
(AGENPARL) – Sun 14 September 2025 “LA MANIFATTURA RESTA IMPORTANTE, MA IL FUTURO DELLA TOSCANA DIPENDE DALLA CAPACITÀ DI RAFFORZARE E QUALIFICARE IL TERZIARIO”
Il direttore generale di Confcommercio Toscana Franco Marinoni risponde agli autori del manifesto “Reindustrializzare la Toscana”.
“Il sistema economico toscano è profondamente cambiato rispetto a pochi decenni or sono: i servizi rappresentano oggi oltre il 60% del valore aggiunto regionale e occupano oltre il 70% degli addetti. Si tratta di un’evoluzione strutturale, un dato di realtà con cui istituzioni e imprese devono fare i conti.
La manifattura toscana continua ad esprimere eccellenze, soprattutto nei comparti ad alta vocazione internazionale. Allo stesso tempo, però, comparti tradizionali come la moda e la pelletteria hanno registrato preoccupanti cali della produzione negli ultimi anni. Dobbiamo chiederci se esistono strade nuove da percorrere, anziché continuare a fare passi sulla strada sbagliata.
La manifattura oggi non è più la spina dorsale dell’economia in Toscana. E questo è un fatto, non una opinione. In questo quadro, il terziario emerge come l’asse portante della crescita, della tenuta e della coesione sociale della regione. E come l’economia toscana non è tout court quella fiorentina, così il terziario toscano non si limita al turismo: include settori ad altissima produttività come il digitale, la logistica, la ricerca e i servizi professionali. E riguarda trasversalmente tutti i territori, con potenzialità enormi che aspettano solo di essere valorizzate.
Dire che il terziario è un settore a bassa produttività significa guardare solo a una parte della realtà. In Toscana operano 4.900 imprese ICT con 19.400 occupati e un fatturato di 2 miliardi di euro; è inoltre una piattaforma logistica che raggiunge il 75% del mercato italiano entro 400 km. In ambiti come ICT e trasporti, la produttività cresce dell’1,5–1,7% annuo, superando talvolta i ritmi dell’industria. Un dato che conferma come il futuro della competitività regionale passi anche – e soprattutto – da questi segmenti.
L’industria resta importante, ma il futuro della Toscana dipende dalla capacità di rafforzare e qualificare il terziario e investire in qualità, formazione e tecnologie per rendere le imprese toscane capaci di competere con le realtà che si stanno affermando in altre parti del Paese e in Europa.
È probabilmente anacronistico pensare di potere competere sui mercati con le “tute blu”: si compete con le “competenze”, formando nuovi tecnici con le professioni STEM (in Italia abbiamo più robot che persone in grado di utilizzarli), i servizi, la formazione. Non possiamo ignorare che la Toscana di oggi vive in prevalenza di terziario, di capacità di immaginare servizi nuovi rispetto al passato, basati su nuove logiche commerciali e produttive ad altissimo tasso di innovazione: rafforzarlo significa garantire occupazione diffusa e prospettive di sviluppo equilibrate. Uno scenario questo che è insostituibile per la Toscana”.