
(AGENPARL) – mar 07 giugno 2022 27 settembre – 2 ottobre 2022
FEDERICA CARRUBA TOSCANO | ALESSANDRO LUI
ENRICO SORTINO | JOELE ANASTASI | IVANO PICCIALLO
IMMACOLATA CONCEZIONEda un’idea di Federica Carruba Toscanodrammaturgia e regia JOELE ANASTASI
uno spettacolo di Vucciria Teatroproduzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro BelliniVincitore di TEATRI DEL SACRO V
Immacolata Concezione è la storia di un microcosmo siciliano fatto di omertà, violenza e presunzione, ma anche di quell’autenticità tipica della carnalità isolana. I ruoli sociali si liquefanno tra le quattro pareti di una stanza, per poi solidificarsi ancora una volta, appena fuori da lì.
Sicilia, 1940. Concetta, ragazza silenziosa e innocente, viene barattata dal padre caduto in disgrazia con una capra gravida e affidata a Donna Anna, tenutaria del bordello del paese. Lei, estranea ai piaceri della carne e a qualunque “adulta” concezione della vita, non oppone nessuna resistenza. Del resto nessuno le ha mai spiegato cosa voglia dire fare l’amore, nonostante quella parola le piaccia già. Ben presto la fama “della nuova arrivata” raggiunge tutto il paese: ma nessuno sa di preciso quali piaceri regali agli uomini per farli impazzire così tanto. Malgrado tutti millantino di mirabolanti prestazioni, dentro la stanza del bordello, nessuno di loro l’ha mai toccata. Concetta è vergine. Ha il dono di “sentire” l’anima dei suoi clienti; rendendo possibile la loro fragilità nascosta.
Dona loro quello che nessuno sa dargli. Concetta è sicura! Crede che questo significhi fare l’amore: fare la barba o giocare a un due tre stella o offrire il petto per le lacrime del “signorotto” del paese. Non capisce perché il mestiere di prostituta susciti tanto scalpore in paese. Ma come e’ possibile raggiungere un angolo di paradiso senza pretenderlo tutto? Ogni uomo vuole Concetta tutta per sé, come fosse un oggetto di inestimabile valore. Solo la memoria e il martirio la renderanno indelebile. Così Concetta potrà diventare santa: quando non apparterrà più neanche a se stessa ma solo alla collettività; quando la sua purezza si eleverà a coscienza; quando la sua potenza, abbandonando il corpo, si imprimerà nella memoria; quando il ricordo di lei, affidato ai tempi che verranno, continuerà a generare amore. Solo allora verrà il tempo di Immacolata Concezione.
NOTE DI REGIA
Immacolata Concezione racconta la potenza e il culto dell’immagine che, arrivando a disumanizzare un corpo vivente per trasformarlo in feticcio, è soggetto alla necessità d’instaurare una relazione fondata sui desideri inespressi del proprio inconscio.
Immacolata Concezione racconta quale terremoto possa generare l’incontro tra spiritualità e carnalità sul piano della collettività. Gli anni ’40 rappresentano uno spartiacque essenziale nella storia dell’umanità. L’avvento della seconda guerra mondiale, con tutto quello che ha causato, ha rivelato come l’essere umano stesso sia stato brutalmente reificato e desacralizzato. Da quel momento storico la visione stessa dell’umanità, sia nelle relazioni tra gli uomini che nel rapporto con il potere, muterà profondamente e il concetto stesso di sacro cesserà di avere una corrispondenza nel piano del reale. IMMACOLATA CONCEZIONE, ambientato alla vigilia della guerra, racconta il punto di snodo di un sistema sociale in cui le relazioni vorrebbero ancora essere prodotte invece che brutalmente consumate. Sebbene raccontino un mondo in cui può esistere ancora futuro e speranza, contengono già il germe di quella deriva malata che troverà nel conflitto mondiale e nei regimi totalitari una possibilità d’espressione.
“Guardare attraverso i personaggi di Immacolata Concezione è come sfogliare le pagine di un vecchio diario e scoprire le oscillazioni più fragili delle loro anime; come avere accesso alla memoria collettiva e storica che abita in noi e genera le nostre più antiche passioni. Il tempo della storia è il passato che qui si fa molla per il futuro: per riscriverne uno nuovo. E noi, spettatori del mondo di oggi, ci aggrappiamo a qualche ultimo brandello di un passato carico di valori e speranza. Non c’è fiducia nel progresso. Non c’è fiducia nel tempo che verrà. E’ solo guerra, minaccia di guerra, guerra senza frontiere e senza regole. E noi abbiamo solo bisogno di amore, amore e altro amore.”
Joele Anastasi
SALA UMBERTOVia della Mercede, 50, 00187 Roma
http://www.salaumberto.com
__________________________________________________________________________________
UFFICIO STAMPA SALA UMBERTO
4 – 16 ottobre 2022
GIAMPIERO INGRASSIAe cast da definireDOCTOR FAUSTe la ricerca dell’eterna giovinezza
Musiche originali di Stefano Reali
scritto e diretto da Stefano Realiproduzione Nicola Canonico per Good Mood
Wittemberg, Germania, 1580.
Johann Faust, è un brillante studioso e alchimista. Desideroso dell’eterna giovinezza, evoca il demone Mefistofele, che gli propone di farlo rimanere perennemente giovane e potente, per ventiquattro anni.
Dopodiché Lucifero si prenderà la sua anima. Attratto dalla fascinazione del Male, l’ambizioso Faust accetta, e con l’aiuto di Mefistofele viaggia nel futuro, per conquistare la fanciulla più pura del mondo, Margherita, e convertirla alla Lussuria. Ma la ragazza, pura e innocente, fa capire a Faust che potrebbe nascere un sentimento vero tra loro, che renderebbe nullo il patto con il Diavolo. Temendo di poterne ferire la purezza, Faust fugge via da lei, e chiede a Mefistofele di tornare indietro di duemila anni, per corteggiare la donna più malvagia di tutti i tempi, Elena di Troia.
Grazie al tragicomico aiuto di Mefistofele, che assomiglia sempre di più ad una specie di Leporello, Faust/Don Giovanni tenta di convincere Elena a fuggire via con lui, e a salvare la città di Troia dalla sua distruzione.
Ma la bellissima e malvagia Elena è meno seducente di quanto potesse aspettarsi Faust, che è stato colpito nel profondo dalla semplicità di Margherita.
Deciso più che mai a sfuggire ai Valori del Bene, Faust chiede a Mefistofele di poter viaggiare nel futuro, convinto del fatto che solo trattando con Lucifero in persona, potrà avere la vera Eterna Giovinezza. Faust arriva fino all’Italia del 2030, e si stupisce davanti ai Social Network, al Metaverso, e agli Influencer, in un mondo dove nessuno esiste “dal vivo”. Anche Lucifero esiste solo sul proprio Avatar digitale.
Ma riappare Margherita. Innamorata di lui, è riuscita ad inseguirlo attraverso i secoli, grazie alle sue preghiere al Cielo. Faust è pazzo di felicità, ma ha l’amara sorpresa di scoprire che i suoi viaggi nel tempo hanno consumato rapidamente tutti i ventiquattro anni a sua disposizione.
Improvvisamente vecchio, e decrepito, Faust si è reso conto che la vera Eterna Giovinezza sta solo nell’ Amore. Ma è davvero troppo tardi, per poterlo vivere con Margherita?
NOTE DELL’AUTORE
Tra “Il Fantasma dell’Opera”, “A me gli occhi, please” e “Don Giovanni”, il Doctor Faust è uno spettacolo musicale innovativo, dove Giampiero Ingrassia affronta la mattatoriale sfida di interpretare sia Faust che Mefistofele, e dà un’ulteriore conferma delle brillanti capacità sceniche che lo hanno reso un interprete amatissimo dal pubblico, in questo tragicomico e scatenato viaggio tra la farsa, la satira, e la commedia musicale.
L’Amore può trionfare contro tutte le mille seduzioni del Male?
SALA UMBERTOVia della Mercede, 50, 00187 Roma
http://www.salaumberto.com__________________________________________________________________________________
UFFICIO STAMPA SALA UMBERTO
18 – 30 ottobre 2022
ANDREA MIRÒ | ENRICO BALLARDINI
E MUSICA DA RISPOSTIGLIO
FAR FINTA DI ESSERE SANI di Giorgio Gaber e Sandro Luporini costumi Pamela Aicardi | luci Andrea Violatoadattamento e regia EMILIO RUSSOproduzione Viola Produzioni e TieffeTeatro Milano in collaborazione con la Fondazione Giorgio Gaber
progetto sostenuto da NEXT – Laboratorio delle Idee
spettacolo vincitore del Premio Franco Enriquez 2022
Sono passati quasi 50 anni, sono tanti. Stupisce e rincuora il fatto che Gaber sia riuscito ad anticipare i tempi. A scrivere la storia prim’ancora che questa fosse presente: terribilmente d’attualità, del resto lui era capace di raccontare la realtà come pochi al mondo, ma – allo stesso tempo – di andare oltre. In Far finta di essere sani tutto questo è ancora più evidente seguendo il filo rosso di canzoni e monologhi dalla tematica certa e forte e ci piace molto l’idea e la possibilità di raccontarlo oggi.
L’ironia si fa più dominante e a volte anche un po’ più aggressiva. Il tema che già trapelava negli spettacoli precedenti è quasi esclusivamente quello dell’“interezza”.
Pare che l’uomo attraversi una fase un po’ schizoide dove a volte il proprio corpo è assai distante da certi slanci ideali. L’analisi, anche se alleggerita dall’ironia, può sembrare pessimistica ma suggerisce la possibilità di abbracciare le più grosse realtà sociali partendo da se stessi.
Gaber/Luporini sottolineano una certa incapacità di far convergere gli ideali con il vivere quotidiano, il personale con il politico. Il “signor G” vive, nello stesso momento, la voglia di essere una cosa e l’impossibilità di esserla. É forte, molto forte lo slancio utopistico.
Chiedo scusa se parlo di Maria, non del senso di un discorso, quello che mi viene, non vorrei si trattasse di una cosa mia e nemmeno di un amore, non conviene.
SALA UMBERTOVia della Mercede, 50, 00187 Roma
http://www.salaumberto.com__________________________________________________________________________________
UFFICIO STAMPA SALA UMBERTO
1 – 13 novembre 2022
DANIELE RUSSO
E ALTRI 11 ATTORI
QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO
di Dale Wasserman
dall’omonimo romanzo di Ken Kesey
traduzione Giovanni Lombardo Radice | adattamento Maurizio de Giovanni
scene Gianluca Amodio | costumi Chiara Aversano
disegno luci Marco Palmieri | musiche originali Pivio & Aldo De Scalzi
videografie Marco Schiavoni
uno spettacolo di ALESSANDRO GASSMANN
produzione Fondazione Teatro di Napoli | Teatro Biondo Palermo
Qualcuno volò sul nido del cuculo è il romanzo che Ken Kesey pubblicò nel 1962 dopo aver lavorato come volontario in un ospedale psichiatrico californiano; racconta, attraverso gli occhi di Randle McMurphy – uno sfacciato delinquente che si finge matto per sfuggire alla galera – la vita dei pazienti di manicomio statunitense e il trattamento coercitivo che viene loro riservato.
Nel 1971 Dale Wasserman ne realizzò, per Broadway, un adattamento scenico, che costituì la base della sceneggiatura dell’omonimo film di Miloš Forman, interpretato da Jack Nicholson ed entrato di diritto nella storia del cinema.
Oggi, la drammaturgia di Wasserman torna in scena, rielaborata dallo scrittore Maurizio de
Giovanni, che, senza tradirne la forza e la sostanza visionaria, l’ha avvicinata a noi, cronologicamente e geograficamente.
Randle McMurphy diventa Dario Danise e la sua storia e quella dei suoi compagni si trasferiscono nel 1982, nell’Ospedale psichiatrico di Aversa.
Alessandro Gassmann ha ideato un allestimento personalissimo, contemporaneo ed elegante, dirigendo un cast eccezionale, con a capo Daniele Russo.
Il risultato è uno spettacolo appassionato, commovente e divertente, imperdibile, per la sua estetica dirompente e per la sua forte carica emotiva e sociale.
NOTE DI REGIA
La malattia, la diversità, la coercizione, la privazione della libertà sono temi che da sempre mi coinvolgono e che amo portare in scena con i miei spettacoli. Temi tutti straordinariamente presenti nello spettacolo che mi accingo a mettere in scena, “Qualcuno volò sul nido del cuculo” di Dale Wasserman, tratto dall’omonimo romanzo di Ken Kesey, la cui versione cinematografica diretta da Miloš Forman è entrata di diritto nella storia del cinema.
Con Maurizio de Giovanni, che ha curato l’adattamento del testo, abbiamo deciso di ambientare la vicenda in una clinica psichiatrica italiana nel 1982. Tutto ha inizio con l’arrivo di un nuovo paziente che deve essere “studiato” per determinare se la sua malattia mentale sia reale o simulata. La sua spavalderia, la sua irriverenza e il suo spirito di ribellione verso le regole che disciplinano rigidamente la vita dei degenti, porterà scompiglio e disordine ma allo stesso tempo la sua travolgente carica di umanità contagerà gli altri pazienti e cercherà di risvegliare in loro il diritto di esprimere liberamente le loro emozioni e i loro desideri.
Dario (il mio McMurphy) è un ribelle anticonformista che comprende subito la condizione alla quale sono sottoposti i suoi compagni di ospedale, creature vulnerabili, passive e inerti. Da quel momento si renderà paladino di una battaglia nei confronti di un sistema repressivo, ingiusto, dannoso e crudele, affrontando così anche un suo percorso interiore che si concluderà tragicamente ma riscatterà una vita fino ad allora sregolata e inconcludente. E, attraverso di lui, i pazienti riusciranno ad individuare qualcosa che continua ad esser loro negato: la speranza di essere compresi, di poter assumere il controllo della propria vita, la speranza di essere liberi.
Un testo che è una lezione d’impegno civile, uno spietato atto di accusa contro i metodi di costrizione e imposizione adottati all’interno dei manicomi ma anche, e soprattutto, una straordinaria metafora sul rapporto tra individuo e Potere costituito, sui meccanismi repressivi della società, sul condizionamento dell’uomo da parte di altri uomini. Un grido di denuncia che scuote le coscienze e che fa riflettere.
Come sempre lavorerò sui complessi rapporti psicologici tra i vari personaggi, immergendoli in uno spazio scenico realistico e asettico.
In questo caso, le videografie, che spesso utilizzo nei miei spettacoli, mi permetteranno di tradurre in immagini i sogni e le allucinazioni dei cosiddetti “diversi”.
L’obiettivo che mi pongo è, come sempre, quello di riuscire a far emozionare un pubblico di ogni età, soprattutto i più giovani che forse non conoscono quest’opera che è un vero e proprio inno alla libertà.
Alessandro Gassmann
SALA UMBERTOVia della Mercede, 50, 00187 Roma
http://www.salaumberto.com__________________________________________________________________________________
UFFICIO STAMPA SALA UMBERTO
15 novembre – 4 dicembre 2022
GIOVANNI ESPOSITO | VALERIO SANTORO | LUCIANO SALTARELLI
CHIARA BAFFI | FABRIZIO LA MARCA
A CHE SERVONO QUESTI QUATTRINI
di Armando Curcio
scene Luigi Ferrigno | costumi Ortensia De Francesco | luci Antonio Molinaro
regia di ANDREA RENZI
coproduzione La Pirandelliana e Teatro di Napoli–Teatro Nazionale
“A che servono questi quattrini” è una commedia di Armando Curcio messa in scena per la prima volta nel 1940 dalla compagnia dei De Filippo con grande successo di pubblico.
La vicenda ruota intorno al Marchese Parascandolo detto il Professore che per dimostrare le sue teorie socratiche, bizzarre e controcorrente, ordisce un piano comicamente paradossale che svela l’inutilità del possesso del denaro.
L’Italia di lì a poco sarebbe entrata nel conflitto della II Guerra Mondiale e il mondo post-capitalistico dell’alta finanza era di là da venire ma l’argomento, così esplicitamente indicato nel titolo, stuzzicò la curiosità del pubblico di allora tanto che, pochi anni dopo, nel 1942, la commedia venne trasposta sugli schermi cinematografici per la regia di Esodo Pratelli con Eduardo e Peppino De Filippo protagonisti e con, tra gli altri, Clelia Matania e Paolo Stoppa.
Il protagonista immaginato da Amando Curcio, a metà strada tra un filosofo stoico e un astuto truffatore, non voleva, né poteva, mirare al bersaglio della Grande Economia ma certo l’ordito della sua trama e delle sue paradossali speculazioni sollecitano anche in noi uno sguardo disincantato (e saggio) sugli inganni della categoria dell’ECONOMICO, che tutto, oggi, pervade. Il Marchese offre tutto il suo appoggio, dando il suo sostegno speculativo, a Vincenzino, ricco solo del suo entusiasmo e della sua ingenuità, e lo aiuta a capovolgere il suo destino di ultimo accompagnandolo in una rapidissima ascesa sociale.
Una favola? Un sogno ad occhi aperti? Può darsi.
Ma i temi dell’inutilità del denaro e della dannosità del lavoro, benché calati nella realtà di due famiglie napoletane degli anni ’40, una poverissima l’altra in apparenza arricchita, riescono, sul filo del paradosso, a incuriosirci ad aprirci nella fantasia strade alternative e a divertirci.
Bolle finanziarie, truffe internazionali, fallimenti di colossi bancari, tassi di interesse sproporzionati, spread e fiducia nei mercati sono “slogan” e ridondanti informazioni ampliamente invasive cui ci siamo abituati e che, per la maggior parte di noi, indicano situazioni fumose e di oscura interpretazione. E forse proprio spingendo sul parossismo del gioco teatrale, mostrato a vista, e sull’assurda fiducia della variegata comunità coinvolta nel piano del Marchese Parascandolo, si può, con la scanzonata e creativa adesione degli attori e in un clima popolare e festoso, relativizzare il potere dei “quattrini”, valore-totem indiscusso, che tutto muove oggi come allora.
SALA UMBERTOVia della Mercede, 50, 00187 Roma
http://www.salaumberto.com__________________________________________________________________________________
UFFICIO STAMPA SALA UMBERTO
6 – 30 dicembre 2022
FRANCESCA INAUDI | GIOVANNI SCIFONIBEGINNING
L’amore che non ti aspetti
di David Eldridgeregia SIMONE TONI
produzione OTI – Officine del Teatro italiano
Come ci si innamora nel nostro tempo? Amore riesce ancora a scagliare le sue frecce o il cuore, ai nostri giorni, è sempre protetto da uno smartphone che gli fa da scudo, custode di tutto il nostro essere? Eros per i greci era un Dio che aveva le sembianze di un giovane nudo e scalzo che dormiva per strada. Secondo Platone era figlio di Penia (povertà) e Poros (strada). A volerci dire che Amore è una via per uscire dalla povertà, materiale e dell’anima. Perché anche l’individuo più misero quando s’innamora diventa ricco non ha bisogno di altro. Ma soprattutto per abbandonarsi all’amore bisogna essere folli, aver voglia di mettersi in contatto con la propria follia e dimenticare se stessi, dimenticare tutto ciò che si ha e tutto ciò che siamo diventati per piacere agli altri.
Oggi abbandonare tutto questo costa molto perché la società ci impone di essere ciò che abbiamo e di apparire sempre felici e autosufficienti. Se un essere umano è veramente
autosufficiente, anche nei sentimenti, difficilmente potrà innamorarsi, rinunciando così a una delle poche felicità possibili in questa vita.
Ma Eros è un Dio troppo forte per abbattersi e rinunciare a scagliare le sue frecce.
Nella nostra storia Daniele è stato colpito a sua insaputa proprio mentre stava per lasciare, per ultimo, la festa con cui Laura ha inaugurato il suo nuovo appartamento in un quartiere esclusivo di una grande città.
Sono le prime ore del mattino o le ultime della giornata, fate un po’ voi. Fatto sta che si accorge di essere l’ultimo ospite e che Laura l’ha scelto. La freccia di Eros ha lasciato una evidente macchia di salsa di pomodoro sulla camicia di Daniele ma lui non se ne cura e questo lo rende molto simpatico.
Laura è una donna in carriera indipendente e benestante, vuole un figlio perché sente che il tempo passa e la sua indipendenza comincia fare a pugni con la sua solitudine. Ma è disposta anche ad allevarlo da sola il piccolo o la piccola. Daniele è quello giusto ha una faccia da bravo ragazzo. Nel momento in cui Daniele realizza le intenzioni di Laura comincia uno spettacolo esilarante e struggente, in tempo reale, il tempo che servirà a Daniele e Laura per decidere se avere un rapporto sessuale o se fare l’amore.
Per fare sesso basta togliersi i vestiti e, più o meno meccanicamente soddisfare un impulso fisico. Per fare l’amore bisogna spogliarsi ben di più, fino in fondo, andare a cercare l’anima fin dove si è nascosta e con un atto di estrema follia avere il coraggio di riporla nell’altro.
Che fine faranno i nostri due eroi David Eldrige non ce lo svela, lo lascia immaginare a ognuno di noi. L’autore vuole raccontarci esattamente del coraggio che ci vuole per incominciare una storia d’amore nei nostri tempi incasinati e della fragile bellezza che ognuno di noi nasconde dietro la maschera e che in una notte qualsiasi qualcuno arriva e sa cogliere e accogliere.
Simone Toni
SALA UMBERTOVia della Mercede, 50, 00187 Roma
http://www.salaumberto.com__________________________________________________________________________________
UFFICIO STAMPA SALA UMBERTO
3 – 15 gennaio 2023
PEPPE BARRA
LA CANTATA DEI PASTORI
nuovissima edizione
con LALLA ESPOSITO
musiche Giorgio Mellone | scene Carlo De Marino
costumi Annalisa Giacci | disegno luci Francesco Adinolfiregia di LAMBERTO LAMBERTINI
produzione Ag Spettacoli e Tradizione e Turismo
“A Messa, o a Teatro!” Questo dilemma, al termine della cena della Vigilia, negli anni passati,
metteva in crisi il popolo napoletano. Messa di mezzanotte o “La Cantata dei Pastori”, sempre a mezzanotte, ma a teatro?
Peppe Barra è riuscito a mantenere questo appuntamento rituale, questa rappresentazione popolare, per più di quaranta anni. Prima con Roberto De Simone, che l’aveva riscritta come spettacolo della Tradizione musicale Campana, poi con la madre Concetta Barra e Lamberto Lambertini, nei teatri d’Italia e d’Europa, infine da solo per tutti gli anni seguenti.
Uno spettacolo che, pur attenendo al poema religioso, al dramma pastorale e alla commedia dell’arte, il popolino aveva trasformato, nel corso del settecento, dell’ottocento e del novecento, in un gustoso e glorioso pasticcio di sentimento religioso e di teatro comico.
Peppe Barra, di nuovo insieme con Lamberto Lambertini, la ripropone quest’anno in una nuovissima edizione, per offrire all’affezionatissimo pubblico sorprese continue, colpi di scena imprevisti, risate irrefrenabili e lacrime di commozione, come quando il papà o la nonna decidevano a mezzanotte di optare per il Teatro, portando noi bambini, senza più sonno, ad attendere, tremanti d’eccitazione e anche di paura, che l’enorme sipario si aprisse.
Peppe indosserà l’amata maschera di Razzullo, pulcinellesco scrivano, mentre i panni di Sarchiapone li indosserà Lalla Esposito, ricomponendo così la coppia teatrale che ha riscosso tanto successo nella scorsa stagione, per reinventare le buffe vicissitudini dei due poveracci napoletani catapultati in Palestina, dalla fame il primo, dai suoi crimini il secondo, proprio nei giorni dello scontro titanico tra gli Angeli e i Demoni, mentre Maria e Giuseppe cercano un riparo per la nascita del Figlio di Dio. Questo spettacolo, oltre alla regia di Lamberto Lambertini, conserva la squadra vincente dell’ultima produzione: musiche Giorgio Mellone, scene Carlo De Marino, costumi Annalisa Giacci, disegno luci Francesco Adinolfi.
SALA UMBERTOVia della Mercede, 50, 00187 Roma
http://www.salaumberto.com__________________________________________________________________________________
UFFICIO STAMPA SALA UMBERTO
17 – 29 gennaio 2023
OBLIVIONGRAZIANA BORCIANI | DAVIDE CALABRESE| FRANCESCA FOLLONI
LORENZO SCUDA | FABIO VAGNARELLI
OBLIVION RHAPSODY
uno spettacolo di Oblivionscene Lorenza Gioberti | costumi Elisabetta Menziani
luci Aldo Mantovaniregia GIORGIO GALLIONE
produzione Agidi
Uno show per festeggiare l’anniversario dei primi dieci anni di tournée insieme: Oblivion Rhapsody è la summa dell’universo Oblivion come non l’avete mai visto né sentito prima d’ora. In piena crisi di mezza età i cinque rigorosi cialtroni sfidano sé stessi con un’inedita e sorprendente versione acustica della loro opera omnia. Uno spettacolo che toglie tutti i paracadute per arrivare all’essenza dell’idiozia: cinque voci, una chitarra, un cazzotto e miliardi di parole, suoni e note scomposti e ricomposti a prendere nuova vita.
Per la prima volta gli Oblivion saliranno sul palco nudi e crudi per distruggere e reinventare le loro hit, dopo aver sconvolto senza pietà quelle degli altri.
Oblivion Rhapsody è un gigantesco bigino delle performance più amate e imitate che parte dalle famose parodie dei classici della letteratura, passando per la dissacrazione della musica a colpi di risate, un viaggio lisergico che ripercorre anni di raffinate e folli sperimentazioni, senza soluzione di continuità, in lungo e in largo, di palo in frasca.
Tutto il meglio (e il peggio), quello che non ricordavate, quello che amate di più e quello che non avete mai visto, in un viaggio allucinato e visionario che collega mondi mai avvicinati prima d’ora.
Preparatevi a questa incredibile esperienza dal vivo: sarà un anniversario memorabile, un’indigestione senza limiti e senza senso, una Oblivionata all’ennesima potenza alla fine della quale l’unico bis che chiederete sarà una Citrosodina.
GLI OBLIVION
Gli Oblivion sono i cinque sensi della satira musicale, i cinque continenti della parodia, i cinque gradi di separazione fra i Queen e Gianni Morandi. Li hanno definiti “atomizzatori di repertori musicali, pusher di pillole caricaturali” ma anche “meravigliosamente superflui, come le Piramidi”. Gli Oblivion giocano con la musica e il teatro. Sono uno Spotify vivente che mastica le note e le digerisce in diretta in modi mai sentiti prima. Un OGM che spazia tra genio e follia, giocoleria e cabaret, intrattenimento leggero e profonda demenzialità.
Assistere ai loro show è un’esperienza folle e irripetibile che provoca risate scomposte, isteria collettiva, ma soprattutto interminabili richieste di bis.
NOTE DI REGIA
Gioco, paradosso, ironia, sorriso: questo è il Comico che vedo negli Oblivion. Il tutto sorretto e condito da un talento continuamente messo in discussione e da una professionalità feroce. Rivolta soprattutto “contro” sé stessi. Tutto è libero e volatile nel loro teatro, ma nulla è affidato al caso. C’è costantemente una architettura ferrea che sostiene i loro castelli di carta. Così, sempre, quello che può sembrare solo uno scherzo diventa nella realtà della scena non tanto un ingrediente digestivo o ciecamente spensierato, ma un linguaggio polifonico, meticcio, contaminato.
Prezioso come una filigrana lucente ma usato come strumento del pensiero divergente, del mondo alla rovescia. Una costruzione variegata e complessa di parole e musica che gode della gioia della lingua e del pensiero, ma che si trasforma presto in sberleffo liberatorio, sovversione del senso comune, ludica e ragionata aggressione alla noia.
Riguardandoli ripenso sempre ai “valori” che Calvino suggerisce come fondamentali nelle sue Lezioni Americane: leggerezza, rapidità, esattezza, molteplicità, visibilità. E tanto serio divertimento. Perché senza gioia le parole, e le musiche, hanno i piedi di piombo.
Giorgio Gallione
NOTE MUSICALI
“Stavolta facciamo tutto solo con una chitarra. E un cajon. E tre cembali. E due shaker. Prendi un campanaccio già che ci sei. Io da piccola suonavo il flauto traverso. Io durante il lockdown ho studiato ukulele. Ti ricordi quel sax di plastica che abbiamo comprato a Venice Beach?”. È un attimo che la cosa ti sfugge di mano e finisce che metti su un’orchestra low cost.
Oblivion Rhapsody è l’apoteosi della degenerazione musicale. La nostra storia musicale sbattuta, percossa e ridotta all’essenza. Senza trucco. Alla vecchia. Rock and roll. Acustico.
Parecchio Acustico, data l’età.
SALA UMBERTOVia della Mercede, 50, 00187 Roma
http://www.salaumberto.com__________________________________________________________________________________
UFFICIO STAMPA SALA UMBERTO
31 gennaio – 12 febbraio 2023
MADDALENA CRIPPA | ALESSANDRO AVERONE | GIANLUIGI FOGACCI
FERNANDO MARAGHINI | ALESSANDRO SANPAOLI | EMILIA SCATIGNO
IL COMPLEANNO(The birthday party)di Harold Pinter scene Ferdinand Woegerbauer | costumi Anna Maria Heinreich
regia PETER STEIN
produzione Viola Produzioni | Tieffeteatro Milano ll Compleanno è stato messo in scena per la prima volta il 28 aprile 1958 all’Arts Theatre di Cambridge diretta da Peter Wood; è una delle pièce più? apprezzate e rappresentate di Harold Pinter, che la scrisse a soli 27 anni, influenzato dal teatro dell’assurdo di Samuel Beckett e dalla lettura del Processo di Franz Kafka, di cui lo stesso Pinter realizzo nel 1993 una sceneggiatura cinematografica.
La vicenda di Compleanno parte da una situazione apparentemente innocua per poi sfociare nell’inverosimile per via dei suoi personaggi. Individui paurosi, isolati dal mondo in uno spazio ristretto, infelici ma al sicuro. Fintantoché? non arriva qualcosa o qualcuno, a scuotere il loro pertugio e a rappresentare una minaccia.
Un teatro che mette in scena individui soffocati dalla repressione, spesso neanche consapevoli della loro condizione, anzi convinti di essere in effetti uomini totalmente liberi.
Peter Stein riprende, dopo la sua fortunata edizione di Ritorno a casa, il suo personale viaggio nella straordinaria drammaturgia pinteriana e lo fa con un testo giovanile del grande autore inglese e con una cosiddetta “commedia della minaccia”, ovvero una commedia dall’inizio apparentemente normale che evolve in situazioni assurde, ostili o minacciose. In scena alcuni dei suoi attori più? “fedeli” come Maddalena Crippa, Alessandro Averone e Gianluigi Fogacci.
“63 anni che sono passati dalla creazione del Compleanno di Harold Pinter non hanno tolto niente del suo effetto enigmatico ed inquietante. Un tipo perdente con un passato non molto chiaro è raggiunto da questo passato, messo sotto terrore e con forza cambiato in un uomo che segue rigorosamente le regole ferree della vita quotidiana.
L’atmosfera di una minaccia continua non smette mai – come nella vita di tutti noi – di dominare qualsiasi azione, La domanda: chi siamo noi? Alla quale non possiamo mai rispondere perché? una falsa o oscura memoria si mischia con la nostra voglia di metterci in scena, sta al centro di questo compleanno d’orrore.“
Peter Stein
SALA UMBERTOVia della Mercede, 50, 00187 Roma
http://www.salaumberto.com__________________________________________________________________________________
UFFICIO STAMPA SALA UMBERTO
14 – 26 febbraio 2023
ENZO IACCHETTI | VITTORIA BELVEDERE
BLOCCATI DALLA NEVE
traduzione e adattamento Enrico Maria Lamanna e Marioletta Bideri
scene Fabiana di Marco | Costumi Teresa Acone
musiche originali Adriano Pennino | Disegno luci Marco Macrin
regia di ENRICO MARIA LAMANNA
una produzione Marioletta Bideri per Bis Tremila
Patrick è un uomo di mezza età che vive solitario in un cottage di campagna. Patrick ama stare da solo, negli anni ha sviluppato una sorta di misantropia. Ma un giorno, durante una violentissima tempesta di neve, la sua pace viene turbata. È l’incontro con il destino. Stanno bussando alla porta. È Judith, una donna che nel villaggio vicino. È interamente coperta di neve, sui capelli sino formati addirittura dei ghiaccioli. Ha bussato alla porta di Patrick chiedendo pane e uova.
Patrick, indispettito, la accontenta. Spera che Judith se ne vada presto. Purtroppo per lui le cose si complicano. La tempesta di neve diventa ancora più violenta e un comunicato della polizia intima a tutti gli abitanti dei dintorni di non uscire all’aperto e di barricarsi in casa. Patrick e Judith sono costretti a dover convivere in quella quarantena forzata.
Due caratteri forti messi costantemente a confronto, ventiquattro ore su ventiquattro. Lo scontro è inevitabile. Seguono giorni di litigi continui, ma anche di risate e di momenti di pura follia.
Riusciranno Patrick e Judith a trovare dei punti in comune, nonostante appartengano a mondi completamente diversi?
Diventeranno amici, nonostante tutto, anche dopo la fine della tempesta di neve?
Snowbound è una commedia brillante che ha come tema la convivenza tra persone diverse, e per carattere e per il modo di concepire il mondo e la vita, in una situazione al limite, di estrema necessità.
Lo spettacolo è stato scritto durante il primo lockdown del 2020 da Peter Quilter, autore delle commedie di successo “Glorious!” e “End of the Rainbow”. Quest’ultimo testo è stato adattato per il film “Judy” (2019), premiato agli Oscar.
Enrico Maria Lamanna
SALA UMBERTOVia della Mercede, 50, 00187 Roma
http://www.salaumberto.com__________________________________________________________________________________










