
(AGENPARL) – Fri 12 September 2025 2025/2026
L’Attività 2025/2026 di Fondazione Teatro Due
è realizzata con il contributo di
e il sostegno di
Teatro Festival Parma 2025
è realizzato con il sostegno di
Gradus in scena
L’ULTIMO AMORE DEL
PRINCIPE GENJI
un progetto creato da
Marilena Katranidou
Aliki Atsalaki, Dimitra Kandia, Eirini Kyriakou
Sotiria Koutsopetrou, Martha Pasakopoulou
Katerina Peki, Konstantina Samara, Christos
Strinopoulos, Vasilis Tryfoultsanis
“Oros ensemble”
violino Eirini Krikoni, violoncello Dimitris
Karagiannakidis, bayan Kostas Zigeridis
kanun Vasilis Zigeridis, clarinetto Antonios
Tsachtanis
musiche originali
Apostolis Koutsogiannis
scene e costumi
Dido Gkogkou
sculture di
Vincenza Zampardi
Luca Bronzo
direzione coro e preparazione vocale
Dimitra Kandia
collaborazione drammaturgica
Korina Vasileiadou
videographer e assistente alla regia
Karina Logotheti
operatore video
Andrea Morgillo
collaborazione artistica
Simos Riniotis
produzione
Fondazione Teatro Due
Teatro Festival Parma
si ringrazia per la collaborazione
National Theatre of Greece
Liberamente ispirata a L’ultimo amore del
principe Genji di Marguerite Yourcenar,
racconto basato su un classico
giapponese dell’XI secolo, la performance
è una cerimonia atipica sul ricordare e il
dimenticare, un tentativo di mappare i
paesaggi mentali del ricordo e di capire
come il suono possa evocare ricordi a
lungo sepolti.
Il mito del principe Genji e della
Signora-del-villaggio-dei-fiori-che-cadono
sarà narrato da un gruppo di artisti
composto da un coro, musicisti e
performer, con l’obiettivo di catturare
l’essenza della realtà all’interno di una
storia di personaggi mitici.
Lo spettacolo, esito del progetto biennale
Gradus di Reggio Parma Festival, è
un’esplorazione dell’arte dell’ascolto nella
quale le parole, pur essendo essenziali,
trascendono il loro significato per diventare
ritmo, struttura e suono, aprendo nuovi
mondi e rivelando verità profonde. Una
vera esplorazione a ritroso nella propria
memoria attraverso gli spazi, trasformati,
del Teatro.
dal 9 al 12
ottobre
LA DISPERAZIONE.
SECONDO EPISODIO.
di e con
Paolo Nori
musiche
Alessandro Nidi
Luca Bronzo
a cura di
Paola Donati
produzione
Fondazione Teatro Due
Dopo La libertà. Primo episodio. in cui
Paolo Nori ha intrapreso un discorso
intimo, ma collettivo, sulla libertà, in
dialogo con alcune figure straordinarie
della letteratura russa, il percorso
dell’autore in teatro prosegue con un
secondo episodio. Questa volta imperniato
sulla sua vita, sulle due volte in cui è morto
e sulle motivazioni profonde che muovono
il suo scrivere.
Quando mi chiedono una biografia, io di
solito gli rispondo che mi chiamo Paolo
Nori, sono nato a Parma nel 1963, abito a
Casalecchio di Reno e di mestiere scrivo
dei libri. Faccio anche dei corsi di scrittura
e uno dei compiti che do a quelli che si
iscrivono è: perché scrivi?
Uno che non ha mai scritto pensa che si
scrive quando si è già capito quello che si
pensa. Invece si scrive perché si è ciechi,
perché non si capisce una mazza ed è la
scrittura, se arriva in quella forma lì sua
luminosa, che ha, delle volte, che ti dice
dove andare. Forse.
Paolo Nori
dal 15 al 22
ottobre
IL DISPERATO
concept, drammaturgia, regia
Marleen Scholten | Wunderbaum
Marleen Scholten, Alessandro Riceci
Ludovica Callerio, Elisabetta Bruni
Dramaturg
Dafne Niglio
scenografia e luci
Maarten van Otterdijk
tecnico
Enrico Mirante
produzione
Acteursgroep Wunderbaum, Associazione
Una famiglia qualsiasi chiusa in una casa
qualsiasi. Una famiglia come tante, forse
con pochi soldi, in uno spazio dove
trascorrere del tempo per conto proprio
sembra quasi impossibile. Intorno al
tavolo, la famiglia è colta nel momento del
rituale quotidiano del pasto, dal quale
emergono dubbi e domande. Quali sono i
limiti della parola “comunità” e come si
relaziona allo spazio? Come si fa a salvare gli
altri se non si è in grado di salvare sé stessi?
Il padre perde il lavoro, la dignità e la
speranza di andare avanti: l’epilogo sarà
fatale.
Il disperato è una tragedia moderna e
senza via d’uscita, ispirata alle grandi
difficoltà economiche e alle tensioni generatesi in molti nuclei familiari negli ultimi anni.
Per lo spettacolo, la compagnia Wunderbaum
ha fatto una ricerca su come una persona
può arrivare a un atto disperato, approfondendo con un criminologo e un sociologo i
meccanismi più subdoli della nostra
società.
29 e 30
ottobre
BEYOND CARING
Alexander Zeldin
Nabil Berrehil, Patrick d’Assumçao
Charline Paul, Lamya Regragui
Bilal Slimani, Juliette Speck
scenografia e costumi
Natasha Jenkins
disegno luci
Marc Williams
suono
Josh Grigg
coreografie
Marcin Rudy
assistente ai costumi
Gaissiry Sall
assistente al suono
Antoine Rebre
regista assistente
Kenza Berrada
regia
Alexander Zeldin
produzione
Compagnie A Zeldin
coproduzione
Théâtre National de Strasbourg, Teatro
Metastasio di Prato, Théâtre des Célestins
Le Volcan – Scène Nationale du Havre
Spettacolo in lingua francese con
soprattitoli in italiano
a cura di Prescott Studio
Cosa succede quando le vite delle persone
sono fragilizzate dalle condizioni precarie a
cui la società le obbliga? Lo racconta con
sincera brutalità e black humor il lavoro
dell’autore e regista inglese Alexander
Zeldin. Le vite di cinque lavoratori notturni
si incontrano in una macelleria industriale,
dove sono tutti impiegati come addetti alle
pulizie grazie a un’agenzia di lavoro interinale. Ogni notte puliscono. Ogni quattro
ore fanno una pausa. Bevono tè o caffè
insieme. Leggono riviste. Chiacchierano.
Quando si fa giorno, tornano a casa o a
fare un altro lavoro. Il ciclo si ripete. E si
ripete ancora. Degli estranei. Finché
qualcosa non si smuove, finché queste
persone isolate non si avvicinano troppo,
troppo in fretta.
Divertente, a volte scioccante, Beyond
Caring è un lavoro che sconvolge senza
fare rumore e riesce nell’improbabile
prodezza di rendere accattivante guardare
delle persone che fanno le pulizie, sviscerando la profonda normalità di chi lotta per
sopravvivere. Uno spettacolo che il Times
ha definito “indimenticabile”.
30 e 31
ottobre
RPF Arcipelaghi 2025
GIORNATE
D’AUTORE
Incontri di drammaturgia
contemporanea internazionale
coordinate da
Florian Borchmeyer
fra gli altri
Alexander Zeldin
regista e autore
David Byrne
direttore del Royal Court Theatre di Londra
Roland Schimmelpfennig
regista e Dramaturg
Maria Velasco
drammaturga
Lucia Carballal
drammaturga
Eva Behrendt
Theater Heute
Carlos Rod
editor di Ediciones la Uña Rota
Nell’ambito di Teatro Festival Parma 2025
viene presentata la seconda edizione di
Giornate d’Autore. Aperte al pubblico, le
tre giornate di approfondimenti sono
dedicate alla nuova drammaturgia
europea, alla presentazione di autori e
autrici del panorama contemporaneo, a
nuovi testi, al rapporto con la scena e coi
sistemi produttivi, alla relazione con le
forme tradizionali e la multimedialità.
Un’occasione per porre l’attenzione su
teoria e prassi del dramma, tramite
presentazioni di autrici e autori internazionali, letture di drammaturgie inedite e panel
dedicati a diverse tematiche con esperti e
direttori di istituzioni europee particolarmente virtuose nella valorizzazione della
nuova drammaturgia.
A condurre la manifestazione sarà Florian
Borchmeyer, già Dramaturg presso il teatro
Schaubühne di Berlino dove ora è curatore
del FIND – Festival International New
Drama.
dal 30 ottobre
al 1˚ novembre
DICIASSETTE
CAVALLINI
scritto e diretto da
Rafael Spregelburd
traduzione
Manuela Cherubini
Roberto Abbati, Valentina Banci, Laura Cleri
Davide Gagliardini, Luca Nucera
Massimiliano Sbarsi, Pavel Zelinskiy
musiche
Alessandro Nidi
scene
Alberto Favretto
costumi
Giada Masi
Luca Bronzo
fonica
Andrea Romanini
assistente alla regia
Francesco Lanfranchi
produzione
Fondazione Teatro Due
Diciassette cavallini si impernia sul mito di
Cassandra, affrontato però in due tempi
diametralmente opposti: una Cassandra
contemporanea che afferma di poter
prevedere le disgrazie future mentre il suo
psicanalista cerca di smontare questa
certezza, da una parte. Un gioco
sviluppato al rovescio, dal futuro al
passato, un’ipotesi puramente poetica
che porta a cercare e trovare risposte a
domande che ancora non sono state
espresse.
Una drammaturgia che sfugge alla
tradizionale consequenzialità causa/effetto,
che indaga spazio e tempo nella loro realtà
non lineare. Tutto ciò che sfugge alle leggi
del senso comune diventa, grazie al corpo
degli attori, possibilità di percepire
l’universo del Senso. E la profetessa
troiana, costretta a vedere in anticipo le
catastrofi e condannata a non essere
creduta, si fa meccanismo per irradiare
bellezza: amministrare tempo e spazio in
modo consapevole, presente, complesso.
La prima parte tiene in continua tensione il
pubblico, costruendo e smontando
interrogativi, ipotesi e storie, la seconda
genera una vertiginosa spirale di schegge
impazzite. Tutto da godere il lavoro degli
interpreti, moltiplicati in infinite identità,
nell’affermazione e nella negazione dei
propri personaggi e persino di loro stessi,
in un gioco vorticoso ma di una millimetrica
precisione: soli biomeccanici e azioni di
gruppo realizzate con una compattezza e
una coesione rara a vedersi sulle nostre
scene.
Antonio Audino
Il Sole 24 ore
dal 4 al 13
novembre
PICCOLI FUNERALI
Maurizio Rippa
Maurizio Rippa
Amedeo Monda chitarra
produzione
369gradi
Ispirato a Spoon River di Edgar Lee
Masters e a Cartoline dai Morti di Franco
Arminio, lo spettacolo di Maurizio Rippa
non contiene epitaffi ma porta in scena
piccoli funerali. L’attore e cantante dà vita
a una partitura drammaturgica e musicale
che alterna un piccolo rito funebre a un
brano dedicato a chi se ne è andato.
Ritratti e dediche che diventano un atto
d’amore, un regalo e un saluto, un
momento intimo e personale e al tempo
stesso catartico, che trova forza nella
musica lieve e potente come una folata di
vento.
Ognuno dei dodici brani, che variano dal
barocco alla musica moderna, è un gesto
che riporta a una memoria. Ogni funerale è
raccontato da chi se ne va e attraversa una
vita appena vissuta: storie tanto normali
quanto poetiche.
Uno spettacolo di commovente dolcezza.
Una cerimonia laica e collettiva, capace di
creare uno spazio che accoglie il dolore in
una società che ne esercita la rimozione, e
trasforma la morte in rinascita.
novembre
TI VEDO. LA LEGGENDA
DEL BASILISCO
un progetto di
Emanuela Dall’Aglio
Emanuela Dall’Aglio, Riccardo Paltenghi
paesaggi sonori
Mirto Baliani
costruzioni
Emanuela Dall’Aglio, Michele Columna
Riccardo Paltenghi, Caterina Berta
assistente alla regia
Beatrice Masala
regia
Emanuela Dall’Aglio
coproduzione
Teatro del Buratto, CSS Teatro stabile di
innovazione del Friuli Venezia Giulia
Consigliato dai 4 anni e per tutti
Un abito-storia che racconta un mito.
L’eterna lotta tra bene e male è mediata
dalla leggenda secolare del cattivissimo
“Re dei serpenti” dai poteri soprannaturali,
che semina terrore e che con il suo
sguardo trasforma gli esseri viventi in
pietra. Lo spettacolo racconta di una
strega e del suo basilisco, e tutto si svolge
all’interno di una grande gonna, alta e
robusta come una piccola capanna, che
viene “abitata” da oggetti e personaggi.
L’arrivo del basilisco in un tranquillo
villaggio genera paura e sconcerto, e gli
abitanti, che non sanno come cacciarlo né
come difendersi da quella magia, si
chiudono in casa spaventati. Ma questa
creatura è davvero un mostro, o forse è
semplicemente incapace di sfuggire e
mutare la sua natura?
Soltanto grazie all’incontro con un piccolo
eroe, inconsapevole ma coraggioso, si
riuscirà a trovare una soluzione: un
antidoto magico per non ferire nessuno, né
il mostro, né il villaggio.
novembre
DITTICO
DELLA BUFERA
TRE SORELLE
di Anton Čechov
traduzione Carmelo Rifici, Livia Rossi
IL GABBIANO
di Livia Rossi da Anton Čechov
con (in o.a.)
Giacomo Albites Coen, Alessandro Bandini
Matilde Bernardi, Catherine Bertoni De Laet
Silvia Di Cesare, Daniele Di Pietro, Ion Donà
Ugo Fiore, Jonathan Lazzini, Sara Mafodda
Marta Malvestiti, Alberto Marcello, Marco
Mavaracchio, Francesca Osso, Davide
Pascarella, Benedetto Patruno, Alberto
Pirazzini, Roberta Ricciardi, Edoardo Sabato
Jacopo Squizzato, Emilia Tiburzi
maestri
Tindaro Granata, Carmelo Rifici
maestro per le scene
Daniele Spanò
maestra per le luci
Giulia Pastore
maestri per il suono
Brian Burgan, Federica Furlani
a cura di
Carmelo Rifici
produzione
LAC Lugano Arte e Cultura
in coproduzione con
Manifatture Teatrali Milanesi
Carmelo Rifici torna a indagare due testi
cecoviani che hanno segnato le tappe
fondanti del suo percorso registico: Tre
sorelle, nella traduzione dello stesso Rifici,
e Il gabbiano, riscritto dall’attrice e
drammaturga Livia Rossi alla luce della
storia recente e in dialogo con gli scritti di
Anna Politkovskaja e Svetlana Aleksjievič,
entrambe profondamente coinvolte nella
narrazione della guerra, e con l’Evgenij
Onegin di Puškin, opera che segna
l’origine della grande letteratura russa.
È possibile tradurre in chiave contemporanea la grande drammaturgia senza tradirla
profondamente? Possiamo chiedere a
Čechov di intervenire nella questione della
Russia e nell’Europa di oggi? Ci siamo
formati sulla grande letteratura russa, i suoi
grandi autori sono da sempre territorio
fertile nelle scuole di teatro. Che cosa
cambia oggi alla luce delle terribili
conseguenze di una guerra tra Oriente e
Occidente?
Carmelo Rifici
14 novembre
TRE SORELLE
15 novembre
MARATONA (Tre sorelle + Il gabbiano)
16 novembre
IL GABBIANO
MEDEASSOLO
S-CONCERT
Seneca
di e con
Valentina Banci
traduzione
Paolo Magelli
musiche
Arturo Annecchino
produzione
Fondazione Teatro Due
Un soliloquio per voce e batteria che si
intreccia con le musiche originali del
maestro Arturo Annecchino partendo dal
testo di Seneca, un viaggio introspettivo,
un’esplorazione dei più reconditi meandri
della psiche di Medea. A differenza della
lettura che aveva dato Euripide di una
Medea sconfitta e disperata per il
tradimento dell’amato Giasone, che la
abbandona per sposare Creusa, figlia di
Creonte re di Corinto, la Medea di Seneca
è travolta dalle fiamme dell’ira, è presa dal
furor della vendetta in un crescendo di
follia. Il tradimento che Medea ha subito
non è solo quello d’amore, ma è molto più
profondo, è quello di un ideale esistenziale,
e nel testo di Seneca emerge la frattura
psicologica che la porta alla follia.
Facendosi abitare dai personaggi, di cui
diventa quasi una vera e propria medium,
Valentina Banci in MedeAssolo scende nel
dramma di una donna e, uscendo dal
cliché della maga vendicatrice, restituisce
una Medea più moderna, più vicina alla
nostra sensibilità.
dal 19 al 27
novembre
MISURARE IL SALTO
DELLE RANE
uno spettacolo di
Carrozzeria Orfeo
drammaturgia
Gabriele Di Luca
Elsa Bossi, Marina Occhionero
e Chiara Stoppa
musiche originali
Massimiliano Setti
scene
Enzo Mologni
costumi
Elisabetta Zinelli
assistente alla regia
Matteo Berardinelli
regia
Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti
produzione
Fondazione Teatro Due, Accademia
Perduta/Romagna Teatri, Teatro Stabile
d’Abruzzo, Teatri di Bari e Fondazione
Campania dei Festival – Campania Teatro
Festival
in collaborazione con
Asti Teatro 47
Ambientata in un piccolo paese di
pescatori negli anni ‘90, Misurare il salto
delle rane è una dark comedy che vede
protagoniste tre donne di diverse
generazioni – Lori, Betti e Iris – unite da un
tragico lutto avvenuto vent’anni prima e
ancora avvolto in un’aura di mistero. Tre
età, tre mondi, tre stagioni della vita che si
intrecciano, sempre rifiutando di rimanere
intrappolate nei ruoli prescritti di madre
perfetta, donna “normale” o moglie ideale.
Il paese emerge come un frammento
dimenticato, circondato da un vasto lago e
da una palude minacciosa che lo isola dal
mondo esterno, un microcosmo sospeso
tra arcaismo e quotidianità, dove una
piccola comunità persiste ancorata a
consuetudini superate.
L’ultimo spettacolo di Carrozzeria Orfeo è
un’ode poetica e tragicomica sulla
complessità dell’essere umano, con la sua
infinita capacità di perdersi e ritrovarsi, tra
ciò che ci definisce e ciò che ci supera.
dal 20 al 30
novembre
ONCE UPON A TIME
MUSEO DELLA FIABA
un progetto di
Emanuela Dall’Aglio
Emanuela Dall’Aglio, Riccardo Paltenghi
realizzato con la complicità di
Veronica Pastorino
in collaborazione con
Associazione Micro Macro
Consigliato dai 5 anni e per tutti
Il museo della fiaba è un luogo non facile
da trovare, non ha fissa dimora e spesso
resta nascosto agli occhi distratti di
persone troppo impegnate. È un museo
che si arricchisce ad ogni tappa, grazie alla
professoressa Gallina Cicova, che gira il
mondo, si introduce nelle fiabe, ma solo
quando sono finite per non disturbare, e
raccoglie, racconta e illustra i reperti che
trova. Cimeli, oggetti, tracce e profumi
appartenenti ad alcune delle più note fiabe
e favole della tradizione; ci sono una
scarpa di strega, i sassolini bianchi per non
perdersi nel bosco, la mela avvelenata di
Biancaneve, e molto altro.
Instancabile ricercatrice di fiabe, in questo
spettacolo Emanuela Dall’Aglio conduce i
bambini in un’esperienza in cui possono
toccare e sperimentare in prima persona gli
oggetti chiave delle storie, per averne
memoria reale quando le fiabe verranno
narrate.
22 e 23
novembre
OGNI BELLISSIMA
Duncan Macmillan e Johnny Donahoe
traduzione
Monica Nappo
Alberto Paradossi
regia
Monica Nappo
produzione
Fondazione Teatro Due
Il gelato, la prima volta di una canzone o “le
persone che cadono” possono essere un
motivo per vivere? In scena il protagonista
è chiamato ad affidare al pubblico in sala,
quasi un gruppo di auto-aiuto, una sintesi
non priva di ironia del “romanzo di formazione” che è la sua vita, scritto dalla paura
della perdita e dal fantasma della depressione. Non è però alla tragedia, intesa nel
senso più comune del termine, che guarda
l’opera; di temi tanto gravi e importanti si
può infatti parlare, o meglio conversare,
con una drammaturgia fatta di parole
“semplici”, piccoli episodi quotidiani o
pensieri di speranza così banali da apparire
perfino naif, come un’infinita lista di piccole
cose a cui aggrapparsi per continuare a
esistere.
Il registro anglosassone della scrittura,
“diversamente emotivo” rispetto al nostro
contesto culturale e sapientemente
conservato nella traduzione, lascia spazio
solo all’essenziale e conduce per gradi e
immagini al “senso” dello spettacolo, a cui
non servono altre complessità o momenti
eclatanti per innescare la riflessione e
risultare profondamente toccante.
dal 2 al 14
dicembre
Linda Dotelli
Piacenza Sera
WHITE PAGES
Dedica al tempo
Lucia Nicolussi
produzione
Tir danza, MP.ideograms
co-produzione
MilanOltre
Dedica al dinamismo
Bailey Kager, Ivo Santos
Luca Tomasoni, Noa Van Tichel
costumi
Majatai
produzione
BTT – Balletto Teatro di Toino
co-produzione
MilanOltre
Dedica al silenzio
Chiara Montalbani
produzione
Tir danza, MP.ideograms
co-produzione
MilanOltre
musiche
Paolo Codognola
Roberta Faiolo
idea e coreografia
Manfredi Perego
White Pages è un progetto che riflette
l’esigenza di indagare elementi che
ciclicamente si sono presentati durante il
mio percorso, una sfida coreografica che
agisce su più fronti, che vuole esprimere
una libertà creativa intuitiva e semplice.
Diversità di qualità e di scrittura si
alternano, tra momenti di interpretazione
liberi nell’esecuzione, ma circoscritti in un
campo d’indagine molto preciso.
Manfredi Perego
In questo intimo trittico, il coreografo mette
a confronto tre generazioni di performer,
indagando le potenzialità legate alle diverse
età della vita e la complessa negoziazione
tra corpi differenti, idee trasmesse, stati
emotivi interni e movimento. Il tempo è
esplorato attraverso il corpo di Lucia
Nicolussi, danzatrice e madre dell’artista; il
dinamismo dei giovani danzatori e danzatrici del Balletto Teatro di Torino incarna
l’instabilità di una tensione costante verso
l’ignoto; mentre con la danzatrice Chiara
Montalbani, il coreografo riscrive, a distanza
di anni dal solo Grafiche nel silenzio, il
nuovo lavoro Dedica al silenzio.
dicembre
IL GRANDE
VUOTO
drammaturgia
Linda Dalisi, Fabiana Iacozzilli
Dramaturg
Linda Dalisi
Ermanno De Biagi, Francesca Farcomeni
Piero Lanzellotti, Giusi Merli
e con Mona Abokhatwa per la prima volta
in scena
progettazione e realizzazione scene
Paola Villani
Raffaella Vitiello
musiche originali
Tommy Grieco
suono
Hubert Westkemper
costumi
Anna Coluccia
video
Lorenzo Letizia
regia
Fabiana Iacozzilli
produzione
Cranpi, La Fabbrica dell’Attore-Teatro
Vascello Centro di Produzione Teatrale,
La Corte Ospitale, Romaeuropa Festival
«Il punto è trasformare il dolore in bellezza.
Ci riusciremo ancora?».
Con Il grande vuoto, terzo capitolo della
Trilogia del vento, Fabiana Iacozzilli torna a
perlustrare le zone d’ombra della nostra
esistenza, a raccontare le nostre
aspirazioni, i sogni e i fallimenti, la fragilità,
la forza e tutta l’energia che ci rende umani.
Accostando alla narrazione teatrale il
linguaggio multimediale, racconta una
grande storia d’amore: quella di una
famiglia come tante e il suo doloroso,
inesorabile disfacimento.
Il suo ultimo lavoro ritrae un’ex attrice,
colpita da una malattia neurodegenerativa,
che conserva un solo ricordo integro: un
monologo tratto dal Re Lear. Intorno a lei,
la casa si svuota di presenze ma si riempie
di oggetti, polvere e ricordi, e si apre un
dialogo impossibile tra la tragedia
shakespeariana e il quotidiano più intimo,
dove il dolore si trasforma, si traveste, gioca.
13 e 14
dicembre
LA SPARANOIA
Atto unico senza feriti gravi purtroppo
progetto ideato e scritto da
Niccolò Fettarappa
Niccolò Fettarappa, Lorenzo Guerrieri
contributo intellettuale di
Christian Raimo
regia
Niccolò Fettarappa, Lorenzo Guerrieri
produzione
Sardegna Teatro, Agidi
“È un incendiario e ha sonno”
Giorgio Manganelli, Centuria
Non ci sono buone notizie. La Sinistra è
defunta ed è meglio così.
I giovani, addomesticati, non trovano più il
piacere di delinquere: vivono a casa,
perimetrati da un metro quadro e con
l’ossessione dei lavaggi delicati.
Il compagno Niccolò si innamora di colonnelli e programma orgasmi in caserma.
La Sparanoia è il grido perforante che
muore in gola, è il pianto dei serial killer
narcolettici e dei bolscevichi da divano.
Felice repressione, a tutti. Dal profondo del
cuore.
Niccolò Fettarappa e Lorenzo Guerrieri
sono autori, attori e registi. Tra le realtà
teatrali giovani più apprezzate sul panorama
nazionale, i loro lavori vengono rappresentati e prodotti da importanti realtà
teatrali. Attraverso un uso dinamico del
corpo e un’atletica agitata della parola,
portano in scena con drammaticità e
graffiante ironia i temi più scomodi del
contemporaneo dando voce sulla scena ai
conflitti politici di una generazione oppressa
e sfruttata, per riaccendere nel pubblico la
rabbia rivoluzionaria.
dal 18 al 20
dicembre
UN CANTO
DI NATALE
Charles Dickens
con e a cura di
Orietta Notari
produzione
Fondazione Teatro Due
Signore e signori, sono lieto di aver l’onore
di leggere per voi stasera. Con queste
parole esordisce Charles Dickens prima di
ogni reading, dal momento in cui,
quarantacinquenne e nel pieno della sua
maturità
artistica
professionale,
esordisce come lettore delle proprie opere,
portate in scena a Londra, nel Regno Unito
e negli Stati Uniti d’America, in tournée
tanto lunghe quanto acclamate.
La sua avventura sui palchi teatrali iniziò e
terminò proprio con Un canto di Natale, la
storia del vecchio e arido usuraio Scrooge,
visitato nella notte della vigilia da tre spiriti
(il Natale del passato, del presente e del
futuro) che lo porteranno al cambiamento.
Un racconto fantastico e suggestivo ma
che racchiude in sé un’aspra critica alla
società del tempo e molte verità profonde,
narrate con spirito picaresco e una cupa
nota gotica.
dicembre
LE RANE
Aristofane
regia
Roberto Abbati, Paolo Bocelli, Cristina
Cattellani, Laura Cleri, Gigi Dall’Aglio, Luca
Nucera, Tania Rocchetta, Marcello Vazzoler
ripreso e interpretato da
Roberto Abbati, Cristina Cattellani, Laura
Cleri, Davide Gagliardini, Luca Nucera
Massimiliano Sbarsi
musiche
Alessandro Nidi
scene
Alberto Favretto
costumi
Marzia Paparini
Luca Bronzo
produzione
Fondazione Teatro Due
Nessuno sia mai privato dei diritti civili.
Accogliamo tutti senza alimentare paure.
Consideriamo con pari dignità chi, straniero,
combatte le nostre battaglie.
Si presti ascolto ai cittadini per la loro
intelligenza e per i loro meriti.
Liberiamoci di quei cittadini di basso valore
che un tempo non avremmo preso neanche
per far ridere gli stolti.
Affidiamoci a persone solide così, se
sbaglieremo, potremo almeno dire di esserci
impiccati ad una buona quercia.
Siamo scesi quaggiù a trovare un poeta,
perché la nostra città possa salvarsi e
mantenere il suo Teatro.
Le Rane parla di noi, di una società in decadimento. Atene nel 405 a. C. è una città in
mano alla corruzione: Aristofane dunque
ingaggia Dioniso, Dio del teatro e della
doppiezza e lo manda nell’Ade alla ricerca
degli antichi poeti-tragediografi che,
resuscitando, possano restituire alla città,
per secoli considerata la radice della
modernità, i valori perduti.
Spettacolo intrigante, frutto di alta artigianeria teatrale. Tutto è giocato all’eccesso, con
esplosione di colori non solo nei costumi, ma
con grande e semplice professionalità. Il
movimento degli attori è febbrile e costante,
a un passo dall’assurdo, ma a non farlo
precipitare nel delirio scenico è l’intento
pedagogico, siamo vicini a Brecht.
Questo spettacolo dimostra con quale
classe e intelligenza la storica compagnia sa
far teatro divertendo e al medesimo tempo
turbando le coscienze.
Domenico Rigotti
Avvenire
10 e 11
gennaio
PUNDONOR
Andrea Garrote
traduzione
Manuela Cherubini
Bruna Rossi
produzione
Fondazione Teatro Due
Il pluripremiato monologo Pundonor,
scritto dall’attrice argentina Andrea
Garrote, incontra la scena nella sua inedita
versione italiana. Mettendo in discussione
il grande paradosso della nostra coscienza
attuale, il testo solleva alcune domande:
come combattere l’avanzata della
centralizzazione del potere che ci soffoca e
ci rende riproduttori dei suoi meccanismi?
Come ricordare all’uomo la sua libertà, il
suo libero arbitrio quale espressione
veramente incondizionata?
Quesiti che pone una professoressa
universitaria, dottoressa in sociologia, nel
corso di una lezione sull’opera di Michel
Foucault che tiene in una situazione di
pieno malessere, esponendosi con
coraggio e autoironia.
La pace della facoltà è stata profanata e lei
è il capro espiatorio di un calvario
contemporaneo: un vergognoso incidente
in aula l’ha portata al limite, dal ridicolo al
giudizio pubblico. E da lì, dal profondo del
suo intimo, prende la parola e incarna una
testimonianza commovente, che è anche
un modo di passare all’attacco.
dal 14 al 31
gennaio
L’ISTRUTTORIA
Peter Weiss
traduzione
Giorgio Zampa
Roberto Abbati, Paolo Bocelli, Cristina
Cattellani, Laura Cleri, Paola De Crescenzo
Davide Gagliardini, Pino L’Abbadessa
Milena Metitieri, Massimiliano Sbarsi
Davide Carmarino (esecuzione musicale)
musiche originali
Alessandro Nidi
costumi
Nica Magnani
Claudio Coloretti
regia
Gigi Dall’Aglio
produzione
Fondazione Teatro Due
Tutto ciò che viene fatto per ricordare ai
giovani d’oggi la vergogna del secolo, i
campi di sterminio nazisti, è giusto.
Quarant’anni sono passati da quegli
avvenimenti atroci e intanto altre stragi, altri
genocidi si sono compiuti sulla faccia della
terra; tanto più dunque quanto accaduto
dal ‘40 al ‘45 in quei fatali luoghi dell’Europa
Orientale, in quelle stagioni livide, quando
pareva spenta ogni voce di pietà e di ragione,
va richiamato alla memoria, bisogna che
questo enorme rimorso della coscienza
collettiva non si atrofizzi, non diventi un
grumo inerte dentro di noi.
Ha fatto bene dunque il Collettivo di Parma
nella sua rivisitazione della drammaturgia di
Peter Weiss a riproporre L’istruttoria,
questo oratorio in 11 canti, questo rapporto
poetico, ma gelidamente obiettivo, del
processo che fu tenuto nel 1963-64 a
Francoforte contro i maggiori responsabili
dei lager di Auschwitz.
Roberto De Monticelli
Corriere della Sera, 29 maggio 1985
dal 16 gennaio
al 1° febbraio
LO SCHIACCIANOCI
tratto dal balletto di
Pëtr Il’ič Čajkovskij
riduzione per marionette su appunti di
Eugenio Monti Colla
nuove sculture, scene e luci
Franco Citterio
costumi
Maria Grazia Citterio, Cecilia di Marco
marionettisti
Franco Citterio, Maria Grazia Citterio
Piero Corbella, Camillo Cosulich
Debora Coviello, Cecilia Di Marco
Tiziano Marcolegio, Giovanni Schiavolin
Paolo Sette
voci recitanti
Francesca Guerra, Lisa Mazzotti
Carlo Decio
direzione tecnica
Tiziano Marcolegio
regia
Franco Citterio, Giovanni Schiavolin
produzione
Associazione Grupporiani, Comune di
Milano – Teatro convenzionato
Next – Laboratorio delle idee
Consigliato dai 5 anni e per tutti
È la vigilia di Natale. Clara, la figlia del
borgomastro di Norimberga riceve in dono
dallo zio Drosselmeyer uno schiaccianoci a
forma di soldatino. Durante la notte,
quando si alza per andare a guardare il suo
regalo, sotto l’albero di Natale, la ragazzina
trova sette enormi topi che scorrazzano
nella sala, capitanati dal loro re. In quel
momento, lo Schiaccianoci prende vita per
difenderla, rivelando di essere il principe
Nathanael, vittima di un incantesimo…
Lo Schiaccianoci, nella versione marionettistica della storica Compagnia Carlo Colla
& Figli, evoca, a partire dalle fonti usate da
Čajkovskij per l’omonimo balletto, la magia
della notte di Natale, lo stupore dei regali, i
sogni e gli incubi notturni, restituendo allo
spettatore il sapore delle storie sussurrate
dai genitori prima di addormentarsi.
gennaio
CIMBELINO
William Shakespeare
drammaturgia e regia
Giacomo Cuticchio
Giacomo Cuticchio, Giuseppe Graffeo
Salvino Calatabiano, Tania Giordano
Elisa Puleo
Marcello D’Agostino
musiche
Giacomo Cuticchio
eseguite dal
Giacomo Cuticchio Ensemble
organizzazione
Elisa Puleo
direzione artistica
Mimmo Cuticchio
produzione
Associazione Figli d’Arte Cuticchio
Consigliato dai 10 anni e per tutti
Ambientata nel regno di Britannia in epoca
romana, Cimbelino racconta l’amore
sofferto tra Imogene, dolce figlia del re, e
Postumo, valoroso gentiluomo, e gli intrighi
della perfida matrigna, che induce il sovrano
con l’inganno a esiliare l’uomo per conquistare il trono per il figlio Cloten.
Guidata dal carismatico Mimmo, la Compagnia Figli d’Arte Cuticchio supera i confini
del repertorio cavalleresco e mette i suoi
pupi al servizio di uno dei testi più affascinanti e meno rappresentati di Shakespeare.
Cimbelino è una tragicommedia avventurosa e dalla trama complessa che la storica
compagnia siciliana ha ridotto all’essenziale
per esaltare il gioco delle passioni e il genio
shakespeariano.
Molteplici i personaggi, dalle matrigne
terribili agli sposi costretti a dividersi, dai
fratellastri malvagi ai servi fedeli e salvatori
di pargoli regali, principini scomparsi o
creduti morti: un susseguirsi di intrighi,
equivoci, congiure, finti avvelenamenti e
naturalmente agnizioni finali.
31 gennaio
e 1° febbraio
TEATRO
PARA MINUTOS
Juan Mayorga
ripreso e interpretato da
Roberto Abbati, Cristina Cattellani
Laura Cleri, Davide Gagliardini
Luca Nucera, Bruna Rossi
Massimiliano Sbarsi, Francesca Tripaldi
regia
Gigi Dall’Aglio
produzione
Fondazione Teatro Due
Il teatro di Juan Mayorga ha qualcosa di
enciclopedico, di matematico, soprattutto
di filosofico. Le possibilità, le apparenze e le
diversità vengono indagate con un rigore e
un metodo tali da rendere i suoi testi dei
piccoli capolavori di precisione. Questa
caratteristica diventa ancora più evidente in
queste piccolissime quanto preziose
produzioni testuali, in cui l’estrema
semplicità delle situazioni nasconde un
universo di domande e di sfaccettature,
alcune delle quali anche molto violente o
inquietanti. E, proprio come se si avesse di
fronte un’enorme scaffalatura piena di libri,
ci si ferma a leggere i titoli, si sfogliano le
pagine, e ci si rende conto di essere davanti
a un campionario di tutto ciò che è umano,
anche nei suoi risvolti più disumani.
Teatro Para Minutos è una suite di brevi
testi, ma anche un percorso nel Bene e nel
Male. È una sequenza quantistica di flash,
una serie di aperture fulminee all’interno di
universi piccoli e grandissimi, uno sguardo
fugace in stanze che possono contenere
universi privati o i massimi sistemi del
nostro Pianeta.
dal 7 al 15
febbraio
UN SOGNO
A ISTANBUL
Ballata per tre uomini e una donna
Alberto Bassetti
tratto da
“La cotogna di Istanbul” di Paolo Rumiz
Maddalena Crippa, Maximilian Nisi
Mario Incudine, Adriano Giraldi
scene e costumi
Andrea Stanisci
disegno luci
Eva Bruno
musiche originali eseguite dal vivo
Mario Incudine
assistente alla regia
Tommaso Garrè
assistente alle musiche
Antonio Vasta
regia
Alessio Pizzech
produzione
La Contrada – Teatro Stabile di Trieste
Un sogno a Istanbul racconta di Max e
Maša, e del loro amore.
Maximilian von Altenberg, ingegnere
austriaco, viene mandato a Sarajevo per un
sopralluogo nell’inverno del ’97. Un amico
gli presenta la misteriosa Maša Dizdarević,
“occhio tartaro e femori lunghi”, austera e
selvaggia, splendida e inaccessibile,
vedova e divorziata, due figlie che vivono
lontane da lei. Scatta qualcosa.
Un’attrazione potente che però non ha il
tempo di concretizzarsi. Max torna in patria
e, per quanto faccia, prima di ritrovarla
passano tre anni. Sono i tre anni fatidici di
cui parlava La gialla cotogna di Istanbul, la
canzone d’amore che Maša gli ha cantato.
Maša ora è malata, ma l’amore finalmente
si accende. Da lì in poi si leva un vento che
muove le anime e i sensi, che strappa
lacrime e sogni. Da lì in poi comincia
un’avventura che porta Max nei luoghi
magici di Maša, in un viaggio che è rito,
scoperta e resurrezione.
Dal best seller di Paolo Rumiz La cotogna
di Istanbul, Alberto Bassetti trae un testo
teatrale di grande forza e suggestione,
“avvolgente come una storia narrata
intorno al fuoco”.
12 e 13
febbraio
FANTOZZI.
UNA TRAGEDIA
Paolo Villaggio
drammaturgia
Gianni Fantoni, Davide Livermore
Andrea Porcheddu, Carlo Sciaccaluga
Gianni Fantoni, Cristiano Dessì, Lorenzo
Fontana, Rossana Gay, Paolo Giangrasso
Marcello Gravina, Simonetta Guarino
Ludovica Iannetti, Valentina Virando
scene
Lorenzo Russo Rainaldi
costumi
Anna Verde
supervisione musicale
Fabio Frizzi
Aldo Mantovani
regista assistente
Laura Cleri
assistente alla regia
Alessia Camera
regia
Davide Livermore
produzione
Teatro Nazionale di Genova
Paolo Villaggio è stato un acuto osservatore
del nostro tempo, un testimone unico,
sagace, che ha raccontato come pochi altri
decenni di storia e vita italiana. La sua
narrazione è stata una critica sociale
aguzza, una ricostruzione di un mondo
osservato per paradossi, nelle sue contraddizioni prima della sua definitiva dissoluzione. I personaggi che – da grande attore
comico – ha saputo creare, sono tessere di
un mosaico, maschere di una rinnovata
commedia dell’arte, con cui ha dato voce a
una categoria umana oscillante tra opportunismo e cattiveria, piaggeria e violenza,
disincanto e feroce arrivismo.
Come un sismografo sensibilissimo, Villaggio
è stato in grado di registrare l’esplosione di
un mondo segnato dai padroni – quei
Megadirettori Galattici e Naturali tanto
simili a divinità – e dai “servi”, ovvero la
“mostruosa” genia impiegatizia, approfittatrice, servile: un coro in perenne lotta per la
sussistenza. Nella visione registica di
Davide Livermore, torna emblematicamente
l’eco di tragedie classiche, di destini
segnati e ineluttabili, di peripezie che
portano all’unica soluzione possibile: la
disfatta.
21 e 22
febbraio
L’AVVENTURIERO
Aphra Behn
traduzione
Luca Scarlini
con (in o.a.)
Massimiliano Aceti, Valentina Banci
Cristina Cattellani, Luca Cicolella, Laura
Cleri, Rosario D’Aniello, Irene Paloma
Jona, Davide Gagliardini, Viviana
Giustino, Stefano Guerrieri, Francesco
Lanfranchi, Lucia Lavia, Nicola Lorusso
Luca Nucera, Salvo Pappalardo
Giovanna Chiara Pasini, Massimiliano
Sbarsi, Francesca Tripaldi
maestro d’armi
Renzo Musumeci Greco
costumi
Andrea Sorrentino
Luca Bronzo
assistente alla regia
Francesco Lanfranchi
regia
Giacomo Giuntini
produzione
Fondazione Teatro Due
Uno spettacolo preciso, elegante e chiassoso come certe escursioni di Luca Ronconi
nel teatro rinascimentale, quasi tre ore di
evoluzioni, costumi estrosi, pubblico su tre
lati e oggetti trascinati in scena, duelli
acrobatici, e inesauribile energia di una
ventina di giovani interpreti molto spiritosi.
Masolino D’Amico
La Stampa
Un gruppo di cavalieri inglesi esiliati si reca
a Napoli, città chiassosa e libertina, ma
anche fusa con la Venezia del famoso
carnevale. Napoli barocca, Venezia capitale
degli specchi e delle maschere: lo scenario
per le loro presunte e auspicate avventure.
In quel Carnevale di Venezia fatto napoletano,
in cerca d’amore o di avventure, tra frodi,
amori capricciosi di vere e finte prostitute,
duelli teatrali che più teatrali non si può,
L’avventuriero si rivela una magnifica
macchina barocca di illusioni, nell’illusione
massima del Carnevale e della maschera,
emblemi caricati ma sinceri e autentici del
teatro.
Roberto Mussapi
Avvenire
Uno spettacolo corposo, un gioco ininterrotto nel movimento e nella recitazione, un
carnevale di grande impeto e passioni
contrastanti dove la maschera annulla i ruoli
sociali e mostra il volto suadente del piacere
e dell’anelito alla libertà del piacere, così
come dell’amore.
Angela Forti
Teatro e Critica
dal 27 febbraio
al 9 marzo
VAUTOURS
(Avvoltoi)
Roberto Serpi
interpretato e diretto da
Sergio Romano, Roberto Serpi
Ivan Zerbinati
Luca Bronzo
costumi
Elisabetta Zinelli
produzione
Fondazione Teatro Due
Premio Mezz’ore d’Autore 2022
Testo cinico, allo stesso tempo reale e
surreale, Vautours (Avvoltoi) è ricco di risvolti
involontariamente comici. In un indefinito
ambiente sotterraneo vivono tre uomini che
hanno perso l’unica cosa che conta davvero:
il loro lavoro. I tentativi per rientrare in Azienda
si succedono in un crescendo goffo ma
inarrestabile che mette a nudo la loro vera
anima. Uno spaccato cinico di un’umanità
anestetizzata moralmente ed eticamente
che non si ferma davanti a nulla per
raggiungere lo scopo. È un gioco dai ritmi
serrati, che segue le orme del giallo e oscilla
fra la tensione di un continuo sentimento di
sospensione e paradossali conseguenze a
catena innescate da una irresistibile dinamica
testuale.
Si pensa al teatro di Pinter, Dürrenmatt, ma
anche di Buzzati e Luigi Lunari per il gioco
scenico fra reale e metafisico, che circoscrive
e definisce l’intera rappresentazione. Sono
vittime, o maldestri avvoltoi, quei tre uomini
allo sbando relegati in un sotterraneo, che
fanno a turno la spola con il piano di sopra
per incontrare l’invisibile megadirettore che
hanno violentemente aggredito per cercare
d’essere perdonati e reintegrati?
Giuseppe Liotta
Hystrio
dal 10 al 15
marzo
UNA NOTTE
SBAGLIATA
di e con
Marco Baliani
scene, luci, video
Lucio Diana
paesaggi sonori
Mirto Baliani
disegni
Marco Baliani
regia
Maria Maglietta
produzione
Marche Teatro
Un’altra tappa di ricerca di quello che mi
piace chiamare teatro di post-narrazione.
Una narrazione dove il linguaggio orale del
racconto non riesce più a dispiegarsi in un
andamento lineare, ma si frantuma,
produce loop verbali in cui il Tempo oscilla,
senza obbligati nessi temporali. Flussi di
parole che prendono strade divaricanti
mentre cercano disperatamente di circoscrivere l’accadimento di quella “notte
sbagliata”.
Marco Baliani
La storia è quella di un pestaggio notturno;
la vittima un uomo fragile, ai margini, un
“disturbato” che, per una serie di
coincidenze, porta fuori il cane in una
strada di periferia, ma qualcosa va storto e,
senza alcun motivo razionale, sarà vittima
di una violenza assurda e imponderabile da
parte di una pattuglia di poliziotti. Un
monologo polifonico e caleidoscopico per
ragionare, attraverso il teatro, intorno alle
zone oscure della violenza e “mettere il dito
dentro le pieghe più nascoste della psiche,
delle pulsioni, delle indicibilità”.
marzo
Margaret Edson
traduzione
Valentina Martino Ghiglia
Valentina Banci, Cristina Cattellani
Laura Cleri, Davide Gagliardini
Salvo Pappalardo, Massimiliano Sbarsi
musiche
Alessandro Nidi
Luca Bronzo
costumi
Elisabetta Zinelli
a cura di
Paola Donati
produzione
Fondazione Teatro Due
Wit parla della grazia. Da dove viene?
Come diventiamo noi stessi? Cosa
rischieremo e a cosa rinunceremo? Le
vecchie, facili verità non servono più;
quelle nuove, destabilizzanti, cosa
creeranno in noi?
Margaret Edson
Wit. “Arguzia”: parola che va al cervello e al
cuore, e segna il registro di questa pièce
impeccabile, dove il dolore estremo e
l’estremo sogno umano, vivere anche dopo
la morte, convivono stridendo, agonicamente. Il cancro sta uccidendo Vivian, e lei
ne è consapevole, ma la poesia di John
Donne, di cui è studiosa e amante, stride
con la sua agonia. John Donne, il grande
poeta metafisico, svela nei suoi versi che la
morte esiste, ma può essere attraversata.
Non elusa: da qui il nostro dolore. Ma
traversata, da qui nascono poesia e teatro.
Roberto Mussapi
Avvenire
Sentimenti sepolti, incontri importanti e
fugaci, episodi di vita quotidiana e
professionale affiorano con la grazia e la
fragilità di una memoria ritrovata, per una
partita finale dall’esito scontato, riflesso
tragico di una vita intensa, coltivata nel
chiuso della propria interiorità, solo in
compagnia di quei versi sacri che per lei ora
sembrano valere più di qualsiasi preghiera.
Una rappresentazione vibrante e uniforme,
dura e commovente proposta con verità ed
efficacia scenica.
Giuseppe Liotta
Hystrio
dal 17 al 29
marzo
PRIMA
DEL TEMPORALE
da un’idea di
Umberto Orsini e Massimo Popolizio
Umberto Orsini
e con
Flavio Francucci, Diamara Ferrero
scene
Marco Rossi, Francesca Sgariboldi
costumi
Gianluca Sbicca
video
Lorenzo Letizia
Carlo Pediani
suono
Alessandro Saviozzi
assistente alla regia
Mario Scandale
regia
Massimo Popolizio
produzione
Compagnia Umberto Orsini
Un maestro del teatro italiano attende, nel
suo camerino, il momento di entrare in
scena per recitare da protagonista nel
Temporale di Strindberg, e nell’attesa si
trova a rivivere, in un tempo senza fine,
alcuni momenti della propria vita.
La colonna sonora della realtà di un teatro
che si sta animando diventa il pretesto e
l’invito, a volte spensierato e a volte
commosso, a incontrare e dialogare con i
fantasmi del proprio passato in un
mescolarsi senza logica temporale dove un
suono ne evoca un altro, una risata riporta
a un momento di gioia, un lungo silenzio a
una perdita lontana nel tempo.
Massimo Popolizio si aggira attorno alla
figura dell’attore con la delicatezza con cui
si tenta di svelare dei segreti che vogliono
comunque restare misteriosi. E Umberto
Orsini si lascia guidare, con la fiducia
dell’anziano maestro che affida alla
discrezione del più giovane il compito di
raccontare i frammenti della sua vita, ma
anche la storia del nostro Paese dal
dopoguerra a oggi.
24 e 25
marzo
IL RAGGIO
BIANCO
Sergio Pierattini
Milvia Marigliano, Linda Gennari
Raffaele Barca
scene
Dario Gessati
costumi
Gianluca Falaschi, Anna Missaglia
musiche
Paola Coletta
Aldo Mantovani
regia
Arturo Cirillo
produzione
Teatro Nazionale di Genova
“Milano, una brutta sera d’inverno… una
figura femminile è seduta nella penombra
del salotto. Si sente il rumore di una
pioggia intensa… La donna, Anna, siede
su una poltrona, assopita. Poco dopo si
sente la porta dell’appartamento che si
apre. D’istinto, la donna apre gli occhi, si
volta e si accorge improvvisamente
dell’altra…”.
Una commedia nera che si tinge di giallo,
con venature da thriller psicologico, sulla
miseria umana, anche economica, di
questi anni. In scena due vite, due
solitudini che si fanno compagnia da
sempre: una madre e una figlia, in lotta fra
loro, ritratte all’interno di uno squallido
appartamento milanese, pieno di suoni
inquietanti e luci radenti. Le due donne si
provocano, si beccano, fanno ridere, a
volte anche un po’ paura. Ad un certo
punto dei rumori: come se fosse un giallo
di Simenon o un film di Hitchcock, arriva un
ragazzo. Chi è? Che ricordi porta con sé? E
queste due umanissime belve forse
diventano tre.
dal 26 al 29
marzo
IL PRINCIPE
MEZZANOTTE
Alessandro Serra
Alice Bossi, Andrea Castellano
Marco Vergati
realizzazione ombre
Chiara Carlorosi
regia, scene, luci, suoni, costumi
Alessandro Serra
produzione
Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro
Nazionale
co-produzione
Compagnia Teatropersona
Consigliato dai 5 anni e per tutti
Buonasera! Siete pronti ad ascoltare la
storia del principe Mezzanotte? Dovrete
essere molto coraggiosi perché è una
storia misteriosa, divertente e buffa, ma
anche un po’ paurosa.
C’è una volta un principe, c’è perché mica
è morto poveretto, insomma c’è una volta
un principe di nome Mezzanotte, nato a
mezzanotte e perdutamente innamorato
del buio e delle stelle. Perché senza il buio
le stelle non si vedono, giusto? Tutti
pensano che la notte protegga e nasconda
fantasmi, lupi e streghe e che la luce del
giorno, invece, renda il mondo splendido e
sereno. Eppure è proprio di notte che
prendono vita i sogni. Ma anche i sogni più
belli possono trasformarsi in incubi,
proprio come accadde al nostro povero
principe.
Un carosello di personaggi buffi e
grotteschi ci porteranno nel mondo di
questa fiaba delicata e romantica
raccontata con uno stile insolitamente noir,
misterioso e poetico.
dall’8 all’11
aprile
IL RACCONTO
D’INVERNO
William Shakespeare
cast in via di definizione
regia
Jared McNeill
produzione
Fondazione Teatro Due
La gelosia ossessiva porta conseguenze
devastanti; il viaggio verso la guarigione
sarà lungo, guidato dal tempo, dalla verità e
dalla speranza del perdono. In Racconto
d’inverno il geloso re Leonte accusa
ingiustamente la moglie Ermione di
infedeltà con il suo migliore amico
Polissene; ripudiata, Ermione ne muore.
Leonte esilia anche la neonata figlia Perdita,
che sarà allevata dai pastori e si innamorerà
del figlio dell’amico di Polissene…
La storia riprende dopo sedici anni quando
Perdita tornerà a casa, la sua identità sarà
rivelata, la statua della defunta Ermione
prenderà vita e finalmente per tutti avverrà
la riconciliazione.
Dalla oscura distopia della Sicilia alla
bellezza selvaggia della Boemia, l’opera più
misteriosa di Shakespeare si muove nello
spazio e nel tempo, cavalcando i registri
della più cupa tragedia e della più
irresistibile commedia, prendendo vita