
(AGENPARL) – Wed 16 July 2025 Illustrata in Terza commissione dall’avvocato Giuseppe Caforio
(Acs) Perugia, 15 luglio 2025 – La Terza commissione dell’Assemblea
legislativa dell’Umbria, presieduta da Luca Simonetti, ha ascoltato
l’illustrazione della ‘Relazione del garante regionale delle persone
sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale
sull’attività svolta nel 2024 e sui risultati ottenuti’.
Nel suo intervento l’avvocato Giuseppe Caforio, che ha anche seguito
l’audizione sulla condizione delle carceri umbre
(https://tinyurl.com/mr3sesj5 [1]) ha detto che l’annunciata nascita del
provveditorato in Umbria ha creato una situazione singolare. Negli ultimi
mesi dalla Toscana il trasferimento di detenuti ha avuto un’impennata:
Terni, che dovrebbe avere una capienza di 420 detenuti, ha superato i 600 con
un incremento del 30%. Il problema più grande nelle carceri è legato agli
psichiatrici: sempre a Terni su 600 detenuti ce ne sono almeno 150. E per un
detenuto psichiatrico serve impiegare molto più personale: il dato della
carenza di organico e del sovraffollamento diventa macroscopico quando c’
è carenza di istituti psichiatrici. Dietro alla rivolte piccole e grandi, ha
sottolineato Caforio, di norma ci sono detenuti arrivati dalla Toscana che
spesso hanno problemi della personalità. Occorre intervenire soprattutto
nell’area socio sanitaria: la presenza di psichiatri e psicologi è
carente. Un detenuto psichiatrico in questa situazione viene visto 3-4 volte
l’anno da uno specialista: una situazione in cui non si può impostare
alcuna terapia. Molti detenuti hanno una certificazione medica di
incompatibilità con il sistema carcerario, ha spiegato Caforio, ma non ci
sono strutture e quindi vengono ‘buttati’ in carcere. Con situazioni
gravi come l’isolamento nel carcere di Capanne, che a volte viene usato
come manicomio carcerario. I direttori sono disarmati perché queste persone
dovrebbero stare in un ospedale psichiatrico o in una Rems, che però non ci
sono. C’è una situazione drammatica, ha rimarcato ancora Caforio, “dove
la civiltà tocca il fondo”. Secondo il Garante una Regione da sempre
caratterizzata per l’attenzione verso questi mondi deve accendere un faro e
cominciare a dare soluzioni. Il mondo carcerario è fatto di individui: se
delle componenti non sta bene l’equilibrio crolla e tutti stanno male. Se
vogliamo essere un paese civile, ha concluso Caforio, dobbiamo fare un salto
di qualità.
Nella relazione, terminata a fine marzo 2025 come richiesto dalla legge
regionale, si legge che la popolazione penitenziaria umbra è aumentata
sensibilmente, tanto da raggiungere nel marzo 2025 le 1593 unità, di cui 60
donne e 645 stranieri, a fronte di una capienza regolamentare di 1324 posti
detentivi. In tutti e quattro gli istituti penitenziari umbri c’è una
condizione di evidente sovraffollamento. Dei 1593 detenuti presenti nei
quattro istituti umbri a marzo 2025, 1058 erano condannati in via definitiva,
mentre il resto erano in attesa di giudizio. Peculiare del sistema
penitenziario umbro è l’alta percentuale di condannati definitivi, effetto
di una popolazione detenuta in gran parte proveniente da fuori regione,
spesso con pene medio-lunghe da scontare. In Umbria, del numero di detenuti
con pene ancora da scontare medio-lunghe, quelle superiori ai 10 anni sono il
25,8%, mentre in Italia il 12,6%. In particolare, va sottolineata la
percentuale di ergastolani, del 9,6%: il doppio rispetto a quella che si
registra sull’intero territorio nazionale. Nonostante ciò anche in Umbria
è significativa la percentuale di condannati con pena residua inferiore ai 2
o 3 anni che potrebbero essere destinatari di misure alternative alla
detenzione. Circa i 2/3 dei detenuti ospitati nelle carceri umbre, provengono
da altre Regioni per fatti commessi fuori dall’Umbria: le carceri della
Regione Umbria hanno funzione ricettiva di detenuti provenienti da altri
contesti territoriali, in prevalenza da Toscana. L’Umbria in proporzione ha
almeno un 50% di detenuti in più rispetto ad una equa ripartizione nel
rapporto tra abitanti e detenuti con le altre Regioni di Italia.
Nel Carcere di Capanne, a fine marzo, a fronte di una capienza totale di 363
detenuti si trovavano ristretti 437 detenuti, ben 72 unità in più rispetto
all’anno precedente. Le criticità di Capanne sono molteplici: dal
sovraffollamento alla carenza di personale fino alle condizioni della sezione
circondariale in cui spesso vengono posti i detenuti con problemi
psichiatrici. Altrettanto gravi sono le situazioni relative agli spazi
ricreativi e sportivi. A Capanne vi è una carenza di 23 unità di polizia
penitenziaria (234 unità previste, 201 effettivamente presenti).
Nell’istituto di Terni i detenuti presenti sono 597, 79 unità in più
rispetto al 2023. Il numero delle presenze ha ampiamente superato la capienza
regolamentare (422). Il personale di polizia penitenziaria previsto dalla
pianta organica è di 243 ma il numero effettivo risulta di sole 215 unità.
A Spoleto i detenuti presenti sono 471, 26 in più rispetto al 2023, a fronte
di 456 posti regolamentari. Il personale in servizio è di 242 unità
(rispetto a 193 del 2023) a fronte dei 292 previsti. Ad Orvieto i detenuti
presenti sono 127, 22 in più rispetto al 2023, a fronte dei 98 posti
regolamentari previsti. Sono 55 gli agenti della penitenziaria effettivamente
in servizio a fronte dei 57 previsti.
Il Garante nel 2024 ha preso in carico 78 detenuti, il 43% della casa
circondariale di Perugia, il 38% detenuti a Spoleto, Il 10% a Terni e il 9% a
Orvieto. Nel 2024 le istanze più frequenti dei detenuti in Umbria sono
quelle di trasferimento in istituti di pena fuori regione per avvicinamento
colloqui con i familiari, per motivi di salute, di studio o di lavoro. La
tutela del diritto alla salute rappresenta la preoccupazione principale delle
persone detenute: difficoltà nella prestazione delle visite specialistiche e
nella diagnostica quando essa debba avvalersi di medici e strumentazioni
esterne agli istituti penitenziari, con ritardi nell’effettuazione degli
interventi sanitari. Tali difficoltà derivano dall’insufficienza di
prestazioni specialistiche in carcere, dall’ordinario accesso alle liste
d’attesa dei servizi sanitari regionali e talvolta dalle difficoltà nella
traduzione a opera del personale penitenziario. Altro aspetto rilevante sotto
il profilo sanitario riguarda le difficoltà di accesso ai medicinali
prescritti a seguito di visite specialistiche e che spesso i detenuti non
sono in grado di acquistare in autonomia per mancanza di mezzi.
Nella relazione alla Regione si raccomanda: l’incremento di organico
all’interno delle carceri umbre; la definizione di un piano per la
prevenzione delle malattie infettive trasmissibili per via orale che consenta
all’amministrazione penitenziaria di programmare l’adeguamento degli
spazi lavorativi e di convivenza e l’adozione di opportune modalità
gestionali del personale e degli ospiti; l’adeguata pubblicizzazione della
Carta dei servizi sanitari di ciascun istituto penitenziario;
l’implementazione della cartella clinica informatizzata con capacità
comunicativa tra carcere e territorio e tra carceri di diverse regioni; il
potenziamento dell’assistenza specialistica intramuraria, anche attraverso
la diffusione di forme di telemedicina; l’adeguamento del personale addetto
ai servizi sanitari penitenziari alle effettive necessità assistenziali e
amministrative; l’integrazione dei servizi socio-sanitari in carcere per
una effettiva presa in carico dei bisogni assistenziali della persona; la
riqualificazione dell’offerta di assistenza psichiatrica in carcere dal
modello consulenziale a un modello di effettiva presa in carico
socio-sanitaria, trasformando l’articolazione di osservazione psichiatrica
di Spoleto in articolazione permanente di degenza, modificandone la gestione
in modo che gli ospiti possano partecipare alle ordinarie attività
trattamentali, oltre che a quelle terapeutiche loro dedicate; l’attiva
collaborazione alla implementazione della sentenza 99/2019 della Corte
costituzionale, garantendo l’ospitalità in strutture territoriali idonee
dei detenuti con gravi infermità psichiche che possano accedere alla
detenzione domiciliare speciale per motivi di salute; la realizzazione di una
Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza nel territorio
regionale, integrata con l’offerta assistenziale dei Centri di salute
mentale territoriali; la continuità nell’offerta formativa e di sostegno
all’inserimento lavorativo rivolta alle persone detenute o che accedano a
misure alternative alla detenzione; il sostegno al diritto allo studio
universitario dei detenuti anche attraverso l’esenzione dal pagamento della
tassa regionale per gli immatricolati e per i meritevoli e la fornitura di
libri di testo e altri strumenti didattici, d’intesa con l’Adisu; il
sostegno a percorsi e progetti di trattamento e reinserimento sociale
orientati all’espressività artistica e culturale. DMB/
link alla notizia: http://consiglio.regione.umbria.it/node/80513
[1] https://tinyurl.com/mr3sesj5