(AGENPARL) – mer 19 aprile 2023 SINTESI
Il prezzo è giusto?
Tra fattori congiunturali, politiche e dinamiche di filiera
Aprile 2023
La fiammata inflazionistica e le retribuzioni – Dopo anni di inflazione bassa o negativa, nel corso del 2022 e nei primi mesi del 2023 – sulla scorta degli effetti del conflitto russo-ucraino – l’inflazione in Italia ha superato l’8%, di fatto erodendo di una mensilità la capacità di consumo delle famiglie.
La crescita dei prezzi, più accentuata per i beni alimentari (+13,2% nel 2022) rispetto ai servizi, ha avuto un impatto decisamente più marcato sulle fasce di popolazione meno abbienti: nel 2022, infatti, il differenziale inflazionistico tra le famiglie con livelli di spesa più esigui e quelle più agiate raggiunge i 4,9 punti percentuali (+12,1% contro +7,2%), a fronte di 0,8 punti nel 2021.
La forte crescita dei prezzi ha spinto al rialzo i valori della spesa per consumi delle famiglie, che hanno raggiunto nel 2022 i 1.116 miliardi (+90 MLD rispetto ai 1.028 del 2021), accompagnati tuttavia da una forte flessione del potere d’acquisto (-3,7% nel quarto trimestre 2022 su base tendenziale). Tale dinamica trova conferma anche considerando il rapporto tra valori e volumi del commercio al dettaglio, che tra gennaio 2022 e gennaio 2023 vede crescere i valori della spesa del 6,2% mentre i corrispondenti volumi registrano una flessione di 2,4 punti percentuali. Ciò vale in particolare per i beni alimentari, più colpiti dalla fiammata inflazionistica, per i quali la divaricazione tra volumi (-4,4%) e valori (+7,5%) subisce una più forte accelerazione.
Le dinamiche di prezzo dei beni energetici – La crescita dell’inflazione è stata determinata in particolar modo (per il 75% secondo Bankitalia) dall’incremento del costo dei beni energetici, il cui prezzo, anche in forza di meccanismi speculativi, è aumentato significativamente nel 2022 per poi decrescere nei primi mesi del 2023, pur mantenendo valori superiori alle medie storiche.
Particolarmente rilevante è il caso del gas, la cui quotazione al mercato di Amsterdam (TTF) ha raggiunto i 141 euro al mc nel 2022 – un valore circa 9 volte superiore al dato del 2019 – per attestarsi a 57 euro nel primo trimestre del 2023.
Tale incremento si è prevedibilmente tradotto in un maggiore esborso per le famiglie, la cui spesa annua per il gas naturale si è attestata a 1.786 euro nel 2022 ed è stimabile (proiettando i valori del primo trimestre) a 1.301 euro per il 2023, valori decisamente più significativi rispetto ai 1.074 euro del 2019. Per quanto riguarda l’energia elettrica, invece, se da un lato il Prezzo Unico Nazionale – vale a dire il prezzo di riferimento all’ingrosso dell’energia elettrica che viene acquistata sul mercato della Borsa Elettrica Italiana – presenta un andamento decrescente, passando dai 304 euro al Mwh del 2022 ai 160 del primo trimestre del 2023, dall’altro la spesa per le famiglie non accenna a diminuire: è possibile stimare, infatti, tenendo anche conto della scadenza al 31/3 di alcuni interventi governativi di supporto alle famiglie, che l’esborso per l’energia elettrica di una famiglia media rischia di passare dai 1.316 euro del 2022 a oltre 1.400 (proiezioni Eures) nel 2023 (era pari a 558 euro nel 2019).
Gli effetti dell’inflazione sui consumi alimentari e le logiche di filiera – La notevole crescita dell’inflazione, più marcata per i prodotti alimentari, ha avuto maggiori ricadute per i segmenti più fragili del corpo sociale. Ad esempio il 74,9% degli anziani – stando ai risultati di un’indagine condotta nel 2023 dalla Uilp – ha dovuto operare “tagli” alla spesa per i prodotti alimentari, per la casa e per farmaci e visite mediche; l’88,3% ha dovuto fare diverse rinunce per l’elevato costo della vita: oltre l’80% ha rinunciato a cene fuori e viaggi; il 69% ad andare a cinema/teatro; il 57,2% al caffè al bar; il 53,5% ai propri hobby/sport e il 48,8% alla propria cura personale.
L’inflazione ha altresì determinato cambiamenti nei comportamenti di consumo della popolazione: nel 2022 la quota di mercato dei discount ha infatti raggiunto il 22% (a fronte del 18% del 2019) ed i prodotti a Marchio Del Distributore (MDD) hanno raggiunto vendite pari a 12,8 miliardi, in crescita del 9,4% sul 2021.
Il tentativo di comprimere i costi virando su prodotti più convenienti, tuttavia, non ha consentito di evitare un aumento generalizzato dei prezzi, che peraltro hanno registrato incrementi disomogenei nelle diverse città, probabilmente in presenza di comportamenti speculativi all’interno della catena del valore: anche considerando i soli beni alimentari “essenziali” (pane, pasta, olio, uova, zucchero, caffè, ecc.) tra gennaio 2022 e gennaio 2023 il costo è infatti aumentato del 26,7% nella provincia di Bologna, del 26,1% a Napoli, del 22,9% a Roma, del 20,5% a Palermo, del 19,7% a Firenze e del 18,8% a Milano, cui corrisponderebbe, in valori assoluti, un aumento della spesa familiare annua compreso tra i 1.506 euro di Bologna e i 1.060 di Milano.
L’incremento del costo dei beni alimentari, risente inoltre dei “passaggi” interni alla filiera, talvolta non del tutto “coerenti”: sebbene infatti il costo del grano nel primo trimestre 2023 abbia registrato una leggera flessione (da 0,39 a dicembre 2022 a 0,38 a gennaio 2023), il prezzo del pane a gennaio 2023 sfiora i 4 euro al Kg (3,93, contro i 3,44 del 2022 e i 3,1 euro/kg del 2019). Analogamente, il costo di un kg di pasta al dettaglio si attesta mediamente nel 2023 a 2,28 euro, con un rincaro di circa 50 centesimi sul 2021 e di circa 1 euro sul 2019.
Altrettanto significativo risulta il “caso del latte”, il cui prezzo alla stalla passa da 0,37 euro/1 litro del 2021 a 0,59 del 2023 (per effetto degli accordi tra le società acquirenti e i produttori, resosi necessario per coprire l’aumento delle spese di foraggio degli animali e di energia), pesando per meno di un terzo sulla composizione finale del prezzo, che raggiunge 1,77 euro al litro (+30 centesimi sul valore del 2022 e +33 su quello del 2021), arrivando a superare i 2 euro a Roma (2,04 contro 1,46 a Napoli e 1,34 a Milano).
Numerose sono le “anomalie” anche nel settore ortofrutticolo: per quanto riguarda ad esempio le arance, mentre rimane stabile il costo all’origine tra gennaio 2022 e gennaio 2023 (0,45 e 0,42 euro/kg), il prezzo all’ingrosso passa da 0,78 centesimi a 1 euro, mentre quello al dettaglio raggiunge i 2,04 euro (+24 centesimi rispetto al 2021), un valore pari a circa 5 volte il prezzo all’origine.
Una dinamica analoga si riscontra anche per i limoni, il cui prezzo all’origine aumenta di 0,4 centesimi, a fronte di +20 centesimi sulla vendita all’ingrosso (da 1,36 euro a 1,56 euro/Kg) e al dettaglio (da 2,34 a 2,54 euro, ovvero 4 volte il prezzo all’origine).
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