
(AGENPARL) – Thu 26 June 2025 Ufficio Stampa / Press Office
ETNA | Un nuovo studio INGV chiarisce le dinamiche delle
valanghe piroclastiche
PressRelease/ComunicatoStampa
Pubblicata su Nature Communications Earth & Environment un’analisi
multidisciplinare dell’evento del 10 febbraio 2022
[Roma, 26 giugno 2025]
Un approccio integrato e multidisciplinare ha consentito ad un team di ricercatori
dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) di ricostruire le
dinamiche che hanno portato alla formazione di una valanga piroclastica sull’Etna
il 10 febbraio 2022. Lo studio “Trigger mechanism and propagation dynamics
of pyroclastic density currents at basaltic volcanoes”, condotto da ricercatori
dell’Osservatorio Etneo e della sezione di Pisa dell’INGV, è stato recentemente
pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications Earth & Environment.
Le valanghe piroclastiche, anche note come correnti piroclastiche, sono flussi ad alta
velocità costituiti da gas caldi, ceneri e frammenti vulcanici. Si tratta di fenomeni tra
i più pericolosi in ambito vulcanico, in grado di svilupparsi in modo improvviso e di
percorrere rapidamente ampie porzioni dei fianchi dell’edificio vulcanico. L’evento
oggetto dello studio si è generato in corrispondenza di una frattura apertasi sul
fianco meridionale del cono del Cratere di Sud-Est (CSE), durante una fase eruttiva
particolarmente intensa.
“L’analisi integrata di osservazioni da terra, video-registrazioni, immagini satellitari,
dati petrografici e modelli numerici ha evidenziato come l’accumulo rapido di
materiale instabile, combinato con alte temperature residue e alterazione dei depositi
superficiali, abbia condotto a un collasso gravitazionale del fianco del cono”, dichiara
Daniele Andronico, ricercatore dell’INGV e co-autore dello studio.
Il flusso piroclastico che ne è derivato ha coinvolto un volume di circa un milione di
metri cubi di materiale, propagandosi fino all’area dei crateri formatisi durante
l’eruzione del 2002-2003, una zona di frequente interesse escursionistico. L’evento
ha lasciato una profonda cicatrice sul cono del CSE, visibile anche nelle osservazioni
satellitari.
La simulazione numerica dell’evento del 2022 suggerisce che la valanga si sia
propagata con una elevata energia cinetica determinata non solo dal collasso
gravitazionale, ma anche dall’instaurarsi di processi che ne hanno favorito l’elevata
mobilità, tra cui la progressiva frantumazione del materiale durante la discesa e
l’espansione dei fluidi caldi dal corpo del cono.
“La calibrazione del modello numerico ha permesso di produrre anche una mappa di
pericolosità aggiornata per l’area sommitale dell’Etna, utile per supportare le
decisioni in merito all’accesso turistico durante le fasi eruttive”, sottolinea Francesco
Zuccarello, ricercatore INGV e co-autore. “È uno strumento fondamentale per
rafforzare la prevenzione e la gestione del rischio in un contesto in continua
evoluzione”.
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Proprio poche settimane fa, il 2 giugno, una nuova valanga piroclastica si è verificata
sul versante nord-orientale del CSE, che ha formato un deposito esteso fino a quasi
3 km di distanza, confermando i risultati ottenuti dalla mappa di pericolosità e
l’importanza di questi studi a supporto della protezione civile per la salvaguardia
degli escursionisti e degli addetti ai lavori che operano nella zona sommitale.
Il lavoro si inserisce nell’ambito delle attività del progetto PANACEA – Pianeta
Dinamico, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), e
costituisce un importante contributo alla comprensione dei meccanismi che
possono innescare eventi potenzialmente pericolosi nei vulcani attivi, con
applicazioni operative nella valutazione della pericolosità e nella gestione delle
emergenze.
Link allo studio
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Foto – Ricercatori INGV a lavoro per studiare una sezione stratigrafica sul deposito di
valanga piroclastica
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