
(AGENPARL) – Wed 24 September 2025 Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui
Comunicato Stampa
24 settembre 2025
Afghanistan: Save the Children, dopo il terremoto i bambini nascono nelle tende
Nell’Afghanistan orientale devastato dal terremoto i bambini nascono nelle tende, poiché le frane e le strade disseminate di massi rendono pericoloso il viaggio verso l’ospedale per le donne incinte, ha dichiarato Save the Children. Si stima che circa 11 mila donne nelle zone colpite dal terremoto siano attualmente incinte e potrebbero partorire nelle tende nei prossimi mesi, dove le temperature scendono regolarmente sotto lo zero in inverno, aumentando i rischi per la salute dei neonati[1].
Circa nove famiglie su dieci nei distretti più colpiti dalla serie di devastanti terremoti che hanno colpito l’Afghanistan orientale tra la fine di agosto e l’inizio di settembre si sono trasferite in tende, all’interno di campi profughi o nei loro villaggi, dopo che le loro case sono state distrutte o gravemente danneggiate. Circa 39 mila bambini vivono all’aperto[2]. Le montagne brulle e imponenti e le strette vallate sono costellate da gruppi di rifugi temporanei che offrono scarsa protezione dal freddo quando le temperature iniziano a scendere.
Pari* era agli ultimi giorni di gravidanza quando, nella notte del 31 agosto, un terremoto di magnitudo 6.0 l’ha costretta ad abbandonare la sua casa in montagna. Con le strade bloccate dalle frane, ha camminato per circa sei ore, arrivando finalmente a una clinica mobile gestita da Save the Children. Lì ha ritrovato Nafisa*, l’ostetrica che l’aveva assistita durante tutta la gravidanza. Suo figlio, il suo primo figlio, è nato cinque giorni dopo il terremoto in una tenda di tela che ora è la casa della sua famiglia. “Sono rimasta incinta dopo 16 anni di tentativi. Ero così felice che ho pianto quando sono diventata madre. Non volevamo che nostro figlio nascesse in una tenda, in quelle condizioni. Volevamo essere nella nostra casa. Ora viviamo in una situazione di emergenza, ecco perché mi sento così triste” ha raccontato Pari*.
Era la prima volta che l’ostetrica Nafisa* assisteva a un parto in una situazione di emergenza con il team sanitario mobile di Save the Children, e da allora ha assistito a un altro parto nel campo. Le donne che lei assiste in queste valli remote vengono normalmente indirizzate agli ospedali distrettuali per partorire, ma ora le tende sono diventate sale parto.
“La notte in cui è avvenuto il terremoto, tutto è cambiato, specialmente in questa zona, che è stata la più colpita. Siamo venuti qui e abbiamo montato la nostra tenda. Sì, avevamo dei piani per le donne incinte, ma questa era una situazione di emergenza. Un’ostetrica o un medico devono essere preparati a tutto. In situazioni come questa, immagino che il bambino sia mio figlio e faccio tutto il possibile per aiutare. Non ero molto nervosa, ero felice di poter aiutare una madre durante il parto in una situazione del genere” ha raccontato Nafisa*.
Pari* è arrivata al campo con solo i vestiti che indossava dopo aver perso tutto tra le macerie della sua casa. Ha raccontato a Save the Children: “Abbiamo bisogno di vestiti per il mio bambino e per me. Altre persone hanno portato alcuni vestiti per il bambino, perché non avevamo nulla da fargli indossare. Abbiamo bisogno di una casa adeguata, soprattutto con l’arrivo dell’inverno”.
Le nevicate potrebbero isolare alcune comunità colpite dal terremoto, potenzialmente per settimane. Gli aiuti vengono consegnati a queste zone remote attraverso una strada rocciosa scavata nel fianco della montagna, larga appena quanto basta per il passaggio di un solo veicolo alla volta. Ci vogliono due ore per percorrere 35 km da una strada asfaltata a una delle zone in cui opera Save the Children. C’è anche la costante minaccia di cadute di massi e alcuni villaggi sono ancora accessibili solo a piedi.
Save the Children opera nelle province colpite ed è stata quindi tra le prime organizzazioni internazionali ad arrivare sul posto a Kunar, dove si è verificata la maggior parte delle quasi 2 mila vittime accertate. L’Organizzazione fornisce assistenza sanitaria, servizi idrici e igienico-sanitari, kit per la casa, per neonati e per l’igiene, sostegno economico e centri di assistenza all’infanzia nelle zone colpite dal terremoto.
L’ONU stima che quasi mezzo milione di persone abbiano bisogno di assistenza a seguito dei terremoti che hanno causato massicci sfollamenti, con oltre 8 mila case distrutte o danneggiate.
“Nessun bambino dovrebbe fare il suo primo respiro in una tenda. Nessun bambino dovrebbe essere senza scarpe, vestiti pesanti o riscaldamento con l’avvicinarsi dell’inverno. Ora è una corsa contro il tempo per garantire che i neonati, i bambini e le loro famiglie nelle zone colpite dal terremoto possano sopravvivere al rigido inverno che li attende. Il freddo aggrava i rischi per la salute dei neonati e dei bambini. Indebolisce il sistema immunitario e aumenta il rischio di infezioni respiratorie acute, compresa la polmonite. Senza rifugi riscaldati e a prova di inverno, i bambini sono anche a rischio di ipotermia quando le temperature precipitano. Insieme all’accesso limitato ai servizi sanitari e nutrizionali e all’isolamento delle zone colpite, l’inverno sarà un periodo drammatico, soprattutto per i bambini. Sono necessari finanziamenti urgenti per garantire che l’inverno non aumenti il già elevato numero di vittime nell’Afghanistan orientale” ha dichiarato Samira Sayed Rahman, Direttrice dello sviluppo dei programmi e dell’Advocacy di Save the Children in Afghanistan.
Save the Children opera in Afghanistan dal 1976, anche durante i periodi di conflitto e di calamità naturali. L’Organizzazione ha programmi in 9 province e collabora con partner in altre 11 province. Fornisce servizi che spaziano dalla salute, all’alimentazione, all’istruzione, alla protezione dei bambini, agli alloggi, all’acqua, ai servizi igienico-sanitari, all’igiene e ai mezzi di sussistenza.
A questo link è disponibile un video da Kunar e una video dichiarazione di Rachel Thompson di Save the Children:https://www.contenthubsavethechildren.org/Package/2O4C2STOREMR
[1]https://www.unfpa.org/resources/unfpa-appeal-afghanistan-earthquake-response#:~:text=On%2031%20August%202025%2C%20a,and%20another%203%2C640%20people%20injured.
[2]https://reliefweb.int/report/afghanistan/afghanistan-flash-update-6-earthquake-nangarhar-province-16-september-2025 Secondo l’OCHA, delle 8.489 famiglie valutate finora, 7.716 famiglie (90%) sono attualmente ospitate in spazi aperti