
Banja Luka – Il presidente dell’Assemblea nazionale della Republika Srpska, Nenad Stevandić, ha denunciato pubblicamente quella che definisce una nuova ondata di pressioni politiche e giudiziarie contro la dirigenza serba in Bosnia-Erzegovina. La sua dichiarazione arriva in risposta a notizie diffuse da alcuni media della Federazione, secondo cui la Procura della Bosnia-Erzegovina starebbe conducendo un procedimento relativo agli eventi di Kotor Varoš del 1992, che coinvolgerebbe anche lo stesso Stevandić.
“Si tratta di una vecchia notizia, già pubblicata decine e decine di volte negli ultimi 15 anni. Ogni volta che ricopro un incarico istituzionale, questa viene rispolverata con l’obiettivo di intimidirmi e impedirmi di difendere gli interessi del popolo serbo”, ha dichiarato Stevandić in un’intervista rilasciata ad ATV.
Secondo il presidente dell’Assemblea, si tratterebbe di una strategia ben precisa, che ora, a suo dire, vedrebbe anche il supporto dell’Alto Rappresentante Christian Schmidt.
“È evidente che non si tratta di giustizia, ma di una campagna politica. Questo tentativo di coinvolgermi in un processo extracostituzionale è solo un’altra forma di pressione, che segue la stessa logica di chi vuole accusare la nostra leadership di minare l’ordine costituzionale”, ha aggiunto Stevandić.
I media federali hanno riferito che la Procura della Bosnia-Erzegovina, attraverso il suo Dipartimento speciale per i crimini di guerra, sta attualmente portando avanti un’indagine in merito agli eventi avvenuti durante il conflitto armato del 1992 a Kotor Varoš, coinvolgendo più persone, tra cui figure di spicco della Republika Srpska.
Stevandić ha affermato che, nonostante queste accuse ricorrenti e infondate, continuerà a rappresentare con determinazione la volontà del suo popolo e a difendere la legittimità costituzionale della Republika Srpska.
“Questa è solo l’ultima fase di una campagna che cerca di delegittimare la nostra leadership e creare instabilità, ma noi siamo uniti e determinati a non farci intimidire”, ha concluso.
La vicenda si inserisce in un clima politico già teso, in cui le istituzioni della Republika Srpska denunciano da tempo interferenze esterne e pressioni da parte della comunità internazionale e delle autorità federali bosniache.