
(AGENPARL) – lun 13 gennaio 2025 *“La rete invisibile: i 30 anni di latitanza di Matteo Messina Denaro” di
Davide Romano*
Una delle domande più inquietanti sulla storia recente della mafia
siciliana riguarda la lunghissima latitanza di Matteo Messina Denaro,
l’ultimo grande boss di Cosa Nostra arrestato il 16 gennaio 2023 e deceduto
il 25 settembre dello stesso anno. Come è stato possibile che uno degli
uomini più ricercati d’Italia sia riuscito a sfuggire alla cattura per
trent’anni, muovendosi liberamente sul territorio nazionale e vivendo
addirittura a pochi passi dalla sua città natale?
La risposta emerge, almeno in parte, dai diari personali del boss, ora al
centro di un nuovo libro del giornalista Lirio Abbate, “I Diari del boss.
Parole, segreti e omissioni di Matteo Messina Denaro”, in uscita il 21
gennaio per Rizzoli. Il volume getta nuova luce sul periodo dal 2003 al
2016, rivelando dettagli sorprendenti sulla vita del capomafia durante la
latitanza.
Nei suoi diari, destinati alla figlia Lorenza Alagna – che per 27 anni si è
rifiutata di incontrarlo – Messina Denaro descrive una latitanza vissuta
con una libertà che appare sconcertante. Una fotografia del 2006 lo ritrae
persino davanti all’Arena di Verona, testimonianza di come il boss potesse
permettersi di visitare luoghi turistici nel cuore dell’Italia
settentrionale senza particolare preoccupazione.
La capacità di Messina Denaro di eludere la cattura per così tanto tempo
suggerisce l’esistenza di un articolato sistema di protezione che ha
coinvolto diversi livelli della società civile e delle istituzioni. La sua
latitanza non può essere spiegata solo con l’abilità personale o con il
supporto della criminalità organizzata: ha richiesto necessariamente una
rete di complicità che si è estesa ben oltre i confini dei territori
tradizionalmente controllati da Cosa Nostra.
Particolarmente significativa è la scelta di Messina Denaro di documentare
la propria vita in due quaderni rilegati, arricchiti con riproduzioni di
opere di Vincent Van Gogh, destinati alla figlia Lorenza. Come nota Abbate
nel suo libro, questi scritti hanno un evidente carattere manipolatorio:
“Solo io potevo dirle la verità sulla mia vita, nuda e cruda quale è
stata”, scrive il boss, “perché solo io conosco la mia vita, e non gli
altri che hanno sempre abusato di parlare di me”.
L’arresto e la successiva morte di Messina Denaro hanno lasciato molti
interrogativi senza risposta. La sua lunga latitanza rappresenta uno dei
capitoli più oscuri della storia recente italiana, suggerendo l’esistenza
di connivenze e protezioni che potrebbero non essere mai completamente
rivelate.
I diari del boss, pur nella loro natura di documento personale e
potenzialmente manipolatorio, costituiscono una testimonianza importante
per comprendere non solo la personalità di Messina Denaro, ma anche il
sistema di potere che ne ha garantito l’impunità per tre decenni. Un
sistema che, nonostante la cattura del boss, potrebbe non essere stato
completamente smantellato.
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