
(AGENPARL) – Roma, 02 dicembre 2021 – Il mondo sta facendo i conti con la minaccia pandemica e le sue varianti, ed è reduce ancora dalla crisi economica.
In questo contesto vanno aggiunti alcuni fattori che gioco forza sono entrati n campo. Mi riferisco ad una forte concentrazione del potere nelle mani di poche persone e di singole autorità che comportano grandi rischi. Concentrazioni che vanno dal potere politico a quello economico-finanziario, dal geopolitico al sanitario.
Ora la situazione pandemica che si sta protraendo da diverso tempo ha ‘accentuato’ le disparità, lasciando profonde cicatrici.
Differenze che rappresentano una linea di demarcazione sociale molto sottile, ma determinante ai fini del successo o del fallimento.
Nel primo caso sfoceranno in un rilancio economico, con relazioni sociali durature e con un riposizionamento nella scala sociale, mente in caso di fallimento comporteranno l’esatto opposto. E proprio in quest’ultimo aspetto, tanto per i politici che per le singole persone, il prezzo da pagare sarà molto alto, data la posta in gioco e con un’ambiente ormai quasi saturo di tensioni sociali per le misure adottate.
Fatta questa breve premessa, per il 2022 i responsabili delle politiche economiche dovrebbero prestare meno attenzione alle previsioni economiche e più attenzione alla bolla del mercato del credito e degli asset di oggi.
Forse allora, quando quelle bolle scoppieranno, non saremo colti alla sprovvista come è successo nel 2008.
Chi ha studiato sui banchi dell’Università sa bene che troppo spesso le previsioni economiche si rivelano sbagliate.
Un esempio lampante di tale errore è stato il fallimento spettacolare degli economisti nell’anticipare la Grande Recessione Economica del 2008-2009. Una delle ragioni principali di questo errore di previsione è stata l’incapacità della maggior parte dei professionisti dell’economia di tenere conto delle analisi del mercato finanziario.
E il prossimo 2022 si preannuncia essere un altro anno in cui le previsioni economiche si dimostreranno molto lontane dalla realtà.
Oggi l’opinione prevalente è quella che il problema economico del 2022 sarà inflazione, anche se potrebbe non essere così.
Infatti, una volta che le banche centrali inizieranno ad inasprire la politica monetaria per controllare l’inflazione, si potrebbe verificare lo scoppio dell’attuale prezzo delle attività globali e della bolla del mercato del credito. E questo potrebbe essere il principale grattacapo economico per il prossimo anno.
Quando queste bolle scoppieranno, l’inflazione sarà l’ultimo dei nostri problemi economici, come è avvenuto durante la recessione economica del 2008-2009.
Se prima della comparsa sulla scena mondiale della variante Omicron, l’inflazione non era generalmente considerata la principale sfida economica del prossimo anno, ora lo è diventata.
Nella testimonianza al Congresso di questa settimana, il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, l’ex principale sostenitore della scuola di pensiero «l’inflazione sarà transitoria», sta ora consigliando di rimuovere il termine «transitorio» dal lessico dell’inflazione.
Allo stesso modo, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ora avverte che Omicron manterrà la catena di approvvigionamento globale bloccata e che a sua volta terrà l’inflazione elevata.
Chiunque dubiti della pervasività dell’attuale bolla globale dei prezzi delle attività e del mercato del credito deve solo dare un’occhiata ai rapporti sulla stabilità finanziaria pubblicati dalla Federal Reserve, dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario internazionale.
Questi rapporti rivelano che le valutazioni azionarie globali sono a livelli estremamente elevati, mentre le bolle dei prezzi delle case caratterizzano fin troppe economie, inclusa quella degli Stati Uniti. Mostrano inoltre che importi record di denaro sono stati prestati a tassi di interesse molto bassi a mutuatari altamente rischiosi sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti.
Allo stesso tempo, i mercati di asset esotici come quelli per le criptovalute hanno superato la stratosfera.
Mentre la variante Omicron sale in cima alla lista delle preoccupazioni per consumatori, investitori e politici, i Paesi hanno apparentemente abdicato all’inflazione come un evento transitorio.
Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha ritirato la parola «transitorio» durante un’audizione al Congresso del 30 novembre scorso.
Il sentimento dei consumatori dell’Università del Michigan è sceso a novembre, mentre le aspettative di inflazione per il prossimo anno e per cinque anni sono rimaste elevate.
Una ragione per pensare che l’inflazione non sarà il nostro principale problema economico nel 2022 è che la Fed sta già dando segnali che presto inizierà a passare a una politica monetaria più restrittiva al fine di tenere l’inflazione sotto controllo.
In particolare, Powell ha ora annunciato che nella sua prossima riunione la Fed discuterà l’opportunità di accelerare il suo attuale ritmo di tapering nell’acquisto di obbligazioni. Ciò presumibilmente aprirebbe la strada a rialzi dei tassi di interesse prima della metà dell’anno.
Un altro fattore che potrebbe raffreddare l’inflazione il prossimo anno potrebbe essere la variante Omicron. Se questa variante si rivelasse molto più trasmissibile e resistente ai vaccini rispetto alla variante Delta, potrebbe avere l’effetto di fermare la ripresa economica globale, riducendo così le pressioni inflazionistiche.
Quella bolla, che è molto più pervasiva di quella del mercato immobiliare e del credito statunitense del 2006, è stata basata sul presupposto che i bassi tassi di interesse dureranno per sempre e che la crescita economica mondiale continuerà indefinitamente a un ritmo soddisfacente.
A dire il vero, i sistemi bancari statunitensi e mondiali di oggi sono in una posizione molto migliore per far fronte all’esplosione dei prezzi delle attività e delle bolle del mercato del credito rispetto al 2008. Tuttavia, il mondo oggi è molto più indebitato di quanto non fosse nel 2008 e il settore finanziario, importantissimo e non regolamentato, è eccessivamente indebitato.
Ciò rende fin troppo probabile che se la bolla di oggi dovesse davvero scoppiare, le economie mondiali avranno forti contraccolpi.
Nella pianificazione per l’anno a venire, i responsabili delle politiche economiche dovrebbero prestare meno attenzione alle previsioni economiche e più attenzione alla bolla del mercato del credito e degli asset di oggi.
Forse allora, quando quelle bolle scoppieranno, non saremo colti alla sprovvista come nel 2008.