
(AGENPARL) – Wed 28 May 2025 **Luci ed ombre, una stagione politica raccontata da Massimo Franco**
I giorni controversi, drammatici, difficili, importanti del declino e della
fine del partito socialista, assieme ad una intera classe politica e gli
anni che segnano un periodo di enormi cambiamenti economici, tecnologici,
finanziari e della politica internazionale. Ne fa il resoconto Massimo
Franco, giornalista e notista politico del Corriere della Sera, nel suo
libro Il fantasma di Hammamet, città costiera della Tunisia diventata
familiare nei resoconti di cronaca politica durante gli anni Novanta del
secolo scorso per essere il luogo scelto da Bettino Craxi per sfuggire ai
processi di Mani pulite.
“Sono estremamente contento – dichiara Eugenio Giani – che di quegli anni
si parli oggi con onestà intellettuale e l’intento di comprendere la
nostra storia nazionale andando oltre gli schieramenti e le inevitabili
divergenze politiche di allora. Con questo libro Massimo Franco si pone
come uno degli interpreti davvero capaci di leggere una storia con
obiettività, serietà e con quella capacità narrativa che aiuta questo
processo di analisi storica e offre spunti per l’attualità”.
“Sotto il profilo internazionale – continua Giani – la visione che Craxi
ha sempre ha avuto nei suoi quattro anni di governo era ispirata da quel
sentimento di indipendenza nazionale, anche sotto il profilo economico e
sociale, che forse ha segnato anche la sua fine politica. Nell’ottobre del
1985 la vicenda di Sigonella, con il rifiuto opposto dal governo italiano
di consegnare ai reparti speciali delle forze armate statunitensi il
presunto terrorista Abu Abbas e altri cinque membri dell’Organizzazione per
la Liberazione della Palestina, accusati di aver sequestrato e dirottato la
nave da crociera italiana Achille Lauro e ucciso il passeggero
statunitense,Leon Klinghoffer, coincise con l’inizio della parabola
discendente della carriera politica di Bettino Craxi. Fu una scelta mai
vista in un Paese occidentale, che intendeva ribadire la sovranità e la
libertà italiana sul proprio territorio, senza alcuna interferenza
esterna.”
“La “Crisi di Sigonella” – puntualizza ancora Giani – anticipa e
segna l’inizio di un progressivo screditamento della classe politica
italiana verso il principale alleato che coinvolge anche altri leader
europei e decreta il tramonto del progetto socialista e riformista di
classica ispirazione proudhoniana in quella “alleanza fra il merito e il
bisogno” più volte teorizzata da Claudio Martelli. Gli anni successivi
porteranno prima all’indebolimento irreversibile di una cultura riformista
che si era rivelata decisiva nell’evoluzione del Paese e poi alla fine
stessa del Partito socialista, travolto dalle inchieste di Mani Pulite.”
“Nell’ultimo incontro che ho avuto con Craxi – prosegue Giani – come
coordinatore nazionale della Federazione Giovanile Socialista, fui
incaricato di presenziare ad una conferenza di solidarietà con il popolo
palestinese a Beirut e consegnare una lettera personale di Craxi al leader
palestinese YāsserʿArafāt. Alla luce della tragica attualità di questi
giorni, allora ebbi modo di rendermi conto di aver incontrato uno statista
colto con una chiarissima visione di un possibile percorso di pace in Medio
Oriente nella sua visione “due popoli due stati”.
“Il libro di Massimo Franco – aggiunge Riccardo Nencini, presidente del
Gabinetto Vieusseux, – ci porta a ripercorrere momenti che, assieme ad
Eugenio Giani, abbiamo vissuto personalmente. Le rivoluzioni non iniziano
un periodo, ne sanciscono la fine ed è esattamente quello che è successo
anche nella vicenda italiana. La storia, oltre l’aneddotica, va sempre
inquadrata nella giusta dimensione. Craxi aveva visto quello che scrive
Franco nel suo libro: l’Italia stava cambiando e provava a interpretarla,
anche nella sua ricerca di dare sostanza ed idee ad una sinistra diversa ed
adeguata alle esigenze del tempo”.
“Quegli anni – spiega Massimo Franco – hanno rappresentato la transizione
da un sistema all’altro, anni nei quali il potere è emigrato molto
rispetto alla politica verso la magistratura e verso il potere economico.
Se ci pensiamo anche da questo punto di vista oggi vediamo un processo
simile, non tanto rispetto alla magistratura che sembra più sulla
difensiva che non all’offensiva, ma rispetto ad attori non statali, quelli
del mondo digitale, informatico, che mi pare abbiano un potere spropositato
rispetto ai governi, ma non solo rispetto a quelli italiani, rispetto a
quelli europei e anche a quelli statunitensi. Oggi c’è da chiedersi come
mai le classi politiche non fossero allora preparate a quella sfida”
“Tangentopoli e le inchieste Mani Pulite – continua Franco – non sono
state la causa della crisi irreversibile del sistema politico italiano, ma
la conseguenza di un assetto nazionale e internazionale che era entrato in
crisi con la fine della guerra fredda e che aveva cambiato il paradigma, le
forze in campo e lo schema di gioco, con una classe politica, e non solo
politica, che invece era immersa nella cultura della guerra fredda. In
realtà non ci fu una sufficiente percezione della sfida che stava
arrivando e quindi tutti rimasero prima spiazzati e poi furono spazzati via
dagli eventi in modo molto sbrigativo. Quello che è successo dopo è stata
una conseguenza di questo”.