
(AGENPARL) – sab 04 maggio 2024 L’Ateneo friulano coordina l’unità di lavoro italiana
DISASTRI, EMERGENZE SANITARIE E COMUNICAZIONE INCLUSIVA:
UDINE NEL PROGETTO EUROPEO PER LA GESTIONE DEL RISCHIO
Coinvolgere le persone fragili e vulnerabili con strumenti interattivi è l’obiettivo della ricerca
Sonar-Cities finanziata da Bruxelles con quattro milioni di euro
Udine, 4 maggio 2024 – Migliorare la preparazione al rischio delle persone vulnerabili e con fragilità
sociale in caso di disastri ed emergenze sanitarie – come terremoti, incendi, pandemie – con strumenti
di comunicazione inclusiva. È l’obiettivo del progetto internazionale Sonar-Cities, al quale partecipa
l’Università di Udine, finanziato dall’Unione europea con quattro milioni di euro per tre anni. Tredici i
partner provenienti da Austria, Belgio, Francia, Italia, Paesi Bassi, Slovenia, Svezia, con capofila l’Istituto
Pasteur di Parigi. L’Ateneo friulano, con Manuela Farinosi, coordinerà l’unità di ricerca italiana. Il
progetto è stato selezionato nell’ambito programma Horizon.
Lo sviluppo progettuale
Per strumenti di comunicazione inclusiva si intende un insieme di dispositivi interattivi che saranno
progettati insieme a persone in condizioni di vulnerabilità e fragilità sociale, caregiver, associazioni attive
sul territorio ed enti preposti alla gestione di situazioni emergenziali. Grazie al diretto coinvolgimento di
tutti gli attori interessati sul territorio, Sonar-Cities promuoverà un sistema attivo di inclusione nella
gestione dell’emergenza. In questo modo intende contribuire a migliorare la preparazione al rischio, a
potenziare le capacità decisionali e mitigare le conseguenze connesse a disastri e altri tipi di eventi
straordinari. Mediante l’analisi retrospettiva di situazioni emergenziali passate e l’attivazione di un
processo partecipativo, il progetto mira anche a fornire agli attori istituzionali un supporto nel caso di
eventuali emergenze future.
«È essenziale – sottolinea Manuela Farinosi – che le attività di prevenzione e gestione dei rischi siano
sviluppate in modo inclusivo, tenendo in stretta considerazione le specifiche esigenze, temporanee o
permanenti, dei soggetti e le diverse cause della vulnerabilità, come ad esempio l’età, il genere, il livello
di istruzione, la condizione di disabilità, l’esposizione a rischi specifici. Sonar-Cities si muove in questa
direzione e, attraverso un percorso partecipativo, mira a studiare e inserire a pieno titolo queste variabili
come elementi fondamentali della progettazione della sicurezza».
Il contesto
Il Friuli Venezia Giulia è da sempre punto di riferimento in Italia su questi temi: la tragica esperienza del
terremoto del 1976 è stata determinante sia per l’istituzione della Protezione civile nazionale, sia per
l’avvio della tradizione italiana degli studi della sociologia dei disastri.
A Udine lo studio retrospettivo della governance a partire dal sisma del 1976
L’Ateneo friulano, finanziato con 400 mila euro, sarà coinvolto in tutte le fasi di realizzazione del
progetto. In particolare, coordinerà, con Vienna, la parte dedicata all’analisi retrospettiva della
governance, della comunicazione e del coinvolgimento delle persone vulnerabili nel caso di precedenti
emergenze di massa. Questa fase, funzionale anche alla rilevazione dei bisogni della popolazione
vulnerabile, prenderà in considerazione, in un’ottica comparativa, sei diverse città europee che, in tempi
più o meno recenti, per ragioni diverse, hanno vissuto una situazione emergenziale: Zagabria, Lubiana,
Vienna, Groningen, Stoccolma e Udine. In quest’ultimo caso il punto di partenza dell’analisi retrospettiva
sarà costituito dall’esperienza del terremoto del Friuli.
Disastri, emergenze, società
Dal punto di vista delle scienze sociali, disastri naturali ed emergenze sanitarie di massa sono fenomeni
di tipo complesso, che mettono a dura prova la capacità di risposta di interi territori, esacerbando le sfide
climatiche, politiche, economiche e sociali preesistenti. «Simili eventi – spiega Farinosi – minano la
salute e il benessere dell’intera società, ma colpiscono in modo particolarmente grave coloro che sono
già in origine più fragili e vulnerabili. Pianificare risposte inclusive può fare la differenza e contribuire
significativamente a ridurre l’impatto di future emergenze».
Il team dell’Ateneo
Il gruppo di lavoro dell’Università di Udine è interdisciplinare. Coinvolge studiosi dei dipartimenti di
Scienze matematiche, informatiche e fisiche, Lingue e letterature, comunicazione, formazione e società
e Scienze economiche e statistiche. Ne fanno parte, oltre alla coordinatrice Manuela Farinosi, docente di
sociologia dei processi culturali e comunicativi, la statistica Laura Pagani e Claudio Melchior, sociologo
dei processi culturali e comunicativi.
I sostenitori regionali
Numerose sono le istituzioni e le associazioni regionali, e non solo, che hanno manifestato il loro
sostegno al progetto già dalla fase di presentazione all’Unione europea. Tra queste: la Protezione civile,
il Comune di Udine, Federsanità Anci, la Consulta regionale delle associazioni delle persone con
disabilità e delle loro famiglie, la Federazione italiana per il superamento dell’handicap, la Fondazione
down, il Centro europeo di ricerca e promozione dell’accessibilità, l’Ente azionale per la protezione e
l’assistenza dei sordi e la Fondazione bambini e autismo.
I partner
Oltre all’Università di Udine, il progetto coinvolge, per la Francia, l’Istituto Pasteur e la Sonar-Global
Association; per i Paesi Bassi, l’Università di Amsterdam, il Netherlands Institute for Health Services
Research e il Safety Region Groningen; per l’Austria, la Medical University di Vienna e l’Austrian Red
Cross; l’Università di Lubiana (Slovenia); l’Università di Zagabria (Croazia); la Swedish Defence
University (Svezia), la Mental Health Europe (Belgio) e Social It (Italia).