
La prestigiosa rivista Nature ha pubblicato una ricerca frutto di un lavoro portato avanti negli ultimi anni e coordinato da Rino Rappuoli, oggi direttore scientifico della Fondazione Biotecnopolo di Siena. Lo studio dimostra l’efficacia di un anticorpo monoclonale capace di neutralizzare la Klebsiella, un batterio ormai resistente a tutti gli antibiotici conosciuti. Un risultato che apre nuove prospettive terapeutiche contro infezioni considerate finora incurabili. L’antibiotico-resistenza è una delle minacce più gravi per la salute pubblica globale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato ripetuti allarmi. Anche il Ministro della Salute Orazio Schillaci lo ha indicato come tema centrale durante la presidenza italiana del G7. Il rischio è chiaro: tornare a un’epoca in cui un’infezione comune può diventare mortale. Negli ultimi mesi la comunità scientifica internazionale ha visto la produzione di tre lavori firmati da Rappuoli su riviste di primo piano. Dopo PNAS, con uno studio su un anticorpo contro la Shigella sonnei, principale causa di diarrea grave nel mondo, e dopo Science Translational Medicine, con una ricerca dedicata al gonococco, è arrivata la pubblicazione su Nature. Tre risultati che dimostrano la possibilità di aprire una nuova stagione terapeutica.
Gli anticorpi monoclonali offrono infatti un’alternativa credibile agli antibiotici quando questi perdono la loro efficacia. Agiscono in modo mirato, rispettano l’equilibrio del microbiota, possono arrivare più rapidamente allo sviluppo clinico. È un cambio di paradigma nella lotta alle infezioni più difficili e pericolose. Il lavoro descritto è il risultato di una stretta collaborazione con il Professor Marco Falcone che ha coordinato le interazioni con l’Università e l’azienda Ospedaliera di Pisa in cui la Klebsiella pneumoniae resistente a tutti gli antibiotici è comparsa alcuni anni fa.
Oggi siamo a un punto di svolta – afferma Rino Rappuoli, Direttore Scientifico della Fondazione Biotecnopolo di Siena. – Per anni abbiamo pensato che gli antibiotici fossero sufficienti. Ora sappiamo che i batteri hanno imparato a resistere. Non possiamo rimanere fermi. Gli anticorpi monoclonali sono tra le risposte più promettenti, ma servono strutture come il Biotecnopolo per portarli dai laboratori ai pazienti. È la ragione per cui questo centro è nato e la direzione in cui stiamo andando. Non possiamo rassegnarci a un futuro senza antibiotici efficaci. La ricerca deve offrire alternative. Gli anticorpi monoclonali sono una delle strade più promettenti. I risultati pubblicati su Nature dimostrano che l’Italia può avere un ruolo guida in questa sfida globale. Il nostro obiettivo è portare queste terapie ai pazienti nel più breve tempo possibile”.
La pubblicazione su Nature rappresenta dunque un traguardo importante per la ricerca internazionale e, allo stesso tempo, un importante stimolo per il Biotecnopolo di Siena, che sotto la guida scientifica di Rino Rappuoli conferma la sua vocazione a centro strategico per affrontare le grandi sfide della salute del futuro. L’anticorpo anti Klebsiella fa parte dell’impegno del Biotecnopolo di trovare sistemi alternativi per combattere la resistenza agli antibiotici (AMR) e si aggiunge ad anticorpi contro altri batteri come la Shigella e il gonococco che sono stati recentemente pubblicati dallo stesso gruppo.
La Fondazione Biotecnopolo nasce proprio per anticipare le risposte alle minacce biologiche e per trasformare i risultati della ricerca scientifica in soluzioni terapeutiche concrete; lavora in stretta connessione con istituzioni pubbliche, comunità scientifica e industria; costruisce alleanze nazionali e internazionali per accelerare il percorso dai laboratori ai pazienti; si pone come un centro di riferimento non solo per l’Italia ma per l’Europa e per le reti globali impegnate nella salute.
“Il nostro compito – sottolinea Gianluca Polifrone, Direttore Generale della Fondazione Biotecnopolo di Siena – è costruire un futuro in cui infezioni verso oggi senza cura possano essere affrontate con armi nuove. Vogliamo dimostrare che l’Italia non è solo spettatrice, ma protagonista della ricerca internazionale. È un impegno verso la scienza, verso i pazienti e verso le prossime generazioni”.