[lid] Donald Trump è l’unico leader negli Stati Uniti e in Europa ad essere “abbastanza forte” da porre fine alla guerra in Ucraina, ha affermato Viktor Orbán mentre l’invasione russa dell’Ucraina si avvicina al suo secondo anniversario.
«La pace ha un nome, quello di Donald Trump», ha detto questa settimana il primo ministro ungherese Viktor Orbán alla rivista francese Le Point.
Nonostante la fatica nel finanziare la guerra per procura della NATO contro la Russia che si sta diffondendo in tutto l’Occidente, certi politici sembrano intenzionati a continuare la guerra, qualunque cosa accada. E questo vale anche per l’Unione europea che ha stanziato 50miliardi di euro di aiuti per l’Ucraina.
Come è noto il leader ungherese è stato una voce solitaria tra i capi di stato europei che chiedevano colloqui di pace tra Mosca e Kiev e proprio per questa sua posizione (desiderio)è stato accusato di essere un tirapiedi di Putin. Orban ha avuto il coraggio di affermare senza tanti giri di parole che l’unica via praticabile per terminare il conflitto è che il suo amico e alleato di lunga data Donald Trump torni alla Casa Bianca.
«Non dobbiamo dimenticare che Trump è stato uno dei presidenti di maggior successo in politica estera degli Stati Uniti. Non è iniziata una sola guerra con lui. E gli Accordi di Abraham rappresentavano l’unica seria possibilità di generare pace, equilibrio e una forma di vita accettabile nella difficilissima regione del Medio Oriente», ha affermato Orbán.
«Resta la mia convinzione personale che se, nel febbraio 2022, il presidente americano si fosse chiamato Donald Trump, non ci sarebbe più la guerra in Europa. Oggi non vedo nessun altro oltre a lui, né in Europa né in America, che sia un leader abbastanza forte da fermare la guerra», ha dichiarato il leader ungherese.
Alcuni i politici dell’UE hanno iniziato a mettere in guardia apertamente dal presunto pericolo per l’Europa rappresentato dal ritorno di Trump al potere, ignorando le politiche destabilizzanti dell’amministrazione Biden, dalla nascita di un’altra crisi migratoria europea in seguito al ritiro pasticciato dell’Afghanistan fino la guerra scoppiava proprio sul territorio europeo. Territorio che è sotto il controllo della stessa Europa.
D’altro canto, Orbán ha sostenuto che una seconda presidenza Trump sarebbe vantaggiosa per l’Europa, dicendo: «Torniamo al 2016, durante la sua prima campagna, prima delle elezioni. All’epoca tutti dicevano che le elezioni erano state vinte da Hillary Clinton e non da Donald Trump. All’epoca dissi chiaramente che avevamo bisogno di Donald Trump in Europa», ha detto Orbán.
«Perché quando Trump dice ‘Make America Great Again’ o ‘America First’, ci legittima a dire ‘Make Europe Great Again’ e ‘Europe First’. Metti l’Europa al primo posto, la Francia al primo posto, l’Ungheria al primo posto. Questo è l’atteggiamento normale nella politica internazionale, se si vogliono trovare accordi basati sull’interesse nazionale».
Orbán ha criticato i potenti di Berlino, Bruxelles e Parigi, che alla fine cercano di espandere l’UE in Ucraina, indipendentemente dalla minaccia di scatenare una guerra totale con la Russia o dai probabili impatti economici negativi dell’incorporazione dell’ex stato sovietico nel blocco, in particolare per gli agricoltori di tutta Europa, che si troveranno ad affrontare un ulteriore indebolimento da parte delle esportazioni ucraine a basso costo.
«L’Unione Europea, negli ultimi anni, si è mossa sempre più in direzione imperialista, soprattutto dopo l’uscita del Regno Unito. È sempre meno una comunità di Stati sovrani. Sempre di più, indipendentemente dai diritti che ti spettano, indipendentemente dagli argomenti ragionevoli che porti loro, cercano di costringerti a fare qualcosa che non vuoi», ha detto Orbán.
Queste parole di Orban sono arrivate pochi giorni prima che l’Ungheria fosse apparentemente costretta, con minacce , ad approvare un massiccio programma di liquidità dell’UE da 50 miliardi di euro per l’Ucraina, che era stato bloccato dallo scorso anno.
Il presidente Trump, da parte sua, ha costantemente sostenuto che avrebbe cercato una rapida fine del conflitto in Ucraina, dichiarando che non solo la guerra non sarebbe scoppiata sotto il suo controllo, ma che sarebbe stato in grado di imporre una soluzione di pace se fosse tornato alla Casa Bianca.
«Vorrei che la guerra finisse entro 24 ore», ha detto Trump a marzo, aggiungendo: «Quella guerra finirebbe entro 24 ore. Quella guerra non sarebbe mai iniziata».
Al contrario, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj si è apertamente opposto a Trump, affermando che l’affermazione dell’ex presidente secondo cui avrebbe potuto entrare in guerra in 24 ore era “molto pericolosa”.
Parlando dall’incontro annuale del World Economic Forum a Davos il mese scorso, Zelenskyj ha detto : «(Trump) prenderà decisioni da solo, senza… non sto nemmeno parlando della Russia, ma senza entrambe le parti, senza di noi. Se lo dice pubblicamente, fa un po’ paura. Ho visto molte, molte vittime, ma questo mi rende davvero un po’ stressato».
Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha dichiarato di essere preoccupato per la prospettiva del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, ribadendo le sue precedenti critiche alla pretesa di Trump di poter porre fine alla guerra dell’Ucraina con la Russia in 24 ore definendola “molto pericolosa”.
In un’intervista con Channel 4 News del Regno Unito andata in onda venerdì, AP riferisce che Zelenskyj ha invitato l’ex presidente e favorito per la nomina presidenziale repubblicana a visitare Kiev all’unica condizione che Trump mantenga la sua promessa.
«Perché anche se la sua idea (di porre fine alla guerra) – di cui nessuno ha ancora sentito parlare – non funziona per noi, per la nostra gente, farà comunque di tutto per attuare la sua idea. E questo un po’ mi preoccupa».
È palese che attualmente viviamo una situazione critica in Europa, in Medio Oriente e in altre regioni. La questione è che finché continua la guerra in Ucraina, a Gaza, nel Mar Rosso e in altre aree, è molto difficile credere che la situazione migliorerà, perché una cosa è collegata all’altra.
È altrettanto palese che c’è un rischio reale di estensione dei conflitti ed è normale che c’è una preoccupazione enorme.
Chiedere moderazione, dialogo e diplomazia è l’unico modo per calmare la situazione in Medio Oriente, in Europa ecc. E questo desiderio non vuol dire essere un tirapiedi di Putin.
Chiudo con una domanda: Ma chi controlla che fine fanno i miliardi di euro e di dollari stanziati all’Ucraina? E che fine fanno le armi che vengono inviate e che ‘stranamente’ si trovano in altri teatri operativi? Ah a saperlo. Lo chiedo sempre per un amico…