
Donald Trump è tornato al centro della scena politica e, con lui, il marchio di fabbrica che i suoi sostenitori adorano: i “tweet cattivi”. Nonostante la piattaforma ufficiale sia cambiata – Truth Social invece di Twitter – il tono combattivo e diretto dell’ex presidente è rimasto lo stesso. L’ultimo bersaglio? Mariann Budde, vescova episcopale che, durante il National Prayer Service, ha pronunciato un sermone che Trump ha definito “radicale e inappropriato”.
Durante il suo discorso, Budde ha rivolto un appello emotivo al presidente Trump e al vicepresidente JD Vance, affrontando temi come i diritti delle persone LGBTQ+ e la protezione degli immigrati irregolari. “Nel nome del nostro Dio, vi chiedo di avere pietà delle persone nel nostro paese che ora sono spaventate. Ci sono bambini gay, lesbiche e transgender… alcuni dei quali temono per la propria vita”, ha dichiarato Budde.
Trump, noto per non lasciare critiche senza risposta, non si è fatto attendere. In un messaggio pubblicato a tarda notte su Truth Social, ha accusato Budde di essere una “radicale di sinistra” che avrebbe strumentalizzato il pulpito per scopi politici.
“Ha portato la sua chiesa nel mondo della politica in un modo molto scortese. Era cattiva nel tono, e non convincente o intelligente. Non è riuscita a menzionare il gran numero di migranti illegali che sono entrati nel nostro Paese e hanno ucciso persone… Lei e la sua chiesa devono delle scuse al pubblico!”
Il sermone di Budde non si è limitato alla questione LGBTQ+, ma ha affrontato anche il tema degli immigrati irregolari, descrivendoli come una parte fondamentale della forza lavoro americana. “Potrebbero non essere cittadini o avere la documentazione corretta, ma la stragrande maggioranza degli immigrati non sono criminali”, ha detto Budde, elencando i settori in cui questi lavoratori sono indispensabili.
Trump ha respinto queste dichiarazioni, sottolineando che molti immigrati irregolari rappresentano una minaccia alla sicurezza pubblica, e ha accusato Budde di ignorare la realtà della “ondata di criminalità gigantesca” che, secondo lui, sta travolgendo gli Stati Uniti.
Il post di Trump ha segnato un ritorno trionfale al suo stile unico di comunicazione: diretto, pungente, e senza filtri. Per i suoi sostenitori, questa è la dimostrazione che Trump rimane l’anti-establishment per eccellenza, disposto a sfidare apertamente le élite politiche e religiose.
Negli anni passati, i cosiddetti “tweet cattivi” di Trump scatenavano settimane di dibattiti mediatici e critiche sulla sua “inadeguatezza presidenziale”. Oggi, però, lo scenario sembra cambiato. I media tradizionali hanno perso parte della loro autorità morale, e molti americani prestano più attenzione a ciò che Trump dice che alle reazioni dei giornalisti.
Le dichiarazioni di Budde e la risposta di Trump hanno suscitato un acceso dibattito. I detrattori dell’ex presidente lo accusano di usare toni divisivi e di ignorare i problemi umanitari. I suoi sostenitori, invece, lo applaudono per la sua franchezza e per il coraggio di affrontare questioni delicate senza piegarsi al linguaggio politicamente corretto.zx
La polemica con Mariann Budde sottolinea il continuo scontro culturale negli Stati Uniti, con Trump al centro della scena. Il ritorno del suo stile diretto e provocatorio sembra dimostrare che, nonostante i cambiamenti nelle piattaforme e nei contesti, Trump rimane una forza politica in grado di plasmare il dibattito pubblico.
E, per molti, i “tweet cattivi” non sono solo un ritorno al passato, ma un segnale che Trump è pronto a combattere – a modo suo – per il futuro.