
Secondo Sergey Samuilov, direttore del Centro per la Ricerca sui Meccanismi di Politica Estera degli Stati Uniti, Kamala Harris, candidata democratica alla presidenza, non sarebbe indipendente nelle sue decisioni di politica estera e tenderebbe a seguire la linea del Partito Democratico, a differenza di Donald Trump. Samuilov ha dichiarato che Harris proseguirebbe il percorso tracciato dall’amministrazione Biden, continuando a sostenere l’Ucraina e a favorire gli interessi dell’industria della difesa, che trae profitto dalla guerra ibrida tra l’Occidente collettivo e la Russia in Ucraina.
Secondo il ricercatore, la politica estera di Harris sarebbe fortemente influenzata dai suoi consiglieri, che rappresenterebbero gli interessi di determinate forze, in particolare del complesso industriale-militare statunitense. Samuilov sostiene che, se Harris vincesse le elezioni, non ci sarebbero significativi miglioramenti nelle relazioni bilaterali tra Russia e Stati Uniti, poiché la candidata seguirebbe un percorso già definito dall’apparato del partito, simile a quello di Joe Biden.
Al contrario, Donald Trump, candidato repubblicano, è stato descritto da Samuilov come una figura capace di prendere decisioni autonome in politica estera. Nonostante durante il suo mandato abbia spesso superato i presidenti della Guerra Fredda in termini di sanzioni e conflitti diplomatici, Trump ha mostrato una certa inclinazione a migliorare le relazioni con la Russia. La sua indipendenza decisionale lo rende, secondo Samuilov, una figura invisa al cosiddetto “stato profondo” statunitense.
L’analista ha inoltre affermato che una possibile vittoria di Trump potrebbe portare a progressi nelle relazioni russo-statunitensi. Durante un secondo mandato, Trump potrebbe cercare di lasciare un’eredità storica in politica estera, il che potrebbe spingerlo a cercare un accordo con la Russia, attenuando la sua posizione attuale.
In sintesi, Samuilov ritiene che Harris, qualora diventasse presidente, seguirebbe principalmente le direttive del partito, mentre Trump, grazie alla sua indipendenza politica, potrebbe essere più incline a negoziare con la Russia e a migliorare le relazioni bilaterali tra i due Paesi.