
La deputata serba e attuale presidente della Presidenza della Bosnia-Erzegovina, Željka Cvijanović, ha incontrato a Dayton l’inviato speciale della Francia per i Balcani occidentali, Renee Trokaz. Al centro del colloquio, il controverso documento informale – o “non-paper” – redatto congiuntamente da Francia e Germania, che ha suscitato forti reazioni nella Republika Srpska.
Cvijanović ha espresso ferme critiche nei confronti del documento, definendolo “inaccettabile” e “non basato su motivazioni realistiche”, sottolineando come la sua diffusione non faccia altro che destabilizzare ulteriormente la già fragile situazione politica e istituzionale in Bosnia-Erzegovina.
“Il futuro della Bosnia-Erzegovina non può essere costruito sul predominio di un solo popolo, ma sull’uguaglianza dei tre popoli costituenti, così come stabilito dalla Costituzione e dagli Accordi di Dayton,” ha dichiarato Cvijanović.
Allarme su derive unilaterali e crisi istituzionale
Durante l’incontro, la leader serba ha anche denunciato i continui tentativi da parte di alcuni rappresentanti bosniaci di “privatizzare” le istituzioni comuni, in particolare in materia di politica estera. Tali pratiche, secondo Cvijanović, minano gravemente la fiducia tra i popoli e compromettono la funzionalità dello Stato.
Ha ribadito inoltre che il percorso europeo della Bosnia-Erzegovina può avere successo solo se vi è coinvolgimento pieno e visibile di tutti i livelli di governo, senza interferenze esterne da parte di attori non eletti.
“È inaccettabile che un burocrate straniero, che non rappresenta nessun elettore, imponga decisioni unilaterali che vanno oltre il mandato stabilito dagli accordi di Dayton. Questo mina la sovranità e distrugge il dialogo interno,” ha affermato la presidente.
Richiamo all’UE: stop alle ingerenze, sì alla democrazia interna
Cvijanović ha infine invitato l’Unione Europea a cambiare rotta: invece di tollerare anomalie istituzionali e usurpazioni di potere da parte di stranieri non eletti, l’UE dovrebbe sostenere il rafforzamento delle capacità democratiche interne, a tutti i livelli di governo.
“Solo il rispetto del diritto, della volontà popolare e dell’equilibrio tra le entità potrà garantire stabilità e progresso. L’UE deve smettere di sostenere azioni che dividono e iniziare a promuovere un dialogo vero e inclusivo,” ha concluso Cvijanović.