
Policy paper I-Com, Istituto per la Competitività.
Executive summary
Il presente studio analizza l’impatto economico riconducibile alla mancata vaccinazione contro il Covid-19 durante l’attuale fase endemica del virus, con l’obiettivo triplice di evidenziare le conseguenze per la salute pubblica, l’economia e la società, di individuare risparmi ottenibili per le finanze pubbliche e private tramite un rafforzamento della prevenzione, e di contribuire al dibattito pubblico con proposte di policy da attuare già in vista della stagione vaccinale 2024-2025.
Il primo capitolo è dedicato ad un approfondimento su come l’Italia ha affrontato, e sta affrontando, la sfida del Covid. Viene analizzato il contesto epidemiologico e si approfondisce in dettaglio, anche attuando una prospettiva comparativa, la modalità di attuazione della campagna vaccinale in Italia nelle due fasi, di pandemia ed epidemia. Viene inoltre fornito un focus sulle modalità di approvvigionamento dei vaccini anti-Covid, con particolare attenzione agli interventi adottati dall’Unione Europea. Si stima, tra le altre cose, che tra l’autunno 2023 e la primavera 2024 fino al 94% dei vaccini nell’UE proveniva da un unico fornitore, riducendo l’accessibilità del mercato e la sua competitività e limitando le attività di ricerca e l’efficacia sui pazienti dell’inoculazione.
Durante la fase pandemica la campagna di vaccinazione anti-Covid italiana si è sviluppata in due ondate principali: la prima tra aprile e luglio 2021 e la seconda, più intensa, da dicembre 2021 a gennaio 2022. Tra settembre 2021 e il 24 settembre 2023 in Italia sono state somministrate circa 145 milioni di dosi di vaccino, facendo del Paese uno dei leader in Europa per la vaccinazione contro il Covid nelle sue fasi più acute. Uno scenario completamente diverso emerge, invece, dall’analisi dei dati relativamente alla tutt’ora perdurante fase endemica. Nell’ultimo anno, infatti, la somministrazione di nuove dosi è calata considerevolmente, portando a una copertura dei soggetti a rischio tra le più basse d’Europa. Complessivamente, solo il 10,2% degli over60 italiani ha ricevuto la vaccinazione anti-Covid (contro il 53% di copertura contro l’influenza), un valore ampiamente inferiore a quelli registrati nella maggior parte degli altri stati europei: tra gli over 60 in Francia, ad esempio, il tasso di copertura è del 26,5%, in Spagna è del 46,1% e nel Regno Unito del 61,5%. Nei primi mesi del 2024, le somministrazioni in Italia sono diminuite ulteriormente del 60% rispetto all’anno precedente, con ripercussioni sul numero di casi e di ricoveri che si sono già registrate nei mesi estivi dell’anno in corso e che destano ora preoccupazione per l’imminente stagione invernale.
Dallo studio emerge dunque che l’insufficienza nella gestione preventiva e la sottovalutazione del virus durante la fase endemica abbiano portato a costi significativi e aumenti imprevisti, come ricoveri elevati e perdita di produttività, che potrebbero essere evitati in futuro a fronte di un cambio di passo nella campagna di immunizzazione.
Il secondo capitolo approfondisce invece il tema dei costi riconducibili alla mancata vaccinazione nell’attuale fase endemica del virus, cercando di stimare il più fedelmente possibile le spese che lo Stato avrebbe potuto evitare con un’attenzione più marcata sul tema. Nel 2023, anno in cui il Covid-19 è diventato endemico, si sono registrati oltre un milione di giorni di ricovero per causa del virus in Italia, dei quali più di 41.000 giorni di terapia intensiva. Questi ricoveri hanno generato una spesa totale di oltre €900 milioni nel solo 2023, con la maggior parte di questi costi che sono riconducibili ai pazienti non vaccinati. Si stima, ad esempio, che circa il 70% dei costi delle terapie intensive, pari a circa €50 milioni, avrebbe potuto essere evitato se tali pazienti fossero stati vaccinati.
Anche nei primi mesi del 2024, nonostante una riduzione dei costi complessivi rispetto all’anno precedente a seguito dei minori casi di positività registrati, la quota di costi riconducibili ai pazienti non vaccinati rimane la più impattante. Lo studio offre inoltre una panoramica aggiornata con i dati relativi all’estate 2024, durante la quale si è registrato un preoccupante incremento nel numero dei casi e dei ricoveri, con un conseguente aumento dei costi ad essi collegati (+90% su base annua).
Per la popolazione anziana, notoriamente più esposta alle ripercussioni del virus anche nelle sue forme più lievi, la mancanza di una copertura vaccinale adeguata ha avuto un impatto particolarmente severo. La carenza di vaccinazioni tra gli anziani ha infatti contribuito in modo significativo all’aumento dei ricoveri e delle complicazioni sanitarie in questa fascia di età. La scarsità di protezione ha esacerbato le conseguenze della pandemia su una popolazione già a rischio, portando a costi sanitari più elevati e a una maggiore pressione sul sistema sanitario. Nel 2023, infatti, circa l’80% dei nuovi ingressi in terapia intensiva, infatti, ha riguardato persone di età superiore ai 60 anni, implicando un costo di circa €55,7 milioni. Tali risultati evidenziano l’urgenza di ampliare la copertura vaccinale, partendo proprio da queste fasce della popolazione più esposte. Il confronto con paesi come la Spagna, che ha raggiunto tassi di vaccinazione più elevati (seppur ancora ampiamente inferiori a quelli auspicati dall’OMS), suggerisce che un incremento della copertura vaccinale in Italia avrebbe potuto avere effetti significativi: le nostre proiezioni indicano che, per la popolazione over 60, un tasso di vaccinazione simile a quello spagnolo avrebbe potuto ridurre la probabilità di ricovero fino al 52%.
Oltre ai costi diretti, la mancata vaccinazione ha comportato anche costi indiretti legati alla perdita di produttività per le imprese e per l’intero sistema. Nello specifico, questo studio si focalizza sulle assenze per malattia, quarantena o ricovero che hanno provocato un aumento dell’assenteismo e una riduzione della produttività, con conseguenze negative per l’economia nazionale. A ciò si aggiunge la gravosa conta dei decessi tra le persone in età lavorativa che, oltre a rappresentare una tragedia umana, hanno privato la società di personale con esperienze e competenze preziose, aggravando ulteriormente le perdite economiche.
Utilizzando i dati dell’ISS, è stato possibile stimare la perdita di produttività della mancata vaccinazione, evidenziando come l’infezione abbia colpito duramente anche la popolazione in età lavorativa, e non solo la popolazione anziana. Sulla base di queste considerazioni abbiamo ottenuto una perdita temporanea di produttività stimata pari a €107 milioni nel solo 2023, e una perdita totale causata dai decessi, ai quali corrispondono anni di perdita di contributi e produttività per il sistema economico, che ammonta a €610 milioni per lo stesso anno.
Nel primo anno di fase endemica il costo totale riconducibile alla mancata vaccinazione ammonta pertanto a più di €1,6 miliardi.
L’analisi, che ha potuto contare anche sul prezioso contributo di vari stakeholder e policy maker le cui opinioni sono riportate nel Capitolo 3, evidenzia dunque come i costi economici e sociali legati al Covid-19, soprattutto in una fase endemica, rimangano significativi e strettamente correlati alla copertura vaccinale. La prevenzione, oltre a proteggere la salute pubblica, è infatti lo strumento più efficace per alleviare il peso economico che grava sulle casse dello Stato e sui conti delle famiglie e per ridurre l’impatto del Covid, anche in questa sua nuova fase endemica, sulla produttività e sul benessere sociale. Come dimostrato in questo studio, la fine della crisi sanitaria e della pandemia non ha infatti debellato il virus, né tantomeno ha azzerato i costi ad esso collegati.
La necessità di rafforzare i processi di sensibilizzazione e di promuovere campagne di vaccinazione anti-Covid il più possibile diffuse, accessibili, e forti dal supporto medico, mediatico e politico, rappresenta dunque, anche in questa fase endemica e nei mesi a venire, una delle sfide prioritarie per il futuro del nostro Paese e del nostro SSN, specialmente in vista del rapido invecchiamento demografico della popolazione italiana.
È sulla base di queste considerazioni, e dei risultati emersi nel presente studio, che si propongono nel Capitolo 4 alcuni spunti di policy attuabili già per la campagna vaccinale 2024-2025. Tra questi, la necessità di considerare la vaccinazione anti-Covid al pari di quella antinfluenzale, fissando al 75% l’obiettivo di copertura auspicabile, favorire l’aumento dei canali di accesso alla vaccinazione con il coinvolgimento di farmacie e MMG, garantire scelta, appropriatezza terapeutica e competitività rendendo disponibili più tecnologie vaccinali, e sostenere lo sviluppo un ambiente di ricerca attivo e proattivo, anche per arrivare al più presto a forme di vaccinazione combinate Covid-Influenza.