
(AGENPARL) – Roma, 21 aprile 2020 – La pandemia di Covid-19 e l’attuale ambiente a basso prezzo del petrolio hanno spinto gli operatori del settore dell’esplorazione e della produzione a tagliare i costi, eliminando tutti i piani di investimento, tranne quelli più vitali. Il settore delle forniture che ne risentirà maggiormente è sismico, come dimostrato da un’analisi di Rystad Energy, con ricavi stimati quest’anno in calo del 51% in uno scenario del Brent da $ 30 e del 77% se il Brent scende a $ 20, rispetto a livelli visti nel 2019. Le previsioni sono in gran parte guidate da considerevoli revisioni delle spese di esplorazione da parte degli operatori E&P e ritardi nel rilascio delle licenze da parte di molti governi in tutto il mondo in risposta ai bassi prezzi del petrolio. In base alle nuove dinamiche di mercato, prevediamo che la spesa per le esplorazioni scenderà di oltre il 20% rispetto ai livelli del 2019, con almeno un declino del 12% visto dalla sola esplorazione offshore.
Vediamo da vicino cosa e perché è successo.
I prezzi del petrolio sono crollati, chiudendo la giornata di ieri a – $ 37 al barile, un tracollo senza precedenti.
I prezzi per WTI riflettono i contratti di maggio, che scadono questa settimana.
Il crollo è un riflesso degli operatori che dismettono i contratti di maggio e passano direttamente a quelli di giugno.
Non soffermiamoci ora sui contratti di maggio che ormai hanno perso ogni rilevanza e concentriamoci su quelli di giugno, dove il prezzo del barile è scambiato a $ 20 a partire da lunedì, perché è diventato la parte più interessante su cui vale la pena soffermarci.
Anche se è difficile ignorare i «prezzi» storici.
Quando i contratti futures scadono, tendono a convergere con le realtà del mercato (vero).
I prezzi sono diventati negativi perché il mercato dell’Oklahoma e del Texas è saturo. L’OPEC + ha accettato tagli storici della produzione ma non per aprile. In ogni caso, i tagli impallidiscono rispetto al calo della domanda, ma considerati insieme, gli effetti della guerra dei prezzi dal lato dell’offerta si scontrano contemporaneamente con la profondità della contrazione se non distruzione totale della domanda.
Il risultato ovviamente è davvero pesante. Nessuno vuole la consegna fisica di WTI a maggio, e con le opzioni di immagazzinaggio che si stanno riducendo via via proprio perché le riserve dei singoli Stati sono ormai quasi sature, i trader hanno liquidato le loro posizioni, vendendo contratti con sconti folli.
Con il contratto in scadenza martedì, nessuno voleva rimanere con il cerino acceso in mano, i trader quindi hanno finito per pagare qualcuno per togliersi il petrolio dalle mani. Sicuramente, ci sarà stato, un ultimo «bravo ragazzo» che è rimasto bloccato con un contratto in mano indesiderato di maggio.
«La distruzione intra day del WTI oggi è certamente su vasta scala, il che è causata in gran parte al nervosismo in vista del contratto futures WTI di maggio 2020 che scade domani e che i timori di stoccaggio finalmente si stanno materializzando», ha detto Louise Dickson, analista del mercato petrolifero di Rystad Energy, in una nota. Ma se hai osservato i prezzi fisici spot nel Mare del Nord, attualmente scambiati tra i $ 15e i $18, questo calo dei futures WTI di maggio 2020 non è poi così scioccante».
Da un lato, i prezzi negativi saranno quotati fino ci sarà una confluenza fatta tra record storici dovuti sia alla causa di una guerra dei prezzi, sia alla pandemia e sia alla spirale economica al ribasso.
Tale situazione potrebbe presto essere dimenticata presto mentre gli operatori del settore passano al contratto WTI di giugno, che viene oggi scambiato a $ 20 al barile. Ma mentre giugno non appare altrettanto catastrofico, il petrolio a $ 20 non è un prezzo al quale la maggior parte delle compagnie petrolifere potranno sopravvivere per un lungo periodo di tempo. Inoltre, non c’è motivo di pensare che $ 20 abbiano toccato il fondo.
Il secondo trimestre sarà come alcuni analisti hanno affermato molto probabilmente il più incerto e dirompente che l’industria petrolifera abbia mai visto, prevedendo che l’attività nel Nord America diminuirà drasticamente durante il secondo trimestre e rimarrà depressa fino alla fine dell’anno.
Il numero delle piattaforme petrolifere è sceso di altre 66 già la scorsa settimana. I cali dovuti alla produzione sono già iniziati, ma a breve termine saranno necessarie ulteriori chiusure di altre piattaforme petrolifere, poiché i prezzi subiranno ulteriori cali.
Alla fine, il mercato petrolifero continuerà ad essere in balia della pandemia, con diversi miliardi di persone che vivono in questa situazione di restrizione parziale o addirittura totale.
La domanda di carburanti stradali in India è precipitata del 50 percento, per esempio.
Gli analisti stanno rivedendo le previsioni sul petrolio, affermando che lo shock alla domanda sarà più lungo del previsto.
Ad aprile, secondo gli analisti la domanda diminuirà di 29 milioni di barili al giorno e ci sono poche possibilità che la domanda globale ritorni ai 100 mb/d a breve termine o addirittura mai.
Alcuni analisti sostengono che potremmo appena aver assistito al picco permanente della domanda di petrolio.
Infine, da sottolineare che una maggiore efficienza dei veicoli elettrici insieme ad un cambiamento di alcuni comportamenti causati dalla pandemia potrebbero sommarsi a un picco di consumo di petrolio