
(AGENPARL) – lun 21 novembre 2022 Le donne e gli uomini della Polizia di Stato sono
quotidianamente impegnati a mettere in campo
ogni risorsa necessaria per combattere la vio
lenza contro le donne, analizzando il fenomeno
sotto tutti i punti di vista, cercando di indivi
duarne le cause per poter intervenire in tempo,
prima che sia troppo tardi.
Ogni operatore ha ben chiaro che l’esigenza di
perseguire i colpevoli deve andare di pari pas
so con l’obiettivo di tutelare, con tempestività,
le vittime di questi reati particolarmente odio
si, nei quali la violenza si consuma in contesti
familiari, domestici, di relazione. L’impegno,
sostenuto da un investimento continuo nella
formazione di tutti gli operatori, è quello di inter
cettare le condizioni di sofferenza delle donne
e dei loro gli in modo da riuscire a mettere in
campo tutti gli strumenti di intervento a dispo
sizione.
Questa pubblicazione vuole rivolgersi special
mente a chi vorrebbe denunciare, perché l’o
biettivo della Polizia di Stato è fare in modo che chi si rivolge ad un ufcio di polizia si
senta al sicuro non solo dalla violenza, ma dal giudizio e dal pregiudizio, perché ha di
fronte persone che comprendono il suo problema, che ascoltano e possono aiutare
a risolverlo.
Il messaggio che voglio dare, anche quest’anno, alle vittime, è di non sentirsi sole, di
non colpevolizzarsi per le loro stesse sofferenze, di trovare il coraggio di denunciare.
Chi si trova a vivere e subire una situazione di violenza deve sapere che la Polizia di
Stato è pronta a proteggerla e supportarla.
“È impressionante il numero di donne colpite, offese, violate”, nota con dolore il Papa
che più e più volte, nel corso del suo Ponticato, ha volto l’attenzione del mondo su
questa piaga.
Non possiamo ignorare il grido delle donne vittime di violenza.
Papa Francesco esorta, in particolare, a pregare e impegnarci, tutti, per le tante donne
che ogni giorno subiscono maltrattamenti nel mondo.
Sono “una vigliaccheria e un degrado” per gli uomini e “per tutta l’umanità” le varie
forme di maltrattamento che subiscono molte donne.
Non ha usato mezzi termini Papa Francesco per parlare di questo dramma dai molti
volti, levando, ancora una volta, la sua voce e la sua preghiera in difesa delle tante
donne che nel mondo ogni giorno continuano a subire violenza psicologica, verbale,
sica e sessuale.
Molto è stato fatto, in questi anni, per
arginare il fenomeno della violenza
contro le donne, e ciò grazie agli stru
menti normativi di cui siamo in pos
sesso e all’elevata specializzazione,
più che trentennale, maturata in mate
ria dalla Polizia di Stato.
Sono state perfezionate le procedure
sia del “pronto intervento” che inve
stigative ma, soprattutto, si è agito a
livello preventivo, attraverso le misure
di carattere amministrativo,
in primis
a mezzo dell’ammonimento del Que
store, che è risultato estremamente
efcace.
Gli aspetti subculturali che alimenta
no il fenomeno della violenza contro
le donne richiederanno tempi lunghi
per essere estirpati. Tuttavia, appare
urgente intervenire nell’immediato per
contenere il fenomeno e abbattere il
numero dei femminicidi.
Vi sono sintomi che precedono il vericarsi di queste tragedie che andrebbero colti da
tutti gli attori, pubblici e privati, coinvolti in queste tematiche, in modo che le autorità
responsabili possano essere messe in condizione, sin dal maturare dei primi segnali,
di gestire efcacemente i casi ritenuti più a rischio.
La parola magica è
ammonimento,
misura amministrativa che dà potestà al Questo
re di incidere in modo rapido sulla pericolosità delle persone che agiscono in situazioni
di violenza domestica o di atti persecutori.
Non possiamo aspettare che gli episodi si ripetano sempre più violenti. Con l’ammo
nimento il Questore può incidere sul rischio di recidiva, evitando che quei comporta
menti si ripetano e che, secondo quello che si denisce il
ciclo della violenza
, possano
sfociare, in casi estremi, nella sica soppressione della donna.
Grazie al Protocollo “Zeus”, l’ammonito viene messo in condizione di scegliere, re
sponsabilmente, la possibilità di intraprendere un percorso virtuoso di “recupero” pre
cipuamente nalizzato a far maturare nell’interessato la consapevolezza del disvalore
del proprio comportamento, usufruendo delle capacità speciche di professionisti im
piegati nei Centri dedicati agli autori di comportamenti violenti o persecutori.
Attualmente, il Protocollo Zeus è operativo nella metà delle province d’Italia.
La percentuale di ammoniti che hanno aderito al trattamento e che sono, suc
cessivamente, risultati recidivi (cioè sono stati denunciati per maltrattamenti
in famiglia o atti persecutori) è stata, in media, dell’11%; quindi circa il 90% di
questi non commette ulteriori comportamenti violenti dopo aver seguito tale
percorso.
In nessuno dei casi di femminicidio registrati quest’anno al presunto autore era
stato irrogato un ammonimento o altra misura di prevenzione.
Aiutiamo le donne a difendersi, ad abbandonare quelle catene che non permet
tono loro di liberarsi dalla spirale della violenza, rassicurandole sul fatto che non
saranno mai sole. Bisogna che tutti gli attori della sicurezza operino in sinergia,
in un incessante lavoro di squadra.
È parte di questo impegno di squadra anche il contributo fornito dalla
Direzione Centrale Anticrimine nei mesi scorsi nel quadro delle iniziative di
revisione e rafforzamento della normativa di settore, conuita in apposite
proposte di legge.
L’AMMONIMENTO
Nasce per garantire alla vittima una tutela rapida ed anticipata
rispetto alla denizione del procedi
mento penale e consiste nell’avvertimento, rivolto dal Questore allo stalker o al maltrattante, di astenersi
dal commettere ulteriori atti di molestia o violenza domestica.
Ricorrere all’ammonimento è molto sem
plice
. La vittima deve esporre i fatti a qualsiasi ufcio di Polizia o Carabinieri e avanzare richiesta al Questo
re di ammonimento nei confronti dell’autore delle condotte persecutorie o della violenza domestica. Il Que
store, vericati i fatti, adotterà il provvedimento e l’autore verrà difdato alla prosecuzione delle condotte.
Non mi faccio portare
da nessuna parte
a farmi battere il cuore
non mi faccio rompere
in pezzi che non so più
come aggiustare
© GeoNames, Microsoft,TomTom
Anche se l’approccio maturato in questi anni di esperienza ha insegnato che nella fase
della prevenzione c’è ancora spazio per il dialogo,
l’ammonimento resta un atto del
Questore
e la sua notica è un atto formale e solenne.
La percentuale di ammoniti che hanno aderito al trattamento
e che sono, suc
cessivamente, risultati recidivi (cioè sono stati denunciati per maltrattamenti in fa
miglia o atti persecutori)
ha un andamento decrescente nel tempo
. Se nel 2020
i soggetti denunciati per atti persecutori dopo essere stati ammoniti erano il 20% di
tutti quelli a cui era stato irrogata la misura di prevenzione, nel 2022 la percentuale
scende al 9%. Stesso andamento per le persone ammonite per violenza domestica.
Sono 54 le Questure
(47% rispetto a tutti gli ufci presenti sul territorio nazionale)
che hanno rmato dei Protocolli
oppure hanno avviato interlocuzioni per l’invio e la
presa in carico delle persone ammonite da parte di Centri specialistici.
La sottoscrizione di questi Protocolli
non rappresenta una mera dichiarazione di in
tenti, ma
prevede anche la formazione specica per il personale delle Divisioni
Anticrimine
e la loro efcacia è dimostrata dai dati: pur rappresentando solo il 47%
di tutte le Questure, in quelle sedi sono stati irrogati il 54% di tutti gli ammonimenti
emessi nel periodo.
Anche quest’anno racconteremo alcune storie, tutte vere, con la speranza che le di
verse testimonianze e l’epilogo di ogni singola vicenda siano in grado di allontanare
ogni paura e rappresentare lo stimolo a chiedere aiuto e denunciare.
Lo scopo è, come sempre, quello di informare a qualsiasi livello, per non ri
schiare di “normalizzare” queste tragedie, per non lasciare spiragli ad alcuna
giusticazione,
soprattutto mediatica,
per far riettere tutti
e non solo nelle gior
nate simboliche,
per dare la forza alle donne che si rispecchiano nelle vittime
di denunciare, perché questo è l’unico modo per salvarsi da una violenza che,
giorno dopo giorno, può anche uccidere.
Gli scenari raccontati consentono anche
a chi non è direttamente coinvolto, ma solo testimone, di conoscere e comprendere
meglio la realtà della violenza domestica e sostenere chi la sta subendo.
Come diciamo spesso, informare è importante per indicare
qual è la giusta eti
chetta da dare a certi comportamenti, soprattutto quando rientrano nella sfera in
tra-familiare, dove il legame con l’abusante rende sempre, tutto, difcile.
La relazione violenta, in modo simile a ogni relazione amorosa, inizia con un “ti amo”
e riparte con un “ti amo”. Nel mezzo accade, ciclicamente, qualcosa per cui la donna
si carica di sensi di colpa, crede di aver sbagliato e di avere, ogni volta che succede,
nuovamente scatenato l’inferno, mentre il suo uomo si adira e lei si convince che sia
colpa sua se è alza le mani.
Lui è lo stesso che l’ha riempita di attenzioni e promesse; lo stesso che ha giurato
di non poter vivere senza di lei. Non mancano i casi in cui l’orco è una insospettabile
persona di famiglia.
Quello non è amore, ma dolore, imbrigliamento, soffocamento, perno schia
vitù
. Il maltrattamento disorienta, imbriglia e poi ammazza; inizia dalla voglia di vivere
e respirare, no ad annientare coscienze e corpi.
Non si muore di amore
, quello che spegne si chiama in un altro modo: il suo nome
maltrattamento
e di fronte ad esso, bisogna reagire per salvarsi!
STORIA DI GIULIA
È una tarda serata di dicembre. Giulia, giovane
universitaria, si presenta con la mamma
presso l’Ufficio denunce della Questura, decisa
a denunciare il suo ex fidanzato, Marco. La
relazione tra i due ragazzi è terminata da poco,
ma lui non si rassegna, si trattiene a lungo, quasi
Dr.ssa Mariapia Marinelli
Dirigente la Divisione Anticrimine
di Teramo
IL RAPPORTO AUTORE VITTIMA
STORIA DI BLANCA
La Sala Operativa della Questura di Bergamo rice
ve nella notte la telefonata di una donna in lacri
me, talmente agitata da non riuscire a riferire altro
se non il suo indirizzo di casa. Giunti sul posto, gli
Agenti notano macchie di sangue sul pavimento e
sugli indumenti della richiedente, Blanca, cittadina
equadoregna di 38 anni, e della figlia di 18 anni. Le
due donne, in lacrime e in stato di shock, riescono
a riferire quanto accaduto solo dopo essere state
dimesse dall’Ospedale: Blanca racconta di esse
re stata violentemente percossa, durante una lite
nata per motivi di gelosia, dal proprio compagno
Juan, il quale si era scagliato anche contro la figlia
che, svegliata dalle urla della madre, aveva invano
Dr. Marco De Nunzio
Dirigente la Divisione Anticrimine
di Bergamo
…DAVANTI A UN Caffè
Se nel 1974, per conquistare uno spazio di libertà e rispetto le donne
hanno avuto bisogno di scendere in piazza, oggi hanno bisogno di nuo
vi spazi pubblici.
Spazi di socialità, in grado di rappresentare anche un porto sicuro per per
sone in difcoltà, in attesa dell’intervento risolutivo delle forze dell’ordine.
Da questa esigenza è nato
#sicurezzaVera
il progetto che vede
coinvolti gli oltre 300mila bar e ristoranti del Paese in un presidio
di legalità sul territorio
grazie al Protocollo di intesa siglato con la
Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato.
Siamo consapevoli che, nell’epoca delle città diffuse, svuotate, sper
sonalizzate e spesso percepite come meno sicure, a dispetto dei dati
oggettivi che dicono il contrario, una associazione di categoria come
la nostra può e deve attualizzare il suo ruolo dando vita a progettualità
trasversali come “derivate” di quella puramente sindacale.
Come gestori di pubblici esercizi vogliamo assumere la corre
sponsabilità di incrementare i livelli di sicurezza
, reale e percepi
ta, delle persone, in particolare delle donne, che vivono le nostre città
e i nostri locali.
#sicurezzaVera
bar, ristoranti e locali diventano luoghi senti
nella utili a rafforzare la rete di pubblica sicurezza
cooperando con
le forze dell’ordine per prevenire ed eventualmente intercettare compor
tamenti offensivi, molesti e violenti verso le donne e le persone fragili.
Una piccola rivoluzione, che piccola non è.
Valentina Picca Bianchi
Presidente Gruppo Donne imprenditrici FIPE
STORIA DI DANIELA
Questa è la storia di una ragazza come tante altre, origi
naria del Nord Africa ma cittadina italiana, desiderosa di
vivere liberamente la propria vita. Questa ragazza, però,
non ha fatto i conti con il volere della propria famiglia,
che le ha già trovato il fidanzato e futuro marito nel
Paese di origine.
Il suo calvario inizia nell’estate di tre anni fa …ma la
storia ve l’ha già raccontata la titolare del bar a cui la
ragazza confida le sue paure…
Quando i genitori vengono a sapere che la giovane si è
fidanzata con un altro ragazzo e la minacciano con paro
le come “Ti sgozzo, ti faccio affogare in mare” si rivol
ge alla Polizia, accompagnata dalla titolare del bar. La
giovane sporge denuncia e viene collocata in una strut
Quando la famiglia la scopre, quando la sua scrupo
losità nel non farsi notare inciampa, iniziano le
minacce: che lasci il ragazzo italiano e sposi
chi è stato deciso per lei. È spaventata, ha
STORIA DI AMINA
Amina aveva conosciuto l’ex fidanzato qualche anno
Dr. Alessandro Tundo
Dirigente la Squadra Mobile di Viterbo
STORIA DI SOFIA
Per più di un anno e mezzo, Sofia, giovane
studentessa universitaria, aveva subito dal
compagno, geloso in modo ossessivo, condot
te violente, minacciose e persecutorie, che
sembravano connotate da un progressivo e
pericoloso aumento di intensità. La ragazza si
decide a rivolgersi alla Polizia di Stato.
Sofia racconta che durante la relazione veni
va continuamente controllata, attraverso il
cellulare, i profili social, i diari. La ragazza era
L’osservatorio privilegiato delle Divisioni Anticrimine ci consente, anche quest’anno,
di poter leggere in una ottica di analisi nalizzata all’applicazione delle misure di pre
venzione e a nuove possibili strategie per prevenire la commissione di reati, alcuni
eventi tra cui, appunto, i cd femminicidi, traducendo gli eventi anche in dati statistici.
Si parte dal femminicidio, utile termine per dare un nome proprio a un evento che
altrimenti rischierebbe di rimanere invisibile, un vero e proprio fenomeno di donne
uccise per aver messo in discussione il loro ruolo, “
donne uccise in quanto donne,
o perché non sono le donne che la società vorrebbe che fossero”
(secondo la
denizione della convenzione di Istanbul).
Vengono distinti, per ogni singolo episodio, l’ambito in cui lo stesso è maturato, la
motivazione che ha portato l’autore a uccidere la donna, sulla base delle
prime risul
tanze investigative,
vericando e valutando se siano state correttamente messe in
atto le forme di tutela previste dal legislatore o dalle circolari e le direttive emanate
dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato in materia.
Lo scopo è focalizzare i “fattori di rischio” o di “vulnerabilità”, comprendere la
reale matrice della violenza contro le donne e mettere in atto ogni utile inizia
tiva volta a tutelare la vittima.
A mero titolo di esempio vengono fatti rientrare nella casistica dei femminicidi, i casi
in cui la donna è stata uccisa dal partner o ex, per la mancanza di accettazione della
separazione, gelosia incontrollabile anche successivamente al divorzio, non accetta
zione di una nuova storia d’amore oppure dal padre che non accetta il riuto della glia
di seguire i costumi religiosi/culturali familiari.
Dr.ssa Paola Pentassuglia
Dirigente il Commissariato Tivoli-Guidonia
della Questura di Roma
I casi hanno questo in comune:
è sufciente
una richiesta di separazione
un sospetto
sulla fedeltà
della propria compagna o
una lite
perché
il soggetto predominante
, in questi casi
quello maschile,
si senta legittimato ad agire.
Entrano allora in gioco elementi come la brama di possesso, l’impossibilità di
accettare un riuto o di controllare gli istinti violenti, tipici di quella “ideologia di
matrice patriarcale” che è al centro della denizione di “femminicidio”: l’uccisione
della vittima ne è una conseguenza.
Tale distinzione e analisi viene effettuata poiché si ritiene importante
veicolare que
ste informazioni nel modo più aderente possibile alle circostanze in cui gli
omicidi maturano, al ne di evitare che una erronea interpretazione di dati sta
tistici possa inuire negativamente oltre che sul senso di sicurezza e ducia
nelle Istituzioni, soprattutto nelle potenziali vittime che non si sentirebbero
più motivate a denunciare, lasciandole a un errato senso di impotenza.
In realtà è proprio il ricorso agli strumenti che il legislatore ha messo a disposizione
che ci consente di poter leggere positivamente una costante diminuzione dell’inciden
za di questi episodi: il 43% delle donne uccise nel 2020 aveva come movente il cd
femminicidio. Tale percentuale scende al 34% nel 2022.
Sono oltre
i soggetti a cui è stato noticato un ammonimento per violenza
domestica o atti persecutori dal 2020 ad oggi: solo 1 di questi si è poi reso autore di
quello che deniamo “femminicidio”.
Sono oltre
i soggetti a cui è stato
noticato un ammonimento per violenza
domestica o atti persecutori dal 2020 ad
oggi: solo 1 di questi si è poi reso autore di
quello che deniamo
“femminicidio”.
STORIA DI NINA
L’APP YouPol
In concomitanza con l’emergenza
COVID-19 e nel periodo del lockdown,
è stata implementata l’“app” della Poli
zia di Stato YouPol, attraverso la quale
i cittadini possono “chattare”, anche in
modo anonimo, con le Sale Operative
delle Questure per segnalare situazio
Solo se
è un’emergenza,
utilizza
l’APP YOUPOL
per segnalare
reati di violenza domestica.
a cura di
Differenza Donna APS
numero di pubblica utilità
attivato, dal 2006, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipar
timento per le Pari Opportunità e gestito dal 1° luglio 2020 dall’Associazione Differenza Donna – per molte
persone
rappresenta un primo passo importante per uscire, o tentare di uscire, dall’isolamento e
dalle difcoltà di una situazione di violenza.
È gratuito, attivo tutti i giorni 24 ore su 24
Aggressioni che comportano l’uso della forza
o comportamenti di trascuratezza,
privazione, sequestro.
Spintoni, botte, pugni, calci, ferite, lacerazioni,
punture, fratture, bruciature.
Tentativi di strangolamento.
Trascinare la donna per i capelli, o per altre
parti del suo corpo.
Aggredire la vittima con un’arma
(coltello, pistola ecc.).
Far del male agli animali domestici.
Ho 45 anni e sono orfano da quando ne avevo
18. Ho vissuto tutto il periodo precedente all’o
micidio, tutta la
VIOLENZA FISICA
VIOLENZA PSICOLOGICA
VIOLENZA SESSUALE
VIOLENZA ECONOMICA
TIPOLOGIE DI
Comportamenti che danneggiano l’identità e
l’autostima della donna che li subisce.
Può precedere e/o accompagnare
la violenza sica, in modo da rafforzare il controllo
sulla partner attraverso la paura e l’umiliazione.
Isolamento.
Forte gelosia e possessività.
Deprivazione delle risorse per i bisogni di base.
Intimidazioni, denigrazioni, umiliazioni.
False accuse, colpevolizzazioni della donna.
Comportamenti nalizzati a produrre
dipendenza economica o a imporre
impegni economici non voluti.