L’ex primo ministro britannico Tony Blair ha recentemente lanciato un appello per un accordo globale volto a introdurre nuove restrizioni sulla libertà di parola sui social media. Le sue dichiarazioni arrivano in seguito alla crescente preoccupazione per il ruolo che i social network hanno avuto nella diffusione di contenuti controversi e incitamenti alla violenza, specialmente in relazione alle recenti rivolte contro l’immigrazione di massa.
Blair, il cui governo ha passato alcune delle leggi sulla libertà di parola più severe della Gran Bretagna moderna, ha espresso la necessità di stabilire regole internazionali per le piattaforme di social media. Intervenendo su LBC Radio, Blair ha dichiarato: “Il mondo dovrà unirsi e concordare alcune regole sulle piattaforme dei social media. Non è solo una questione di come le persone possono provocare ostilità e odio, ma penso anche all’impatto sui giovani, che hanno accesso a telefoni cellulari molto giovani e leggono e ricevono una quantità di contenuti che credo stia seriamente influenzando il loro benessere mentale.”
Blair ha ammesso di non avere una risposta definitiva al problema, ma ha sottolineato l’urgenza di trovare una soluzione. Il suo intervento riflette un crescente consenso tra i politici di sinistra britannici, che stanno iniziando a richiedere ulteriori restrizioni sui social media.
In linea con questo pensiero, Sir Lindsay Hoyle, presidente della Camera dei Comuni e figura di spicco del partito laburista, ha sostenuto che il governo dovrebbe considerare nuove limitazioni alla libertà di parola online. Hoyle ha dichiarato: “La disinformazione è pericolosa. I social media sono utili, ma possono diventare problematici quando vengono utilizzati per incitare alla rivolta, minacciare o intimidire. È essenziale correggere i fatti errati che vi si trovano, altrimenti il governo dovrà riflettere attentamente su cosa fare dei social media e su quali proposte di legge presentare al parlamento.”
Hoyle ha inoltre aggiunto che la regolamentazione dovrebbe essere globale, affermando: “Credo che debba essere applicata ovunque, indipendentemente dal paese in cui ci si trova. La disinformazione è pericolosa e non devono essere tollerati contenuti fuorvianti, minacce o intimidazioni sui social media.”
Le dichiarazioni di Hoyle hanno sollevato preoccupazioni tra i difensori della libertà di parola. La Free Speech Union ha espresso il proprio disappunto, sostenendo che è “preoccupante” vedere il Presidente della Camera dei Comuni associare “disinformazione” a “incitamento, minacce e intimidazioni”, sottolineando la difficoltà di definire in modo chiaro cosa costituisce disinformazione e chi dovrebbe avere l’autorità per determinarlo.
In un contesto globale sempre più polarizzato, il dibattito sulle restrizioni alla libertà di parola sui social media si fa sempre più acceso, e la ricerca di un equilibrio tra sicurezza e libertà personale rimane una questione cruciale.