[lid] «Per le bugie è sufficiente una parola ma per la verità occorrono le prove – scrive Alberto Alpozzi che svelò le falsità della mostra sul colonialismo ai Musei Reali di Torino – fonti e documenti annullano decenni di retorica fabbricata ideologicamente sulla storia coloniale italiana.»
Il fotoreporter e saggista Alberto Alpozzi, fra i maggiori esperti di storia coloniale , sarà l’ospite della serata dedicata alle innumerevoli bugie sulla storia coloniale italiana. L’incontro, aperto al pubblico, si terrà venerdì 16 febbraio alle 21.30 al circolo Asso di Bastoni a Torino in via Benvenuto Cellini 22/a
«Non è bastato un libro, ma ne ha dovuti pubblicare ben tre Alberto Alpozzi per smascherare le innumerevoli mistificazioni scritte e dette sul colonialismo e costringere i Musei Reali di Torino a repentine retromarce e scuse pubbliche – spiega Marco Racca, tra gli organizzatori dell’incontro sulla trilogia “Bugie Coloniali” – le polemiche scoppiate dopo la mostra torinese in cui venivano dipinti gli italiani in Somalia come veri e propri schiavisti è stata sapientemente sbugiardata da Alpozzi. Con tanto di titoli a caratteri cubitali sulle principali testate giornalistiche nazionali.»
«Quando si raccontano i fatti, quando si utilizzano i documenti, basta una semplice analisi e fare scoppiare la bomba» con queste parole Alpozzi ha annunciato sui social la conferenza all’Asso di Bastoni.
«L’approfondita indagine negli archivi – ha dichiarato Alpozzi – fornisce nuovi elementi di analisi e spunti di riflessione per completare un quadro storico ancora molto controverso. La storia degli italiani in Africa infatti è stata ribaltata totalmente non per mezzo di ricerche, ma grazie alla rimozione forzata degli eventi e di tutti quegli elementi che avrebbero fornito i nuclei portanti e i fondamenti della colonizzazione.»
Con l’ultimo volume della trilogia “Bugie Coloniali” Alpozzi porta alla luce una parte di quanto è stato omesso nella mostra torinese: migliaia di chilometri di strade e ferrovie per creare commerci, agricoltura moderna, bonifiche e deserti resi fertili, nuove e moderne città.
Conclude Alpozzi: «I fatti presentati non sono mai apparsi come argomenti di discussione nell’ambito delle pubblicazioni di storia coloniale, nemmeno per essere confutati, così da scongiurare la minaccia che i documenti potessero dimostrare lo sviluppo realizzato dagli italiani nelle colonie. Le eccellenze sono state bandite da un conformismo settario e militante che ha negato chiunque abbia segnato la storia con grandi opere, riforme e progresso per creare l’unica nazione al mondo che si compiace del riconoscimento dei propri errori e guarda con angoscia al proprio passato.»