Oggi il Primo Ministro britannico Keir Starmer è a Washington DC per importanti colloqui con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden sulla guerra in Ucraina, in un momento in cui le tensioni internazionali sono alle stelle a causa delle minacce nucleari di Mosca. L’incontro arriva in un contesto di crescenti pressioni affinché l’Ucraina riceva armi più avanzate, inclusi missili a lungo raggio, da utilizzare contro la Russia.
La questione degli attacchi missilistici da crociera a lungo raggio, utilizzando armi occidentali ma sotto il controllo ucraino, è al centro della discussione. Durante una missione diplomatica a Kiev all’inizio della settimana, si è ribadita l’urgenza di fornire a Kiev strumenti bellici capaci di colpire in profondità il territorio russo, nonostante le forti minacce del Cremlino. Le autorità russe, tra cui lo stesso Vladimir Putin, hanno avvertito che un attacco di questo tipo potrebbe trasformare la guerra in Ucraina in un conflitto diretto tra Mosca e l’Occidente.
Nel corso dei colloqui odierni, Sir Keir Starmer, insediato da due mesi come Primo Ministro del Regno Unito, e il presidente uscente Joe Biden discuteranno della possibilità di approvare la fornitura di queste armi avanzate all’Ucraina. Il tema, delicato e cruciale, ha già ricevuto attenzione durante le dichiarazioni preliminari di Starmer e del suo inviato per gli affari esteri, David Lammy.
Secondo quanto riportato dal quotidiano britannico The Daily Telegraph, Lammy ha sottolineato che “la Russia sta intensificando” le sue azioni, aggiungendo che la missione britannica negli Stati Uniti mira a “elaborare strategie per mettere l’Ucraina in una posizione tale da vincere e valutare ciò che è necessario per farlo”. Starmer ha ribadito che il Regno Unito non desidera entrare in conflitto diretto con la Russia, ma ha affermato che l’Ucraina ha “il diritto all’autodifesa”, lasciando intendere la necessità di nuove discussioni sulla “capacità” che Kiev potrebbe ricevere.
Le preoccupazioni russe sono ben documentate, con i media statali che amplificano le recenti dichiarazioni di Vladimir Putin. Il presidente russo ha avvertito che un attacco con missili a lungo raggio forniti dall’Occidente “cambierebbe la natura stessa del conflitto”, portando la NATO, gli Stati Uniti e i paesi europei in uno stato di guerra diretta con la Russia. Secondo Putin, tali attacchi, che potrebbero mirare a basi aeree e infrastrutture militari chiave all’interno della Russia, segnerebbero una svolta pericolosa nel conflitto, alzando la posta in gioco a livelli senza precedenti.
Il portavoce di Putin ha rafforzato questo messaggio, dichiarando che l’avvertimento è stato “inequivocabile” e che la leadership della NATO lo ha certamente recepito. Tuttavia, il tono di Mosca non si è fermato qui.
Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo e da tempo figura vicina a Putin, ha usato parole ancora più dure nei confronti del Regno Unito. In passato, Medvedev ha più volte manifestato un’ostilità particolare verso Londra, definendola il “nemico tradizionale” della Russia. Nei giorni scorsi, ha dichiarato che “l’isola chiamata Gran Bretagna è destinata a sprofondare nei prossimi anni”, minacciando l’uso di missili ipersonici russi, che potrebbero essere equipaggiati con testate nucleari, contro il territorio britannico.
Queste dichiarazioni, cariche di retorica bellicosa, non fanno che aumentare la tensione in un contesto già complesso. Le minacce nucleari e la possibilità di un’escalation militare tra la NATO e la Russia sembrano più reali che mai, con il Regno Unito e gli Stati Uniti a dover decidere fino a che punto spingere nel sostegno militare all’Ucraina senza innescare un confronto diretto con Mosca.
L’esito dell’incontro tra Starmer e Biden potrebbe segnare una tappa cruciale nella guerra in Ucraina e nella gestione delle relazioni con la Russia. I prossimi passi saranno attentamente monitorati, poiché ogni decisione potrebbe avere conseguenze globali.