
L’indice dei prezzi al consumo rimane al 2,2% ad aprile, oltre le attese e al di sopra del target del 2%, mentre i dazi USA complicano la ripresa economica europea
L’inflazione nell’Eurozona si è mantenuta al di sopra dell’obiettivo della Banca centrale europea (BCE) anche ad aprile, segnalando una persistente pressione sui prezzi che rischia di complicare le strategie di politica monetaria e di rallentare la fragile ripresa economica del blocco.
Secondo i dati diffusi oggi da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, l’inflazione nei 20 Paesi dell’area euro si è attestata al 2,2% su base annua, invariata rispetto al mese di marzo. La cifra ha deluso le aspettative del mercato: gli analisti intervistati da Bloomberg avevano previsto un leggero calo al 2,1%.
Particolarmente significativa la dinamica dell’inflazione core — che esclude alimentari ed energia, le componenti più volatili — salita al 2,7%, anch’essa sopra le previsioni e segnale di un’inflazione strutturale ancora ostinata. La componente relativa ai servizi ha mostrato un aumento ulteriore, influenzata in parte dagli effetti stagionali legati alle festività pasquali, che secondo gli analisti peseranno negativamente sui dati di maggio.
I dati nazionali pubblicati in settimana mostrano un quadro disomogeneo: rallentamenti lievi in Germania e Francia, inflazione stabile in Italia e Spagna. Tuttavia, il dato complessivo solleva interrogativi sulle tempistiche e sull’intensità di eventuali allentamenti monetari da parte della BCE.
La presidente dell’istituto di Francoforte, Christine Lagarde, ha dichiarato recentemente che l’Eurotower è “vicina al completamento” del proprio compito nel riportare l’inflazione al 2%, ma i numeri di aprile sembrano suggerire una maggiore cautela.
Nel frattempo, crescono le preoccupazioni per l’impatto economico delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti, in particolare per i nuovi dazi imposti da Washington. L’economista capo della BCE, Philip Lane, ha escluso una recessione imminente, ma ha avvertito che la ripresa economica sarà probabilmente più lenta, frenata da investimenti aziendali in calo e da una domanda interna più debole.
Gli effetti diretti delle misure protezionistiche USA sull’inflazione restano ancora incerti, ma molti all’interno della BCE ritengono che l’impatto sarà principalmente sui prezzi. Si prevede che fattori come un euro più forte, prezzi energetici in calo e una crescita più contenuta contribuiranno a raffreddare l’inflazione nei prossimi mesi.
In vista della riunione di giugno, la BCE potrebbe rivedere al ribasso le sue previsioni economiche, mentre il dibattito interno sull’inizio di un possibile ciclo di taglio dei tassi resta ancora aperto.