
(AGENPARL) – lun 03 ottobre 2022 AGENDA EDUCAZIONE UNIONE BUDDHISTA ITALIANA:
È NECESSARIO RIPENSARE “I SAPERI” PER FORNIRE A BAMBINI, RAGAZZI E EDUCATORI LE GIUSTE COMPETENZE PER AFFRONTARE UNA REALTA’ SEMPRE PIU VARIEGATA
È ciò che emerge dal convegno Semi di futuro: consapevolezza e cura nell’azione educativa, promosso dall’Agenda Educazione UBI
COMUNICATO STAMPA
Roma, 3 ottobre 2022 – L’Agenda Educazione dell’Unione Buddhista Italiana ha promosso il convegno Semi di futuro: consapevolezza e cura nell’azione educativa, un appuntamento dedicato alla scuola e ai suoi protagonisti per conoscere, mettere a fuoco e valorizzare i punti di pregio di alcune proposte educative già presenti all’interno delle scuole italiane. In un mondo che cambia così velocemente, è necessario ripensare “i saperi” in un’ottica nuova, offrendo la possibilità a bambini, ragazzi e educatori di sviluppare sempre più conoscenze e competenze per affrontare una realtà sempre più variegata, globale e interconnessa.
L’appuntamento prova a rispondere alle domande che si presentano ad insegnanti ed educatori di oggi: quale tipo di ambiente influenza maggiormente i bambini e il loro sviluppo? Che relazione c’è tra bellezza e cervello e che ricadute ha questa relazione sui processi di apprendimento? Come possiamo sensibilizzare maggiormente bambini e ragazzi nei confronti del Pianeta?
Tra le avanguardie educative più innovative, il professore Italo Fiorin, Presidente della Scuola di Alta Formazione “Educare all’incontro e alla solidarietà” (EIS) dell’Università LUMSA di Roma ha illustrato il Service Learning, un’idea di scuola civica come luogo di incontro tra sapere formale e informale che si realizza nell’integrazione tra scuola e territorio e nella realizzazione di esperienze di apprendimento significativo con finalità di interesse sociale. Citando le indicazioni nazionali del 2012, il professor Fiorin ha ricordato che “La scuola è investita da una domanda che comprende insieme l’apprendimento e il saper stare al mondo. Già la parola apprendimento segnala uno spostamento di focus dalla scuola dell’insegnamento alla scuola dell’apprendimento. Ci sono sull’apprendimento tante chiavi di interpretazione, in particolare due rapporti il Libro Bianco dell’Unione Europe adel 1995 e il rapporto per l’Unesco curato da Jacques Delors. Entrambi parlano di ‘Insegnare ad apprendere’ ma mentre il Libro Bianco pensa al ruolo della scuola soprattutto in una relazione funzionale con il mondo dell’economia che cambia, per cui, la scuola di qualità è quella che sa rispondere alle sollecitazioni di un cambiamento costante. In sostanza, insegnare ad apprendere è la cosa essenziale, così facendo, però, si colloca la scuola in una funzione di subordine rispetto ad un potere esternoalla scuola che di volta in volta dice che cosa è importante da apprendere. Nel rapporto Delors, invece, con i suoi famosissimi 4 pilastri (insegnare ad apprendere, insegnare a fare, insegnare a vivere e a convivere con gli altri i) si dice che l’apprendimento può essere declinato in maniera molto più articolata e complessa e che il cuore è dentro l’educazione e non fuori”.
Constance Miller, Presidente dell’Associazione educazione Etica, Emotiva e Sociale (eduEES), partner ufficiale della Emory University e insegnante di meditazione e pedagogia contemplativa e Paolo Eramo, membro del direttivo eduEES, hanno raccontato il progetto SEE Learning: coltivare benessere, resilienza, inclusione a scuola, un programma innovativo che sostiene un’educazione “del cuore e della mente” e che fornisce ad insegnanti ed educatori gli strumenti necessari per sviluppare e potenziare specifiche capacità legate all’intelligenza emotiva, sociale ed etica. “Ogni volta che incontriamo un’altra persona, siamo l’ insegnante e siamo colui che apprende. Ogni volta. Ogni parola, ogni gesto, ogni comportamento, ogni reazione, stiamo insegnando al mondo qualche cosa e, incontrando l’altro, stiamo imparando anche noi. Alla base siamo esseri umani. Le parole di Martin Luther King ci ricordano che l’intelligenza non è sufficiente, intelligenza più valori, questo è l’obiettivo della vera educazione”.
Il progetto To bee or not to bee – costruire comunità dall’io al noiè un percorso didattico a cura dell’Agenda Educazione UBI che si ispira alla società delle api. Attraverso un percorso interattivo e graduale che coinvolge tutti i sensi, i bambini scoprono le loro capacità di fare e di essere comunità: attività contemplative, immaginative e creative sono diventati i mezzi per capire come prendersi cura non solo degli alunni ma anche dei docenti e genitori. Le competenze sviluppate tramite il progetto non riguardano solo le diverse discipline e, in particolare l’educazione ambientale e l’educazione civica, ma anche tutti le skills ad esse connesse quali la cooperazione, l’empatia, il pensiero critico e il senso di responsabilità. Una delle dimensioni di fondamentale importanza su cui i bambini hanno lavorato è quella del tempo: proprio come le api, rispettose di ogni ciclo stagionale, i bambini sono stati lasciati liberi di procedere con gradualità, senza forzare i tempi di apprendimento. Non è il risultato a contare, ma il processo attivato dal percorso proposto. Il progetto fonda le proprie basi su una sperimentazione avviata nell’aprile del 2021 presso la scuola “G. Mazzini” di Terni e che ha proseguito la sua implementazione durante tutto l’anno successivo in altri istituti a Milano, a Garbagnate Monastero, a Baldissero Torinese e ad Ameglia, coinvolgendo ben ottocento bambini e più di un ottanta docenti.
Spazio anche alla “scienza dell’educazione”: la dottoressa Erica Francesca Poli, medico psichiatra, psicoterapeuta e counselor, attraverso l’epigenetica, le neuroscienze e la neuroestetica, ha mostrato che è possibile far crescere i più piccoli nella bellezza sviluppando i loro talenti naturali.
“Il nostro DNA vive in una dimensione bidimensionale: ciò che siamo dipende tanto dal codice genetico già dentro di noi quanto dalle condizioni esterne.” spiega la dottoressa Poli. “L’epigenetica è la scienza che studia quel che sta sopra la genetica. Gli studi epigenetici analizzano in che modo l’ambiente esterno incide sul nostro sviluppo cerebrale, sull’insieme delle relazioni che si creano già durante la gestazione durante lo sviluppo della rete neurale. L’ambiente è inteso non solo secondo la componente materica, ma in particolar modo in termini relazionali. L’epigenetica ci dà la visione di quanto gli esseri umani siano degli esseri relazionali, e ciò apre ad una grande opportunità per gli educatori.”
La dottoressa Poli continua il suo speech concentrando l’attenzione sul valore della bellezza nell’educazione. “Quando si parla di educazione si pensa sempre di coltivare un seme e farlo crescere, ma oggi è importante farlo crescere nella bellezza. Da un punto di vista delle neuroscienze, torniamo a ribadire un concetto di per sé antichissimo: la bellezza è un elemento imprescindibile per la crescita dei bambini. Da tale riflessione nasce la neuroestetica, secondo cui il cervello si nutre di bellezza: per stare bene e avere empatia, in realtà, abbiamo bisogno di circondarci di qualcosa che sembra superfluo, come le opere d’arte; in situazioni di gravi crisi, se aspiriamo alla sopravvivenza e necessitiamo di rispondere allo stress abbiamo bisogno di immergerci nella bellezza. Già gli antichi educavano alla bellezza ricollegandola all’armonia, il collegamento che c’è in tutto. Quando il piccolo avrebbe capito cos’è l’armonia, avrebbe naturalmente percepito le dissonanze in se stesso e in ciò che lo circonda. Il luogo perfetto dove imparare l’armonia è la natura, luogo per eccellenza in cui scoprire attraverso l’esperienza le grandi leggi dell’universo: l’incontro con queste fa sì che si crei una mente ecologica, sentire dentro di sé un respiro più grande. Ecco cosa significa crescere bellezza: far crescere il seme in un luogo sicuro affinché esso si senta sicuro di essere autentico in ciò che sente, e allo stesso tempo andare alla scoperta di questo seme, della sua originalità, esprimere la bellezza che porta, educazione alla bellezza che ognuno ha dentro.”
Infine, il dottor Manuel Gentile, responsabile dell’Istituto per le Tecnologie Didattiche del CNR di Palermo, ha presentato Stringhe-piccoli numeri in movimento, un progetto che si propone di aiutare i bambini a uscire dalla loro condizione di povertà educativa attraverso la creazione di una nuova metodologia didattica, capace di integrare gli elementi educativi dello sport e del movimento fisico con quelli della didattica digitale.
“Le api non apprendono la vita da un manuale. Sono infinitamente più complesse, sono un super organismo” afferma Monica Colli, responsabile Agenda Educazione Unione Buddhista Italiana. “Una singola ape non può vivere da sola, ma ha bisogno di ritornare ogni sera al nido. Ha bisogno di ricollegarsi alle sorelle e ai fratelli. Esattamente come noi maestri e maestre abbiamo bisogno di sentirci parte di una comunità educante capace di sostenerci e motivarci, viste le sfide complesse che, spesso, ci attendono in aula. Una comunità vibrante capace di collaborare insieme in modo armonioso, una Comunità capace di prendersi cura.”