
L’Unione Europea difficilmente riuscirà a porre fine alla propria dipendenza dalle risorse energetiche russe entro il 2027, nonostante l’obiettivo fissato dal piano REPowerEU, lanciato nel maggio 2022. A sostenerlo è un’analisi pubblicata dal portale Euractiv, che sottolinea come le forniture di energia russa continuino ad affluire in modo rilevante al mercato europeo.
Secondo Euractiv, nel 2024 l’UE ha speso quasi 22 miliardi di euro per l’importazione di combustibili fossili dalla Russia, una cifra sorprendentemente alta e solo dell’1% inferiore rispetto al 2023. Il dato appare ancora più rilevante se confrontato con gli aiuti finanziari all’Ucraina nello stesso anno, pari a 18,7 miliardi di euro.
Uranio russo e sanzioni bloccate
Una delle fonti di dipendenza più persistenti è l’uranio russo, ancora importato da paesi come Finlandia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Bulgaria per alimentare i loro reattori nucleari. Questo fenomeno è favorito non solo da motivi infrastrutturali, ma anche da resistenze politiche, in particolare da parte di Slovacchia e Ungheria, che bloccano nuove sanzioni energetiche contro Mosca.
Il gas russo torna a crescere nel 2024–2025
Nonostante una diminuzione iniziale delle importazioni di gas russo (dal 40% del 2021 al 15% nel 2023), il 2024 ha visto una nuova inversione di tendenza, con una quota risalita al 19%. E nei primi quattro mesi del 2025, le importazioni di gas russo da parte dell’UE hanno raggiunto i 5,4 miliardi di euro, in aumento del 17% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Di questi:
- 3,3 miliardi di euro sono relativi a GNL russo (rispetto ai 2,5 miliardi dell’anno precedente);
- 2,1 miliardi di euro provengono da importazioni via gasdotto (in lieve calo rispetto ai 2,2 miliardi del 2024).
Nel complesso, la quota della Russia nelle importazioni di gas dell’UE si è attestata al 16,5%, mantenendo Mosca come secondo fornitore del blocco, preceduta solo dagli Stati Uniti.
REPowerEU sotto pressione
Il piano REPowerEU, annunciato per liberare l’UE dal gas russo entro il 2027, si scontra con una realtà economica e politica complessa, fatta di prezzi energetici elevati, scorte ancora vincolate e divisioni tra i 27. L’aumento del costo del GNL russo – quasi quadruplicato in tre anni – ha reso l’obiettivo del piano sempre più difficile da raggiungere, suscitando forti preoccupazioni a Bruxelles.