, impossibile da decifrare. Non è possibile sviluppo sostenibile senza una educazione preliminare alla complessità che riguardi la cittadinanza ma anche e soprattutto le classi dirigenti (pubbliche e private) che questa esprime. L’assenza di “capitale culturale” è il primo e più grave fattore che rallenta il processo di cambiamento di cui l’Italia ha bisogno.
Da decenni l’Italia è prigioniera di un circolo vizioso che non le permette di realizzare i cambiamenti strutturali di cui ha bisogno, possibili solo con sostanziali investimenti sull’educazione in genere, per costruire un sistema educativo che prepari tutti a vivere la vita dei nostri tempi e che formi una classe dirigente adeguata.
I modelli educativi attuali non preparano i giovani alla complessità della vita perché la nostra scuola presenta carenze sul piano della qualità degli esiti formativi e una alfabetizzazione di base mediocre, del tutto inadeguata, lontana dalla svolta antropologica-evolutiva e dal mutamento radicale di una società e dei suoi fondamenti. L’Educazione Permanente può essere una risposta all’uomo di oggi di ritrovare se stesso, di riscoprire i valori essenziali, superando “La cultura mosaico” dei nostri giorni che è alienazione culturale, passività, accettazione di qualsiasi stimolo, rifiuto di ogni coerenza di giudizio. L’uomo “colto”, nella prospettiva di “trasformare il mondo” e assumere il ruolo di protagonista nella realtà in cui vive, partecipa non soltanto perché “critica” la realtà, ma perché a differenti livelli, a seconda del posto che occupa nella società, agisce perché il sapere è conoscenza in azione.
Vorrei concludere ricordando la “Lettera a una professoressa” della scuola di Barbiana, stampato nel 1967. Dice Anna Lorenzetto: “Nulla può essere paragonato alla rivoluzione silenziosa che nella coscienza degli insegnanti e dei responsabili della scuola è stata compiuta da quel “libretto” che riassume in poche pagine la coscienza del popolo che insorge contro l’incoscienza della classe politica e dell’amministrazione scolastica”. Dice Don Milani: “spesso gli amici mi chiedono come faccio a fare scuola e come faccio ad averla piena. Insistono perché io scriva per loro un metodo, che io precisi i programmi, le materie, la tecnica didattica. Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di “come bisogna fare per fare scuola, ma solo di “come bisogna essere per poter fare scuola”.
Prof.ssa Alba Pugliese, Dirigente del C. C. E. P “Raffaele Carnevale” via A. Serra 93/b Roma e Referente Archivio Storico UNLA