
REGGIO CALABRIA “Il dibattito sulla riforma del welfare in Calabria, sul quale siamo più volte intervenuti nelle ultime settimane, continua ad occupare quotidianamente le pagine dei giornali, evidenziando una sempre più netta contrapposizione tra gli annunci trionfalistici dell’assessore competente e la posizione fortemente critica degli operatori del terzo settore”. Lo affermano in una nota congiunta i consiglieri regionali d’opposizione Sinibaldo Esposito e Gianluca Gallo. “Abbiamo appreso – aggiungono – che, secondo l’assessore Robbe, con l’avvenuta approvazione del regolamento (a suo dire: ‘concertato e condiviso con il Terzo settore e gli Enti locali’), da parte della ‘Conferenza permanente per la programmazione dei servizi socio-assistenziali’, che fa seguito all’approvazione, a maggioranza, del parere della competente Commissione consiliare, sarebbe stato compiuto ‘un ulteriore passo in avanti verso la sistemazione organica del settore del Sociale in Calabria’, prima del definitivo passaggio in Giunta che, stando alle pompose dichiarazioni ufficiali, permetterà finalmente alla Calabria di applicare la legge 328/2000, stabilendo regole oggettive e certe nel settore del sociale”. “Ove tutto ciò fosse vero – sottolineano – avremmo dovuto (e forse preferito, per il bene degli utenti e degli operatori del terzo settore!) cospargerci il capo di cenere e riconoscere di non aver capito nulla, allorché avevamo mosso una critica pacata, ma severa e motivata, all’intero impianto della riforma, evidenziandone le carenze più allarmanti e ripetutamente richiedendo (senza ottenerlo!) un confronto costruttivo con il competente dipartimento e l’assessore al ramo. Viceversa, attraverso una continua interlocuzione con gli operatori del terzo settore, abbiamo ricevuto la conferma che, invece, avevamo ben compreso quanto debole, inadeguato ed insufficiente, oltre che forse illegittimo, fosse l’operato di chi ora sta esultando perchè, finalmente, la montagna ha partorito il topolino”. “Lungi dalla mera polemica ad oltranza, di stampo esclusivamente politico – dicono ancora Esposito e Gallo – che non ha mai caratterizzato la nostra forma mentis ed il nostro modo d’agire (basti pensare che, ormai da moltissimi mesi, insieme agli altri colleghi dell’opposizione, stiamo responsabilmente mantenendo il numero legale per la validità delle sedute delle commissioni e del consiglio, che la maggioranza non è in grado di garantire), abbiamo sempre argomentato i nostri precedenti interventi sulla scorta di questioni concrete e fondate perplessità, suffragate anche dal bagaglio di conoscenze, in ambito sanitario e giuridico, che ci deriva dalle nostre rispettive professioni, di medico ed avvocato, attualmente prestati alla politica. In tale ottica, abbiamo più volte (inutilmente!) chiesto all’assessore di fornire risposta ai nostri legittimi dubbi in materia di accreditamento libero, mancata lettura del fabbisogno, determinazione degli importi delle rette, dotazione organica e strumentale ai Comuni ed entità della loro compartecipazione ai costi dei servizi e, solo dopo avere riscontrato la mancanza di ogni volontà collaborativa, abbiamo espresso il nostro voto contrario in Commissione. Evidentemente, però, avevamo visto giusto, giacchè, a fronte degli entusiastici comunicati ufficiali dell’assessore, si è levata, alta e forte, la voce contraria del ‘Forum Terzo Settore Catanzaro-Soverato’ che, censurando l’ ‘osannante soddisfazione’ dei comunicati di Giunta (bollata come ‘del tutto spropositata e fuori luogo’), ha testualmente affermato che ‘quanto approvato dalla Giunta regionale e successivamente dalla III Commissione del Consiglio Regionale rappresenta quanto di più riduttivo avrebbe potuto emanarsi in questa fase della politica calabrese e quanto di più lontano si sarebbe potuto immaginare a fronte degli atavici ritardi di un necessario e vero intervento di riforma di un welfare ormai allo stremo e che colloca la Calabria all’ultimo posto fra le regioni italiane’”. “In particolare – aggiungono – gli operatori hanno espresso ‘profonda delusione e insoddisfazione’ nei confronti di un ‘provvedimento assolutamente debole nella sua strutturazione giuridica (tanto da prevedere successivi e necessari interventi correttivi) che si presta a fondati ricorsi legali che potrebbero determinarne l’annullamento’. Dello stesso tenore sono anche le dichiarazioni di Luciano Squillaci (presidente Federazione Italiana Comunità Terapeutiche, Vice-presidente CSVnet e componente per il Forum del Terzo Settore della Consulta Regionale del Terzo Settore) che, ha dichiarato che ‘pur non condividendo il criterio di calcolo delle tariffe, che non tengono conto fino in fondo del costo del personale, abbiamo obtorto collo accettato in Conferenza Permanente l’ultima versione del Regolamento, con la garanzia che, immediatamente dopo la sua approvazione, saremmo tornati a ragionare sulle parti da implementare e sistemare. Abbiamo accettato per forzare un processo che altrimenti, alla vigilia di nuove elezioni regionali, avrebbe rischiato di saltare ed essere rinviato sine die’”. “Queste, dunque, le reali ragioni della votazione unanime di cui da notizia, urbi et orbi, l’assessore Robbe – affermano ancora – paura di un rinvio sine die, per l’imminenza delle elezioni regionali e consapevolezza (anzi, più propriamente, ‘garanzia’) di un’immediata rivisitazione, espressamente volta ad ‘implementare e sistemare’ quanto appena approvato. Noi, dal canto nostro, continuiamo a rimanere tranquilli e convinti del nostro operato, anche perchè abbiamo già potuto accertare come, nonostante un rifiuto ‘di facciata’ di tutte le nostre osservazioni, in effetti alcuni suggerimenti abbiano già colto nel segno, laddove, ad esempio, all’art. 5 (‘Note sulla determinazione dei costi’) è stato codificato il principio della riparametrazione delle rette nei modi previsti dalla legge, in relazione agli aggiornamenti dei contratti collettivi nazionali di lavoro”. “Aspettiamo, pertanto, di poter discutere in Consiglio regionale – concludono – il Piano Sociale, che dovrà costituire l’ossatura della riforma, di cui il lacunoso regolamento, approvato dalla sola maggioranza, rappresenta solo un tassello, continuando ad auspicare una riforma organica, reale e costruttiva, che vada a riprogrammare l’intero settore e garantire livelli sempre maggiori ed ancor più elevati di erogazione dei servizi socio-assistenziali, in sinergia e continuità con i servizi socio-sanitari”. (News&Com)