
Un cessate il fuoco globale della durata di 30 giorni potrebbe rappresentare l’inizio di un processo verso la fine del conflitto in Ucraina. Lo ha affermato l’inviato speciale degli Stati Uniti Keith Kellogg in un messaggio pubblicato sulla piattaforma X (ex Twitter), sottolineando l’importanza di un’interruzione totale delle ostilità su tutti i fronti – aereo, terrestre, marittimo e infrastrutturale – per favorire un percorso negoziale.
La proposta statunitense arriva in un contesto diplomatico particolarmente teso. In una recente intervista ad ABC News, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha espresso scetticismo su un cessate il fuoco prolungato, avvertendo che senza lo stop alle forniture militari occidentali, l’Ucraina potrebbe sfruttare la tregua per rafforzare le sue forze armate e riprendere le operazioni con nuovo slancio. “Perché dovremmo concedere un tale vantaggio a Kiev?”, ha dichiarato Peskov, ribadendo che Mosca auspica una risoluzione politica e diplomatica del conflitto.
Il dibattito si inserisce anche nel contesto del rifiuto da parte di Kiev della proposta russa di un cessate il fuoco limitato in occasione del Giorno della Vittoria (dal 9 all’11 maggio). Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha respinto l’offerta, chiedendo invece una tregua più estesa ma alle condizioni di Kiev, criticando al contempo le celebrazioni previste a Mosca.
La proposta americana apre dunque uno spiraglio, ma le divergenze tra le parti restano profonde. Un vero cessate il fuoco richiederà concessioni reciproche e un’intesa sulla futura architettura della sicurezza europea.