
I prezzi del petrolio sono scesi venerdì, spinti da una domanda in rallentamento da parte della Cina e dall’aumento dell’offerta da parte dell’OPEC+, nonostante il recente accordo dell’organizzazione di estendere i tagli alla produzione fino a novembre.
L’OPEC+ aveva deciso di mantenere i tagli alla produzione per sostenere i prezzi del petrolio, ma l’impatto sul mercato è stato attenuato dalla persistente debolezza della domanda cinese. La Cina, il più grande importatore mondiale di petrolio, sta affrontando una crescita economica più lenta del previsto, un fattore che ha contribuito alla riduzione della domanda di greggio e carburanti.
Nonostante l’estensione dei tagli alla produzione, i membri dell’OPEC+ hanno aumentato la loro produzione in alcuni settori per compensare le perdite di entrate. Questo aumento dell’offerta ha esercitato ulteriore pressione sui prezzi, che avevano già registrato un calo a causa di scorte elevate e una domanda globale più debole.
Gli analisti prevedono che i prezzi del petrolio continueranno a oscillare nei prossimi mesi, in gran parte a causa dell’incertezza legata alla ripresa economica cinese e alla capacità dell’OPEC+ di mantenere un equilibrio tra offerta e domanda.
L’estensione dei tagli alla produzione era stata concepita come un tentativo di arginare la caduta dei prezzi, ma le dinamiche di mercato complesse e la difficoltà di controllare l’offerta globale hanno reso i risultati più modesti rispetto alle attese iniziali.
La pressione sui prezzi del greggio ha anche sollevato preoccupazioni per i produttori di petrolio, in quanto una prolungata flessione potrebbe influenzare negativamente i bilanci dei paesi produttori e minare ulteriormente gli sforzi per stabilizzare il mercato globale.