
Il ministro dell’Interno del Governo di Unità Nazionale, il generale di divisione Imad al-Tarabulsi, ha dichiarato con fermezza che la Libia non è, e non sarà, un paese di insediamento per i migranti. Durante un incontro allargato tenutosi lunedì con l’ambasciatore dell’Unione Europea in Libia e rappresentanti diplomatici di Italia, Regno Unito, Malta, Germania, Paesi Bassi, Spagna e Giappone, Al-Tarabulsi ha ribadito il rifiuto categorico del suo Paese verso qualsiasi progetto di reinsediamento dei migranti sul territorio libico.
Il ministro ha evidenziato che l’obiettivo del governo è favorire il ritorno volontario dignitoso dei migranti nei loro Paesi di origine, attraverso una cooperazione efficace con i partner internazionali. Inoltre, ha sottolineato la necessità di regolamentare il mercato del lavoro libico in base alle reali esigenze del Paese, nel pieno rispetto delle procedure legali.
Al-Tarabulsi ha ricordato che il Ministero ha già avviato un processo di regolamentazione attraverso il rilascio di permessi di soggiorno di prova per alcuni lavoratori, al fine di contrastare il disordine nel settore e tutelare i diritti dei residenti. Ha anche evidenziato che, grazie a indagini sul campo, è stato rilevato un elevato numero di migranti bloccati in Libia che desiderano fare ritorno nei propri Paesi.
Il ministro ha quindi fatto appello a un maggiore coordinamento con i Paesi di origine e con le organizzazioni internazionali per facilitare questo processo. Ha inoltre ribadito l’apertura del Ministero alla cooperazione in materia di formazione e riqualificazione del personale delle forze di sicurezza, per una gestione professionale e umanitaria dell’immigrazione.
Durante l’incontro, si è discusso anche dell’onere crescente che l’immigrazione irregolare rappresenta per la Libia, sia in termini di sicurezza che di risorse economiche e servizi. Al-Tarabulsi ha concluso sottolineando l’importanza di un ruolo più attivo della comunità internazionale, e in particolare dei Paesi dell’Unione Europea, nel sostenere gli sforzi libici per il rimpatrio volontario e la regolamentazione legale della migrazione, in modo da preservare la sovranità nazionale e promuovere stabilità e sicurezza nella regione.
