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(AGENPARL) – gio 07 aprile 2022 COMUNE
DI UDINE
COMUNICATO STAMPA
COMUNE DI UDINE
IL COLLE DEL CASTELLO DI UDINE RICONOSCIUTO COME
IL PIÙ GRANDE TUMULO ARTIFICIALE DELLA PROTOSTORIA
EUROPEA
Stanno portando a inaspettate conclusioni le indagini archeologiche sul colle del
Castello di Udine, eseguite nell’ambito della progettazione commissionata dal
Comune per la realizzazione di due ascensori per l’accesso al piazzale sommitale del
colle: è stato accertato che si tratta di una collina totalmente artificiale, realizzata in
epoca pre-romana, probabilmente tra 3500 e 3000 anni fa, durante l’età del Bronzo.
La realizzazione di un sondaggio stratigrafico era stata avviata lo scorso anno
quando, a seguito di indagini geofisiche preliminari eseguite dal dott. Sandro
Veronese su prescrizione della Soprintendenza, si erano individuate strutture
medievali e rinascimentali. Hanno fatto seguito nei mesi scorsi varie analisi
archeologiche e geotecniche, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza
Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, e indagini
geognostiche, tuttora in corso, volte ad analizzare in dettaglio gli aspetti stratigrafici,
paleoambientali e cronologici. Tali indagini sono coordinate da Alessandro Fontana,
professore di geomorfologia del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di
Padova, in collaborazione con i Musei di Udine, nell’ambito del progetto
“Archeologia Urbana a Udine”, voluto dall’Assessorato alla Cultura del Comune di
Udine.
Le ricerche finora realizzate hanno documentato che gli strati e le argille che
costituiscono il colle non sono disposti secondo una sequenza naturale, ma sono stati
invece accumulati artificialmente e che il materiale di riporto proviene in larga
parte dalla zona che ora corrisponde a Piazza I Maggio.
Le nuove informazioni, unite alla re-interpretazione dei dati precedenti, dimostrano
che il colle di Udine è quello che in linguaggio archeologico viene chiamato
“mound”, ossia un rilievo costruito dall’uomo. Già nelle fasi iniziali il tumulo
raggiungeva probabilmente quasi 30 m di altezza e aveva un volume superiore a
400.000 m3, presentando dimensioni comparabili a quelle odierne. La scoperta
dunque è straordinaria, in quanto il colle artificiale di Udine costituisce un unicum,
senza confronti in Italia ed è probabilmente il più grande di tutta Europa. Questa
rivelazione rappresenta un significativo e inaspettato avanzamento riguardo le nostre
conoscenze delle capacità progettuali e realizzative delle comunità protostoriche
e apre significative prospettive nella ricerca sia in ambito nazionale che europeo.
Interessante è stato inoltre poter rilevare che la tecnica adottata per la realizzazione
del tumulo è la medesima impiegata durante l’età del Bronzo e del Ferro nel resto
della pianura friulana per edificare gli argini difensivi (aggeri) che proteggevano i
villaggi fortificati chiamati “castellieri”. Tra il 1400 e il 950 a.C. Udine infatti era
sede del più grande di questi castellieri friulani, con un’estensione massima di quasi
20 ettari, e all’epoca era quindi il centro di riferimento principale.
Al momento rimane incerta la funzione di questa collina di enormi dimensioni,
visibile da buona parte della pianura: indubbia è la sua monumentalità, a probabile
celebrazione della grandezza della comunità protostorica locale. Le ricerche in corso
stanno cercando di raccogliere informazioni utili a capire se potesse avere altre
finalità oltre a quelle già individuate.
Quanto emerso sembra anche ricollegarsi alla leggenda popolare, secondo cui la
collina era stata realizzata dai soldati di Attila nella metà del V sec. d.C. affinché egli
potesse vedere l’incendio di Aquileia da loro conquistata. Nella tradizione popolare è
rimasto quindi il ricordo ancestrale di un’opera artificiale antica, ma il passare dei
secoli ne ha alterato la memoria.
Questa scoperta scientifica rappresenta il frutto della solida collaborazione che nel
corso degli ultimi anni si è instaurata fra la Soprintendenza ABAP FVG e il
Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, tramite la quale i geologi
dell’università affiancano gli archeologi che si trovano a operare negli scavi di
emergenza diretti dalla Soprintendenza.
Attualmente, con un proprio finanziamento, la Soprintendenza sta proseguendo le
ricerche tramite alcuni nuovi carotaggi profondi, che permetteranno di valutare
definitivamente la vera entità del mound protostorico e che forniranno ulteriori dati
per precisarne le eventuali differenti fasi costruttive e le attività che potevano venire
effettuate sul colle in epoca antica. Si tratta di informazioni necessarie per svolgere al
meglio la funzione di tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico della città
di Udine da parte della Soprintendenza.
Piena soddisfazione per i risultati della ricerca è stata espressa da Pietro Fontanini,
Sindaco del Comune di Udine, impegnato in prima linea nella valorizzazione della
città: “La collaborazione e il sostegno economico finora garantito alle ricerche
archeologiche in città sono il segno tangibile dell’impegno della mia amministrazione
nella ricostruzione della storia urbana sin dalla sua origine. Con questo intento
abbiamo fin da subito coinvolto i nostri musei, chiedendo loro di coordinare, di
concerto con la Soprintendenza e con la collaborazione di numerosi enti e istituti di
ricerca, una ricostruzione storica e scientifica degli esiti di trent’anni di scavi
archeologici, spesso ancora del tutto inediti, commissionando ricerche di dettaglio e
analisi tecnico-scientifiche. Il fine ultimo – ricorda il Sindaco Pietro Fontanini – è
quello di offrire per la prima volta un quadro aggiornato della nostra storia”.
“Questa importante scoperta dimostra quanto l’instaurarsi di collaborazioni fra enti di
ricerca e istituzioni possa portare a risultati proficui per il territorio e la comunità. –
afferma la Soprintendente dott.ssa Simonetta Bonomi – Attendiamo ora con
impazienza i risultati delle indagini in corso, fiduciosi che porteranno incisivi
elementi di comprensione per lo studio della città di Udine e della sua importanza fin
dalla protostoria sul territorio”.
Didascalie delle foto
1 – Foto dello scavo archeologico sulla parte sommitale del colle (dicembre 2021). Gli archeologi stanno lavorando sul
riporto artificiale di ghiaie e argille costruito in epoca protostorica. Le mura sono di età medievale e rinascimentale.
Sullo sfondo il castello di Udine;
2 – Foto dello scavo archeologico sulla cima del colle di Udine (dicembre 2021). L’alternanza di ghiaie e terra di
colore arancio in primo piano corrisponde al riporto di epoca protostorica, su cui poggiano le mura medievali e
rinascimentali. Sullo sfondo la sottostante Piazza I Maggio;
3 – Il centro di Udine in un Modello digitale del terreno (DTM) ottenuto da altimetria laser aviotrasportata (Lidar). In
questa elaborazione sono stati eliminati gli edifici e la vegetazione, rendendo evidente la morfologia del terreno. Si
nota come il colle su cui si trova il castello sia un elemento anomalo in quanto si erge isolato in mezzo alla pianura. Gli
fa riscontro l’ampia depressione in cui si trova Piazza I Maggio, da cui probabilmente sono state cavate buona parte
delle ghiaie con cui è stata fatta la collina. [Immagine Dipartimento di Geoscienze Padova]
Trieste, 6/4/2022
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