
Nel corso dell’evento “Dialogo sul futuro della PA”, organizzato da Confsal-UNSA, Massimo Battaglia, Segretario Generale della Federazione Confsal-UNSA, ha evidenziato l’importanza di momenti di confronto tra i principali attori delle politiche sul pubblico impiego: vertici politici, amministrativi e organizzazioni sindacali.
Battaglia ha sottolineato come iniziative di questo tipo offrano un luogo di dialogo e di scambio, fondamentale per delineare prospettive concrete per il lavoro pubblico, rendendolo sempre più attrattivo e remunerativo. L’intervento del Segretario Generale si è inserito in un confronto più ampio, che ha visto tra gli altri il Ministro Paolo Zangrillo parlare di rinnovo contrattuale e riforme della PA, il Presidente dell’Aran Antonio Naddeo sul ruolo della dirigenza e il Presidente di Formez Giovanni Anastasi sull’innovazione digitale e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
In tale occasione l’Agenparl ha intervistato Massimo Battaglia per approfondire questi temi.
«L’importanza di questo evento era rimettere al centro il futuro della PA, coinvolgendo interlocutori primari, dal Ministro al Presidente dell’Aran. Era quindi fondamentale, almeno per il comparto delle funzioni centrali, dopo la firma del contratto dell’anno scorso, rimettere in moto la nuova contrattazione, per valorizzare le risorse già disponibili e trasferirle concretamente nelle buste paga dei lavoratori.»
Domanda: Il sindacato è chiamato a rappresentare i lavoratori in una fase di trasformazione radicale della PA. Quali sono, secondo Lei, le priorità assolute per tutelare i diritti, ma al tempo stesso accompagnare il cambiamento verso una pubblica amministrazione più moderna ed efficiente?
«Credo che siamo ad un cambio generazionale: il futuro della PA, e quello che possa essere una PA efficiente ed efficace, passa innanzitutto attraverso la riforma della dirigenza e i diritti dei lavoratori (che vanno dall’aumento dei contratti, allo smart working, alla settimana corta, al miglior equilibrio tra vita lavorativa e vita personale). Ritengo che questo rappresenti il prossimo futuro e su questo stiamo conducendo una battaglia sindacale e politica.»
Domanda: La credibilità delle riforme passa anche dalla capacità di coinvolgere chi lavora ogni giorno negli uffici pubblici. Quale modello di dialogo sociale immagina per far sì che i dipendenti diventino protagonisti delle riforme e non semplici destinatari di decisioni calate dall’alto?
«Questo dipende anche dall’organizzazione dei sindacati. Noi siamo una struttura sindacale che esiste da 74 anni: per noi tutto parte dalla base. Ci confrontiamo prima con i lavoratori, cerchiamo di portare il dialogo attraverso le istituzioni, portando nelle istituzioni ciò che i lavoratori ci comunicano. Non si tratta solo dei diritti economici, come stipendio o carriera, ma anche del senso del ruolo che i dipendenti pubblici ricoprono.
Credo che una PA moderna debba recuperare il ruolo fondamentale del dipendente dello Stato, che a volte viene interpretato in maniera sbagliata. Tornare, per usare un’espressione, al “sangue dello Stato”, ad essere un dipendente al servizio dei cittadini, è essenziale. Su questo il nostro sindacato si impegna da molto tempo, e spero che in futuro si possa anche tornare a giurare sulla Costituzione quando si entra a far parte della Pubblica Amministrazione.»