
(AGENPARL) – Thu 11 September 2025 VIOLENZA CONTRO LE DONNE, UNTERBERGER (SVP): LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI TORINO LASCIANO SGOMENTI
«Un uomo che per anni ha rivolto alla moglie insulti gravemente denigratori e che, in seguito, le ha procurato lesioni tali da sfigurarle il volto, è stato condannato solo per lesioni personali aggravate e non per maltrattamenti in famiglia. Incredibilmente, secondo il giudice, le offese dovrebbero essere considerate nel contesto della relazione coniugale.»
Così, in una nota, la presidente del Gruppo per le Autonomie, Julia Unterberger.
«il Tribunale ha deciso che quest’uomo che ha ridotto la moglie in condizioni tali da richiedere un intervento chirurgico con 21 placche in titanio e con danni permanenti al nervo ottico non dovrà andare in carcere. In virtù delle circostanze attenuanti, la condanna è stata fissata in un anno e sei mesi, con sospensione condizionale della pena.
Secondo le motivazioni della sentenza, l’uomo va “capito”: si sarebbe trattato di uno “scatto d’ira”, un sentimento umano ritenuto comprensibile di fronte alla decisione della donna di porre fine al matrimonio.
La sentenza sembra provenire da un passato remoto, quando ancora esisteva lo ius corrigendi – il diritto del marito di “educare e correggere” la moglie anche con la violenza – e quando i delitti d’onore erano socialmente accettati.
In sostanza, il giudice rende la donna corresponsabile della violenza subita. Se non avesse lasciato il marito e non si fosse innamorata di un altro, non avrebbe dovuto temere per la propria vita.
Le sentenze non sono semplici atti giuridici: sono parte della cultura che entra nel discorso pubblico e plasma società, istituzioni e politica. Proprio per questo la sentenza di Torino non è solo sbagliata, è sconvolgente.»
GEWALT GEGEN FRAUEN, UNTERBERGER (SVP): URTEILSBEGRÜNDUNG IN TURIN MACHT SPRACHLOS
„Ein Ehemann der seine Frau jahrelang als Hure, Schlampe usw. bezeichnet und ihr schließlich das Gesicht zertrümmert hat, wird nur wegen erschwerter Körperverletzung, nicht wegen Misshandlungen in der Familie verurteilt. Die Beschimpfungen seien im Kontext der Beziehungsgeschichte zu sehen.“
So, die Vorsitzende der Autonomiegruppe, Julia Unterberger, in einer Stellungnahme.
„Für den Richter muss der Mann, der seiner Frau das Gesicht zertrümmert hat, sodass eine Operation mit 21 Titanplatten notwendig war und ein dauerhafter Schaden am Sehnerv entstand, nicht ins Gefängnis. Unter Anwendung mildernder Umstände gab es lediglich eine Verurteilung zu einem Jahr und sechs Monaten Gefängnis auf Bewährung. Der Richter meinte, man müsse den Mann verstehen: es sei ein Ausbruch gewesen, ein nachvollziehbares menschliches Gefühl angesichts der Entscheidung der Frau, die Ehe zu beenden.“
Das Urteil scheint aus einer fernen Vergangenheit zu stammen, als es noch das ius corrigendi gab – das Recht des Mannes, die Ehefrau auch mit Gewalt zu erziehen und zu korrigieren – und als noch die Ehrenmordegesellschaftlich akzeptiert waren.
Im Grunde macht der Richter die Frau mitverantwortlich für die Gewalt. Hätte sie den Mann nicht verlassen und sich in einen anderen verliebt, dann hätte sie nicht um ihr Leben fürchten müssen.
Urteile sind nicht einfach juridische Akte. Sie sind Teil der Kultur, die zum öffentlichen Diskurs wird und Gesellschaft, Institutionen und Politik prägt. Auch deshalb ist das Urteil von Turin nicht nur falsch – es ist erschütternd.“