
(AGENPARL) – gio 13 giugno 2024 **Lavoro, Amadori annuncia la chiusura dello stabilimento Avicoop di
Monteriggioni **
Licenziamento di fatto per duecento persone. Saccardi e Fabiani:
“Chiediamo di parlare con i vertici del gruppo Amadori”. La Regione ha
chiesto di aprire un tavolo per garantire continuità produttiva e
occupazionale o eventuale riconversione. L’azienda nega disponibilità a
stipendi pieni per le prossime settimane
/Scritto da Walter Fortini, giovedì 13 giugno 2024 alle 18:45/
Avicoop, società del gruppo Amadori, conferma l’intenzione di chiudere lo
stabilimento di Monteriggioni in provincia di Siena, dove lavorano duecento
lavoratrici e lavoratori, otto su dieci avventizi a tempo determinato e con
un accesso ristretto agli ammortizzatori sociali, possibile solo nel 2025,
e dunque ancora più deboli.
Il tavolo di confronto sul futuro dello stabilimento di macellazione e
confezionamento di tacchini nel senese, aperto in Regione con la
partecipazione di sindacati, istituzioni e proprietà, ieri sera era stato
sospeso per una notte e una mattina in attesa di una risposta dell’azienda
riguardo le proposte avanzate: prima fra tutte una garanzia, per almeno le
prossime tre settimane, sul reddito degli addetti, che da tre mesi lavorano
solo un giorno e mezzo a settimana.
“Chiudere una stabilimento come quello di Monteriggioni avrà ricadute
negative sull’attività agricola di una parte importante della Toscana: il
nostro impegno è a salvaguardare produzione e tutela del territorio”
spiega la vice presidente della Toscana, Stefania Saccardi.
“Quella chiesta all’azienda sugli stipendi – sottolinea Valerio Fabiani,
consigliere del presidente Giani sulla crisi e il lavoro – era una misura
di sostegno da avviare parallelamente ad un percorso, auspicato anche da
Comune e Provincia, per garantire la continuità produttiva ed
occupazionale, piena, in un territorio fragile: esplorando anche nuove
possibili soluzioni industriali, con la Regione pronta a dare il proprio
supporto in una riconversione del sito ma con un impegno forte anche di
Amadori e dell’azienda, per la responsabilità sociale che un’impresa
ha”.
“La risposta purtroppo – concludono Fabiani e Saccardi – è stata nei
fatti una chiusura e una non disponibilità. Ne prendiamo atto, con
rammarico. Il tavolo e l’impegno a trovare una soluzione da parte nostra
chiaramente rimangono e chiederemo adesso di poter parlare direttamente con
i vertici del gruppo Amadori”. Sul tavolo rimane la ricerca di
ammortizzatori sociali per il futuro e il mantenimento in attività del
sito.
Fabiani poi avverte: “Con la chiusura di Monteriggioni si potenzierà
probabilmente l’attività nello stabilimento di Cesena: di fatto una
delocalizzazione, che la legge proibisce”.
La cronaca
Ieri pomeriggio, mercoledì 12 giugno, l’azienda si era presentata al
tavolo confermando la chiusura e quindi un abbandono della Toscana da parte
del gruppo, presente solo in provincia di Siena. La Regione ha chiesto di
sospendere la dismissione del sito e avviare un percorso, serrato, per
trovare strumenti e possibilità di garantire la continuità produttiva
dello stabilimento e la piena occupazione. “L’azienda ha motivato la
chiusura con la crisi di domanda che riguarda la produzione di tacchino e
le perdite dello stabilimento – spiega Fabiani -. La società, che ha sede
a Cesena, registra però utili e il bilancio 2022, l’ultimo depositato, ha
chiuso l’esercizio con 107 mila euro di saldo positivo”. Il gruppo
Amadori nello stesso anno ha registrato un fatturato di oltre 1,7 miliardi,
il 27,5 per cento in più di ricavi e utili netti per 67,5 milioni di euro.
Alla richiesta di mantenere i livelli salariali e occupazionali attuali a
piena produzione, per il tempo necessario ad individuare un percorso di
riqualificazione, l’azienda ha risposto offrendo, per i tempi determinati,
quattrodici giornate pagate nel prossimo cedolino, come anticipo su luglio
e una tantum. Proposta irricevibile a detta dei sindacati, che oggi si sono
riuniti in assemblea con i lavoratori: la proposta, aggiungono, lascia
ancor di più l’amaro in bocca visto che la controparte è un’azienda
leader di Italia “il cui gruppo si vanta, a fini pubblicitari, di una
salda responsabilità sociale d’impresa”.
Le maestranze saranno in sciopero il prossimo 20 giugno con un presidio
davanti alla sede Amadori di Cesena. Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil Siena,
insieme a Cgil, Cisl e Uil, non escludono di adire anche le vie legali.