
(AGENPARL) – mer 18 ottobre 2023 Buonasera,
in allegato il comunicato stampa e una selezione di immagini relative alla
mostra “Mariana Ferratto. Libertà Clandestine” presentata questa mattina al
MAD Murate Art Distric di Firenze.
Da questo link è possibile scaricare una selezione di immagini
dell’allestimento e alcune foto delle opere in mostra.
https://we.tl/t-ZBCimP8Mfu
I crediti delle foto di allestimento sono i seguenti: Ph. Daniele Potenza –
MUS.E
Un saluto,
Ludovica Zarrilli
Comunicato stampa
*Mariana Ferratto. Libertà clandestine*
A cura di Valentina Gensini
Dal 19 ottobre 2023 al 7 gennaio 2024
*MAD Murate Art District*
Firenze
*Firenze, 18 ottobre 2023* – È *Libertà **c**landestine* – personale
dell’artista italo-argentina *Mariana Ferratto* – la nuova mostra che,
*realizzata
con il contributo di Fondazione CR Firenze,* troverà spazio negli ambienti
di *MAD Murate Art District* *dal 19* *ottobre **2023 al **7 gennaio
2024*. *Libertà
clandestine* è un progetto che affronta e racconta gli spazi di libertà e
creatività clandestina che i prigionieri politici argentini riuscirono a
conquistare durante la dittatura argentina del 1976-83. La mostra, curata
da Valentina Gensini e organizzata da MUS.E, espone opere inedite che
ruotano intorno a due nuovi progetti dell’artista: *Memoria de la materia,*
vincitore dell’Italian Council 2022, ambito premio per il sostegno alla
ricerca internazionale di artisti, curatori e critici, e *Affiorare*,
sviluppato durante la residenza che l’artista ha svolto presso Murate Art
District a partire da gennaio 2023.
Durante la dittatura in Argentina, molti istituti penitenziari sottoposero
i prigionieri politici ad un regime di isolamento e inattività come metodo
di distruzione fisica e psicologica. In segno di resistenza, si formarono
piccoli gruppi che portarono avanti delle attività alle spalle delle
guardie carcerarie. *Le opere in mostra* *raccontano questa esperienza*,
del potere della creatività come spinta alla sopravvivenza.
“*Una mostra che riporta con forza l’attenzione su vicende drammatiche
della storia della seconda metà del secolo scorso, raccontando attraverso
gli occhi dell’artista la dittatura argentina nell’esperienza personale e
collettiva* – commenta la vicesindaca e assessora alla cultura *Alessia
Bettini *- *Un progetto di resistenza che assume in questo luogo un
significato anche più ampio, andando a testimoniare ancora una volta il
significato dell’arte come motore di libertà, sopravvivenza e ricerca di
senso collettivo. Ed è importante che questo progetto arrivi a
completamento di un’esperienza di residenza al MAD, come parte integrante
del percorso artistico e del progetto complessivo”.*
“*La mostra di Mariana Ferratto entra in programmazione a seguito di una
residenza al MAD vinta dall’artista tramite bando, per una ricerca
artistica supportata dall’Italian Council per il progetto e la ricerca
internazionale tra Firenze, Buenos Aires, Santa Fe, C**ó**rdoba e Rosario,
presentata al pubblico grazie al contributo di Fondazione CR Firenze, porta
nell’ex carcere duro delle Murate la memoria di una storia di resistenza
femminile contro la dittatura argentina che prende il potere con Jorge
Rafael Videla partire dal 1976 *– spiega *Valentina Gensini*, direttore
artistico di MAD e curatrice della mostra -. *Le opere ricostruiscono atti
di resilienza in modo delicato e intenso: gesti silenziosi, azioni
artistiche, manufatti ricostruiscono la tenacia di un gruppo di giovani
uomini e donne che hanno condiviso la prigionia e poi la diaspora
conseguente all’esilio, e che si trovano ora idealmente ricongiunti nel
racconto delle invenzioni e dei diversivi escogitati per mantenere viva la
creatività, la memoria, la relazione e gli affetti anche in una condizione
di privazione e mortificazione, praticando arte, solidarietà, apprendimento
continuo e mutuale*”.
“*L’arte come sempre riesce a trasmettere messaggi forti* – commenta il
Direttore Generale di Fondazione CR Firenze, *Gabriele Gori* – *ad arrivare
prima e meglio a far comprendere la potenza di alcuni gesti, di alcune
esperienze, di alcuni linguaggi creativi e insoliti, di alcune originali
strategie che l’essere umano è capace di mettere in atto per sopravvivere,
come nel caso della storia dei prigionieri politici argentini che
incontriamo nella bella mostra di Mariana Ferratto. Il progetto, che trova
sede nel particolare contesto delle Murate, invita a nostro avviso anche a
una riflessione sull’importanza di sostenere le iniziative che incoraggiano
la creatività dei detenuti e l’espressione della loro personalità, in
favore del benessere e della salute mentale, all’interno degli istituti di
pena come anche nel primo periodo di libertà fuori dall’istituto
penitenziario*”.
“*La mia ricerca artistica* – racconta *Mariana Ferratto* – *ruota da
sempre intorno al tema dell’identità nelle sue molteplici declinazioni ed è
in intima connessione con la mia storia personale. Sono figlia di due ex
prigionieri politici, incarcerati durante il colpo di stato militare
argentino del 1976 e successivamente esiliati in Italia. Ho analizzato il
tema dell’identità da differenti punti di vista, ma nella mia ricerca non
sono mai tornata su quella parte di storia dell’Argentina che ha deviato il
regolare andamento della vita dei miei genitori e di conseguenza ha
condizionato il corso della mia. Per questo il progetto che presento vuole
essere una sorta di riconciliazione con questo nocciolo opaco da cui si è
sviluppato tutto il mio fare artistico. Il mio intento non è solo
personale: desidero ricongiungere le vicende soggettive a quelle collettive
dando voce alle testimonianze dei sopravvissuti, i quali hanno dovuto
convivere con un passato che ha cambiato per sempre la loro vita. Le opere
esposte sono la testimonianza di atti di resistenza e sottolineano il
potere della creatività come spinta alla sopravvivenza*”.
I vari ambienti di MAD propongono *storie di resilienza e di
amicizia*, *pratiche
di sopravvivenza intellettiva*, di custodia della memoria, di coltivazione
dell’affetto per i cari lontani, e per le nuove amicizie vicine.
Divisi tra la sala Anna Banti e le celle al primo piano, saranno proposti i
video della serie *Tutorials*. Questo lavoro costituisce *un’indagine
attorno ai manufatti **che i detenuti realizzavano in carcere come atto di
ribellione all’alienazione della loro personalità*. Per opporsi a questo
sistema *i prigionieri iniziarono a realizzare oggetti artistici* e di
artigianato con *strumenti di recupero* come osso finemente lavorato,
chiodi, fili colorati estratti dalla trama di asciugamani o pezzi di
lenzuola. I manufatti venivano lavorati nell’assoluta segretezza, in piena
notte, e portati fuori dalla prigione clandestinamente per poter essere
regalati alle persone care. La loro realizzazione poteva richiedere
settimane di lavoro e, viste le continue ispezioni, non vi era certezza
dell’arrivo a destinazione. Le diverse attività artistiche passavano da una
cella all’altra e da una prigione all’altra attraverso i trasferimenti. Nel
passaggio di mano in mano si raffinavano, sperimentando vere e proprie
tecniche artistiche innovative.
Tramite una serie di interviste agli ex detenuti, l’*artista ha creato dei
video in formato tutorial *che raccontano e spiegano *le diverse tecniche
adottate e perfezionate nel tempo*.
Davanti ad ogni video *una postazione attrezzata permetterà* *ai visitatori
di mettere in pratica il tutorial che hanno davanti*, trasformando di fatto
la mostra in un *laboratorio permanente*.
Nella sala *Anna Banti* saranno inoltre esposte tavole disegnate o
realizzate a collage dal titolo *“Archivio dell’artigianato clandestino”* che
analizzano i vari manufatti dei detenuti e riportano frammenti delle
interviste. In queste tavole gli oggetti sono visualizzati come se fossero
dei reperti archeologici, riprendendo alcuni codici stilistici tipici della
schedatura repertuale archeologica e scientifica. In una parete saranno
esposti 28 disegni di *gesti delle mani*, *uno per ogni lettera*
dell’alfabeto, *l’Abbecedario del linguaggio carcerario*, attraverso cui si
poteva comunicare a distanza, in silenzio, se si aveva a disposizione un
campo visivo sufficiente. Di fronte, una struttura composta dalla
sovrapposizione di elementi d’arredo trovati all’interno di MAD Murate Art
District: questo “palco” improvvisato sarà teatro di una performance
durante l’inaugurazione della mostra. I performer – selezionati tramite
call con il coinvolgimento anche di Accademia di Belle Arti Firenze –
reciteranno, *utilizzando il linguaggio dei segni carcerario,* un frammento
di una *poesia scritta dai detenuti durante il periodo di reclusione;*
l’azione avviene su un’architettura instabile, che ricorda le strutture
improvvisate che i prigionieri costruivano dentro le celle *per poter
raggiungere le piccole finestre posizionate in alto e, attraverso questo
linguaggio, comunicare con gli altri*. Un video della performance
realizzata dall’artista sarà disponibile nei giorni successivi
all’inaugurazione e per tutta la durata della mostra.
Infine, negli spazi del *carcere duro* sarà presentata l’installazione
audio *Affiorare*: un’ottantina di piccoli fiori realizzati dagli studenti
dell’Accademia di Belle Arti di Firenze durante i workshop tenuti durante
la prima residenza dell’artista al MAD accoglierà i visitatori in questo
luogo di dolore. *Tre gra**ndi fiori **di argilla realizzati dall’artista
diffonderanno le storie delle prigioniere politiche* raccontando storie di
resistenza, momenti di collaborazione e amicizia nel contesto del carcere
argentino. Gli audio testimoniano le conversazioni e i passaggi di
informazioni attraverso le viti delle cuccette o i tubi delle fognature ma
anche i corsi di teatro tenuti lontano dagli sguardi delle sentinelle, o la
“trasmissione radio” tenuta a turno dalle detenute attraverso le tubature
per condividere conoscenze, abilità, memorie: per ritrovare un senso
collettivo ad una esistenza difficile e alienante.
*Ludovica V. Zarrilli*
*Ufficio stampa MUS.E*
*Tabloid società cooperativa*
*Via G. dalle Bande Nere, 24 – Firenze*
*www.tabloidcoop.it*
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