In questa intervista esclusiva, affrontiamo temi scottanti e di grande rilevanza con Luigi de Magistris, ex magistrato e sindaco di Napoli, noto per la sua lotta alla criminalità organizzata e la sua ferma opposizione ai poteri forti. De Magistris ha dedicato gran parte della sua carriera a combattere la ‘ndrangheta e le sue infiltrazioni nelle istituzioni, scontrandosi con reti di potere occulto, tra cui la massoneria deviata e le élite influenti che operano nell’ombra. Attraverso la sua esperienza diretta come magistrato in prima linea e la sua visione politica, De Magistris ci offre una prospettiva unica su come questi fenomeni si intrecciano e minacciano la democrazia in Italia. Durante questa intervista, discuteremo il suo impegno nella lotta contro queste forze oscure e il suo punto di vista su come contrastarle efficacemente.
Domanda. La sua esperienza come magistrato ha rivelato intrecci tra ‘ndrangheta, massoneria deviata e poteri forti. Quanto pensa che queste connessioni risalgano nel tempo e quanto sono ancora radicate oggi?
Luigi de Magistris. In Italia pochissimi magistrati hanno indagato sui rapporti tra ‘ndrangheta, massoneria deviata e poteri forti. Le connessioni risalgono sicuramente nel tempo, almeno dagli anni ‘70 e oggi sono più radicate che mai. Siamo in piena criminalità istituzionale e mimetizzazione dell’’ndrangheta sino al cuore dello Stato e questo grazie soprattutto all’opera della massoneria deviata. Con le mie indagini tra il 1996 e il 2008 ricostruimmo l’esistenza delle massomafie in cui la borghesia mafiosa ha assunto un ruolo centrale.
Domanda. Nel 1993, Giuliano Di Bernardo consegnò gli elenchi dei massoni al giudice Cordova. Pensa che questo atto abbia effettivamente influito sul sistema di potere in Calabria o che abbia solamente scalfito la superficie?
Luigi de Magistris. La consegna degli elenchi da parte del Gran maestro del Grande Oriente d’Italia Giuliano Di Bernardo ha avuto una sua utilità ma solo per scoprire la superficie della massoneria ufficiale.
Domanda. Crede che l’influenza della massoneria deviata sulla politica e sull’economia sia una realtà ancora molto presente nelle istituzioni italiane? Quali settori ritiene più vulnerabili a queste infiltrazioni?
Luigi de Magistris. Più presente di quello che si possa lontanamente immaginare. La massoneria deviata, le massomafie arrivano ovunque. Politicamente operano in maniera assolutamente trasversale, pur essendoci un legame nero criminale storicamente molto forte con la destra neofascista. La massoneria deviata sa essere anche ambientalista se ritorna utile per fare affari e consolidare il potere. Un’incidenza molto forte si registra nel controllo della spesa pubblica, del fiume di denaro pubblico europeo, nazionale e regionale. Nell’economia la presenza massonica è fortissima, soprattutto in settori economici strategici per il Paese. La massoneria deviata opera sempre per costruire rapporti stretti ed opachi tra pubblico e privato. Ma dove è anche impressionante il livello di azione delle logge occulte purtroppo è anche negli apparati di controllo: magistratura, forze di polizia, forze armate, servizi segreti. Non mele marce, ma un frutteto contaminato. L’obiettivo delle massonerie deviate è condizionare le istituzioni democratiche, prendere decisioni in luoghi altri e ratificarlo nelle sedi istituzionali. Un vero e proprio governo occulto della Repubblica che opera almeno dalla fine degli anni ‘60 ed oggi è più forte che mai. Per neutralizzare i servitori della repubblica onesti non usano più il tritolo ma la legalità formale ed i proiettili istituzionali.
Domanda. Nel corso delle sue inchieste, ha mai percepito tentativi di sabotaggio da parte di esponenti di poteri forti legati a massoneria deviata o organizzazioni criminali come la ‘ndrangheta? Come affronta queste pressioni?
Luigi de Magistris. Le indagini più delicate di cui ero titolare in cui ricostruivamo il sistema criminale massomafioso sono state ostacolate e sabotate dall’interno dello Stato, ai massimi livelli, magistratura compresa. L’’ndrangheta di tipo tradizionale è subalterna rispetto alla criminalità istituzionale dei poteri occulti che hanno un potere devastante arrivando ovunque. Massoneria deviata e ‘ndrangheta di ultima generazione sono ormai una cosa, siamo alla reductio ad unum. Sono stato isolato e colpito con un livello di attacco istituzionale senza precedenti, da configurare una sorta di golpe istituzionale che ha portato a distruggere magistrati, agenti ed ufficiali di polizia giudiziaria, consulenti, testimoni, giornalisti. L’artiglieria di fuoco per annientarci era tutta istituzionale: isolamento istituzionale, interrogazioni parlamentari, ispezioni amministrative, esposti, denunce, procedimenti disciplinari, civili e penali, campagne di stampa, proiettili cal 38 di stampo piduista. Uno stillicidio di poteri forti e massoneria occulta. Ho affrontato il tradimento di pezzi dello Stato con coraggio, forza di volontà, amore per la giustizia e profondo senso dello Stato, senza paura.
Domanda. Nel recente articolo sul “fascino della Santa” e le logge paramafiose, emerge l’idea che queste logge clandestine abbiano un ruolo centrale nel mantenere il potere della ‘ndrangheta. Crede che esista ancora una “Santa” operativa con una struttura organizzata? E come può lo Stato combattere una rete tanto potente e invisibile?
Luigi de Magistris. È sempre esistito nel mondo della massoneria deviata e delle logge occulte, da Gladio alla P2, fino alla Calabria, un livello superiore, con un grado di riservatezza assoluto, in cui si saldano in maniera ancora più forti mafie, massonerie deviate e pezzi di Stato. Lo Stato per combattere deve avere soldati in grado di volerlo e poterlo fare. Perché si paga un prezzo. Ci vogliono persone preparate ed incorruttibili in grado di investigare in maniera autonoma ed indipendente.
Domanda. Nella sua esperienza, quanto la ‘ndrangheta e la massoneria deviata collaborano per infiltrarsi nelle istituzioni democratiche? Che ruolo giocano i settori finanziari e imprenditoriali in questa dinamica?
Luigi de Magistris. Spesso ‘ndrangheta e massoneria sono una cosa unica, soprattutto quando si sale ai livelli più alti, dove corrono i fili ad alta tensione. È lì che avviene il connubio tra massoneria deviata e ‘ndrangheta di ultima generazione. Più che infiltrarsi ormai mirano ad essere Stato, non è più la stagione delle collusioni, si è fatto il salto di qualità: entrare nel cuore dello Stato. Prenditori, faccendieri, importanti gruppi industriali, imprese di livello in questo sistema criminale giocano un ruolo chiave perché in questo sistema di potere assumono un ruolo dominante e di privilegio a danno degli imprenditori onesti che sono fuori del sistema. Altro che libera concorrenza, si consolida un oligopolio con le coperture del sistema che colpisce imprenditori onesti e tutela il sistema.
Domanda. Alla luce delle sue indagini, ritiene che esista una connessione tra la criminalità organizzata calabrese e i circuiti massonici internazionali, o pensa che si tratti di un fenomeno limitato alla sfera italiana?
Luigi de Magistris. Mi consta direttamente di legami internazionali, non è affatto un fenomeno limitato alla sfera italiana. Quando mi sottrassero l’indagine Why Not, il cui fulcro erano proprio le massonerie deviate e i suoi legami con i poteri, stavamo lavorando su alcuni nominativi che erano al vertice della massoneria nazionale ed internazionale.
Domanda. Quanto è difficile per un magistrato o per le forze dell’ordine contrastare la collusione tra poteri forti e ‘ndrangheta, considerando che spesso queste reti hanno accesso a informazioni riservate e protezioni potenti?
Luigi de Magistris. Sono indagini difficilissime perché il nemico è nella porta accanto. Alla scorta addetta alla mia sicurezza dicevo di stare tranquilli quando eravamo fuori il palazzo di giustizia ed invece attentissimi dentro il palazzo perché alcuni mandanti ed esecutori del mio omicidio professionale si sarebbero trovati soprattutto lì dentro. Si pensi che uno dei miei più inqualificabili traditori è stato il Procuratore Capo dell’ufficio in cui svolgevo le funzioni di PM che invece di tutelarmi mi accoltellò alle spalle. Però sono indagini necessarie perché lavorando su quei filoni si possono ricostruire vicende inquietanti per la stessa tenuta dello Stato di diritto. Senza verità e giustizia non siamo una democrazia.
Domanda. Quali strumenti legislativi o istituzionali ritiene siano necessari per affrontare in modo più efficace il problema della massoneria deviata e della sua connivenza con la criminalità organizzata?
Luigi de Magistris. Si deve rafforzare la normativa che introdusse nel 1982, dopo la scandalo della P2, il delitto di associazione segreta. Si devono aumentare le pene e si deve meglio specificare la fattispecie criminosa. E poi non si deve toccare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura altrimenti sarà impossibile investigare in questa direzione. Non a caso la dipendenza del PM dal potere esecutivo era uno dei punti centrali del piano di rinascita democratica della loggia propaganda 2 ed oggi ci sta pensando il governo Meloni a completare il disegno.
Domanda. Nel suo percorso politico e istituzionale ha mai avuto la sensazione che alcuni poteri invisibili cercassero di controllare o influenzare determinate scelte per mantenere lo status quo di questo sistema di potere parallelo?
Luigi de Magistris. Non è una sensazione è una certezza. L’Italia è una democrazia formale ma non sostanziale, poteri occulti, anche strettamente collegati a servizi segreti stranieri per non mettere in discussione il Patto atlantico, sono quelli che governano di fatto e anche ormai formalmente il Paese. Negli organi costituzionali si ratificano decisioni prese nei luoghi delle massonerie deviate.
Domanda. Considerando il peso della criminalità organizzata e della massoneria deviata in Calabria, quale speranza vede per un cambiamento reale? Da dove dovrebbe iniziare la lotta per sradicare questi fenomeni?
Luigi de Magistris. Ci sarebbe da essere pessimisti perché hanno raggiunto il risultato di arrivare al cuore dello Stato. Però non si può e non si deve mollare. Ci sono servitori della Repubblica onesti, bravi e coraggiosi, che non vanno lasciati soli. Ci vuole una rivoluzione culturale, una ribellione delle coscienze, una presa di cognizione della centralità della questione morale nel nostro paese. Si deve creare una connessione tra la gente, che deve poter conoscere e voler apprendere, e le donne e gli uomini delle istituzioni leali e fedeli alla repubblica. Bisogna puntare sulla credibilità delle persone e dei fatti per sconfiggere il puzzo del compromesso morale e fare entrare il fresco profumo di libertà.