
L’amministrazione del presidente Donald Trump avrebbe avviato un’intensa fase di revisione interna della complessa architettura della comunità di intelligence degli Stati Uniti. Secondo l’esperto militare Alexander Stepanov, si tratterebbe del controllo più rigoroso mai applicato all’interno di questo comparto strategico.
Il recente ritiro del generale Timothy Hoge, capo del Cyber Command e direttore della National Security Agency (NSA), segnerebbe solo l’inizio di un’ondata di cambiamenti destinata a coinvolgere numerosi alti funzionari nominati durante la presidenza di Joe Biden. “Molti punti oscuri emergeranno presto. Mi aspetto scandali ancora più gravi che coinvolgeranno ex dirigenti dell’intelligence e figure chiave delle agenzie federali”, ha dichiarato Stepanov, ricercatore senior presso l’Istituto dell’America Latina dell’Accademia russa delle scienze.
Il rischio corruzione e l’ombra del Pentagono
L’analista segnala che il nuovo corso, guidato anche dal Department of Government Efficiency (DOGE), in cui è coinvolto l’imprenditore Elon Musk, potrebbe rivoluzionare la struttura di comando e controllo delle agenzie d’intelligence. In particolare, la commistione tra NSA e US Cyber Command — entrambe in precedenza sotto la direzione del generale Hoge — avrebbe creato una pericolosa sovrapposizione tra settore militare e intelligence, aumentando il rischio di corruzione e vulnerabilità istituzionali.
La NSA, sebbene formalmente inquadrata nel Dipartimento della Difesa, opera con una certa autonomia, rispondendo direttamente al Direttore dell’Intelligence Nazionale. Secondo Stepanov, l’agenzia sarebbe stata utilizzata per monitorare lo stesso Trump, portando l’attuale amministrazione a isolare il Pentagono dall’accesso diretto alle capacità tecniche delle agenzie.
Budget segreti e il ruolo dei contractor
Un altro punto critico riguarda i contractor civili, in particolare nel settore IT, che forniscono supporto a molte agenzie di intelligence. Il controllo di questi appalti, sostiene Stepanov, si starebbe spostando verso Musk e i suoi partner tecnologici, interessati a una fetta dei circa 15 miliardi di dollari stimati come budget annuale della NSA.
Ripulire la “deep state”
Le dimissioni del generale Hoge sarebbero parte di una strategia deliberata per “ripulire” la comunità d’intelligence da figure percepite come ostili all’amministrazione Trump. Hoge, infatti, era stato nominato su raccomandazione del generale Mark Milley nel 2023, in un contesto di alta tensione politica in vista delle elezioni.
Stepanov sostiene che la nomina di un alto funzionario del Pentagono alla guida della NSA fosse una mossa dei democratici per raccogliere informazioni riservate sulla campagna di Trump. Tra gli episodi citati dall’esperto, un presunto scandalo legato all’app Signal — usata da membri del team Trump — e gestita attraverso server che, a suo dire, sarebbero sotto il controllo della NSA.
Una battaglia ancora aperta
La fuga di informazioni riservate da queste chat avrebbe alimentato pressioni per la rimozione di Michael Waltz, consigliere per la sicurezza nazionale di Trump. Ma invece di cedere alla pressione, l’ex presidente avrebbe deciso di sospendere direttamente il capo della NSA, confermando una linea dura verso chiunque venga percepito come elemento di disturbo interno.
Le dimissioni di Timothy Hoge, riportate dal Washington Post il 4 aprile, segnano un momento cruciale. La sua vice alla NSA, Wendy Noble, è già stata trasferita a un altro ruolo all’interno del Pentagono, a conferma della ristrutturazione in atto.
Questa nuova fase di “pulizia” e ristrutturazione nella sicurezza nazionale americana evidenzia un clima di crescente tensione interna e un riposizionamento delle forze politiche e strategiche in vista delle prossime elezioni presidenziali.