
(AGENPARL) – Mon 22 September 2025 deriva film
presenta
TEVERE CORSARO
un film di
Pietro Balla
e Monica Repetto
IN UNA ROMA CONTEMPORANEA, TRA CAMPAGNE ASSEDIATE DAL
CEMENTO E RIVE DEL TEVERE NASCOSTE, I DESTINI DI SVEN, UN
CICLOATTIVISTA NORVEGESE APPASSIONATO DI PASOLINI, GIULIA,
UNA GIOVANE CONTADINA CHE DIFENDE LA SUA TERRA DALLA
SPECULAZIONE EDILIZIA E MARIO, UN ROMANO DAL CUORE D’ORO,
SI INTRECCIANO NELLA LOTTA PER CREARE IL “SENTIERO PASOLINI”
LUNGO IL FIUME, DA ROMA AL MARE.
OSTACOLATI DA PROPRIETARI TERRIERI E UNA BUROCRAZIA
INSENSIBILE, QUESTI IMPROBABILI ALLEATI, ANIMATI DA UNA SETE
DI GIUSTIZIA, SI BATTONO PER UN’UTOPIA FATTA DI NATURA E
COMUNITÀ, IN UNA BATTAGLIA CHE RIFLETTE IL DRAMMA
DELL’OCCIDENTE CONTEMPORANEO.
È UNA LOTTA SENZA SPERANZA O POSSONO ANCORA RISCRIVERE IL
PROPRIO DESTINO?
sinossi
Sven, un anarchico cicloattivista norvegese, e Mario, un cicloattivista
romano disincantato ma appassionato, uniscono le forze per costruire il
“Sentiero Pasolini,” un percorso ciclabile che colleghi Roma al mare lungo il
fiume Tevere. Nello stesso territorio, Giulia, una giovane contadina, lotta per
salvare la sua terra dall’avanzare della speculazione edilizia. Le loro
battaglie, apparentemente diverse, finiscono per intrecciarsi. Sven, che vive
a Roma ormai da oltre 30 anni, aveva introdotto Pasolini in Norvegia
traducendo “Teorema”. Grazie agli scritti pasoliniani ha scoperto la riva
sinistra del Tevere, dalla città fino all’idroscalo di Ostia, dove il poeta fu
assassinato nel 1975. Filosofo e anarchico, Sven è un borghese elegante e
raffinato, ma i suoi amici più cari sono persone comuni. Nonostante la sua
lunga familiarità con l’Italia e la sua cronica disorganizzazione, crede ancora
che valga la pena lottare insieme ai suoi compagni per aprire il Sentiero
Pasolini, seguendo antiche vie sulla riva del Tevere. La storia inizia nella
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primavera del 2020. Sotto un trafficato cavalcavia, Sven e Mario tentano di
ripulire i resti di un antico ponte romano nascosto dalla vegetazione incolta.
Poco distante, qualcuno, celato nel verde di una proprietà privata, aizza i
cani contro di loro. Nel frattempo, poco distante nella campagna romana
della Cecchignola, Pietro, un agricoltore da cinque generazioni, si
commuove fino alle lacrime durante un’intervista con una troupe
cinematografica senza riuscire a spiegare il suo problema. Giulia e Pietro
hanno ridato vita alla azienda agricola familiare esistente da generazioni ma
ormai circondata dal cemento della città. Il loro principale avversario è il
Consorzio Colle delle Gensole, un gruppo di piccoli proprietari terrieri e
grandi imprese edili romane desiderosi di urbanizzare la zona. Pietro e
Giulia sono gli unici a essersi rifiutati di aderire al consorzio. La forza
dell’agricoltore Pietro risiede nel legame speciale con sua figlia Giulia. A 27
anni, sposata e madre di due figli, Giulia lavora la terra al fianco del padre
in un modo che ricorda i contadini del Novecento – attraverso sguardi,
cenni e silenzi. Sven, nordico protestante, si è adattato alle abitudini e ai
difetti romani nei suoi trent’anni in città, ma non abbastanza da essere
pienamente accettato. Anche gli amici “pasoliniani” spesso lo criticano.
All’interno del gruppo di cicloattivisti e ambientalisti, i conflitti sono intensi:
dovrebbero continuare con il loro “urbanismo tattico” in stile guerrigliero o
cercare di collaborare con le istituzioni? Mentre Pietro e Giulia ignorano la
minaccia di esproprio continuando a coltivare la loro terra, Sven partecipa
al grande evento cittadino “Tevere Day”, sperando di ottenere un
riconoscimento ufficiale per il Sentiero Pasolini. Sebbene le istituzioni
sembrino inizialmente aperte, alla fine rifiutano di assumersi alcuna
responsabilità. Nel giorno del “Tevere Day”, Sven e un centinaio di ciclisti
trovano il sentiero bloccato dalle auto della municipale. La sconfitta è
amara. Sven si ritira in una foresta isolata nel viterbese – la “foresta
filosofica”, come la chiama – dove ascolta la “Fenomenologia dello Spirito”
di Hegel mentre cammina. Le tensioni tra Sven e Mario aumentano. A volte,
cedendo al suo lato oscuro, Sven sembra sabotare le sue relazioni umane.
Sebbene provenga da un Nord razionale e avanzato, è irresistibilmente
attratto dal Sud caotico, soleggiato e avverso alle regole. Sven e Mario
litigano costantemente, si insultano e smettono di parlarsi per giorni, per
poi riconciliarsi quando sul sentiero le attività si fanno secondo le regole.
Per Mario pedalare nella natura è un atto d’amore e di fratellanza, per Sven
è anche un’offerta di cicloturismo. Infine arriva il giorno in cui Giulia e Pietro
debbono affrontare gli espropriatori al loro cancello. Solo la presenza di
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politici locali illuminati e di un picchetto di cittadini solidali ritarda
l’inevitabile. Il tempo passa. Dopo quasi tre anni, come finirà questa
battaglia combattuta da moderni Don Chisciotte? Mario si riconcilierà con il
norvegese che continua a tracciare improbabili percorsi ciclistici, sperando
di fare di Roma la capitale ciclabile d’Europa? I nemici continueranno a
bloccare la costruzione del Sentiero Pasolini? Giulia e Pietro perderanno la
loro terra a causa degli speculatori edilizi?
note di regia
Il titolo “Tevere Corsaro” è un rimando agli Scritti Corsari di Pier Paolo
Pasolini, un volume degli anni ’70 di critica radicale alle società occidentali
sviluppate.
Vi è qualcosa di universale in questo viaggio di antieroi alla ricerca di sé e
di un senso di appartenenza. Universale è il bisogno di adottare modelli di
vita diversi e sostenibili, abbracciando sentimenti di cura per lo spazio e per
le comunità che lo abitano. Questa piccola anabasi ritrae la crudeltà e la
bellezza del paesaggio fluviale, un’epopea che diventa apologo di una
società smarrita. Pasoliniano e corsaro è l’elemento anarchico che guida
l’azione di Sven e dei suoi compagni a 50 anni dalla morte di Pier Paolo
Pasolini il 2 novembre 1975 all’idroscalo di Ostia.
La nostra storia si svolge sull’orlo dell’abisso di un disastro economico,
ecologico, urbanistico e antropologico che riguarda tutti noi.
Il lavoro di osservazione è durato quattro anni. Un lungo periodo che ha
visto le vite dei protagonisti e le nostre stravolte. Durante la lavorazione del
film è morto il co-regista Pietro Balla. Avrei voluto continuare a battagliare
con lui in sala di montaggio, ma non per questo il film è meno
irriducibilmente “nostro”.
Voglio concludere queste note con le parole di Pietro. Quando una donna
sulla riva del fiume, durante le riprese, chiese che storia stavamo
raccontando e se sarebbe finita con la realizzazione del “Sentiero Pasolini”,
lui ha risposto: “È una storia di perdenti sicuri. Io non so bene chi abbia
ragione o torto, perché la faccenda è molto complicata. Però è
paradigmatica di questi tempi… Quando finirà? Durerà finché resisteremo
noi”.
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protagonisti e personaggi principali
Sven Otto Scheen (Oslo, 1963). Traduttore, blogger e ciclo-ambientalista,
Sven Otto Scheen è un norvegese approdato a Roma con radici
accademiche profonde: laurea in Lettere (1987) e specializzazione in
Lingua e Letteratura Italiana con una tesi che confronta la critica pasoliniana
con la Teoria Critica della Scuola di Francoforte (Adorno e Horkheimer) .
Successivamente ha approfondito il tema dell’impegno sociale in Pasolini e
Calvino durante una ricerca svolta a Roma (1990–1993). Tra i suoi contributi,
spicca la traduzione in norvegese di “Teorema” di Pasolini, oltre a festival
dedicati a Pasolini presso il Norsk Filminstitutt di Oslo.
Dal 2009 emblema dell’attivismo cicloturistico e urbano, ha ideato e
guidato tour in bici in Italia, Ticino e Marocco, e guidato la creazione del
Sentiero Pasolini, un itinerario ciclopedonale lungo il Tevere da
Mezzocammino fino all’Idroscalo. Portato avanti da una rete di volontari, il
sentiero è stato riconosciuto come “Luogo del Cuore FAI 2020” (secondo
livello nazionale) ed è entrato nella pianificazione del PUMS e nelle mozioni
regionali.
Il suo alter ego social, Italo Infausto, osserva con ironia disincantata le
contraddizioni tra razionalità nordica e caos meridionale, incarnando lo
spirito critico e pungente che anima le sue battaglie urbane.
Mario Girolami si è formato all’Istituto d’Arte Silvio d’Amico, ma ama dire di
aver frequentato soprattutto “l’università della strada”. È amante della
fotografia e da sempre esprime una forte attenzione ai temi civili e sociali.
Da anni promuove eventi benefici e iniziative legate alla mobilità
sostenibile e a sostegno di persone con disabilità. Oggi si occupa del
ripristino della ciclabile verso Pratica di Mare nel programma “Anello
azzurro” che prevede l’unione del Sentiero Trilussa con il mare e con il
previsto Sentiero Pasolini, dove affianca Sven con spirito pratico, senso
civico, nel rispetto delle regole.
Giulia Marrocchini. Nata e cresciuta a Roma, Giulia ha un percorso che
intreccia scienza, cura e terra. Dopo essersi diplomata al Liceo Scientifico
“Aristotele”, ha conseguito una laurea triennale con lode in Tecniche di
Radiologia Medica all’Università La Sapienza, con una tesi su tecniche
avanzate di perfusione cerebrale. Dal 2016 al 2018 ha svolto il tirocinio
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presso il Policlinico Umberto I, specializzandosi nell’utilizzo di TC, RM e
tecnologie nucleari e radioterapiche in diversi reparti ospedalieri. Nel
dicembre 2018 ha scelto di lasciare l’ambiente sanitario per dedicarsi alla
terra, assumendo la conduzione dell’azienda agricola familiare come
lavoratrice agricola autonoma. Coltiva ortaggi e frutta a chilometro zero,
prendendosi cura dei ritmi della natura e della filiera corta. La sua azienda
si trova nel cuore dell’Agro Romano, tra i campi assediati dal cemento del
quartiere “Colle delle Gensole”, nell’area interessata da un nuovo progetto
edilizio oggetto di una convenzione con il Comune. Dal 2021 è consigliera
municipale nel Municipio IX. In Tevere Corsaro, Giulia è l’anima resistente
della campagna romana: una donna che ha scelto di abbandonare la
stabilità di una carriera tecnica per difendere la terra e la memoria di
cinque generazioni contadine, accanto al padre Pietro, in un territorio
minacciato dalla speculazione edilizia.
Alessandro Lepidini
Laureato in Scienze Politiche, con una tesi in diritto costituzionale
comparato, ha una consolidata esperienza di politiche pubbliche, con un
focus sul lavoro, la coesione sociale e la tutela ambientale. Dopo un lungo
periodo nell’amministrazione del Fondo Sociale Europeo, dal 2013 si
impegna attivamente nella governance territoriale del IX Municipio
romano. Dal 2013 al 2021 ha presieduto la Commissione Ambiente,
Mobilità e Periferie, contribuendo in modo significativo alla bocciatura
dell’impianto di biogas in area vincolata e alla creazione degli orti urbani di
Casal Brunori, oggi riconosciuti come best practice a livello europeo.
Il suo impegno ambientale si è concretizzato soprattutto nell’ottenimento
del Monumento Naturale Fosso della Cecchignola, frutto di una proposta
condivisa con il Coordinamento “Agro Romano Bene Comune” e poi
formalizzata dalla Regione Lazio, difendendo un importante frammento
dell’Agro romano dalla speculazione edilizia.
Nel novembre 2022, Lepidini ha rassegnato le dimissioni da Assessore
all’Ambiente in risposta al piano del sindaco Roberto Gualtieri e del Partito
Democratico, volto alla realizzazione di un termovalorizzatore a Santa
Palomba. Nella lettera di dimissioni ha motivato: “La mia contrarietà
all’inceneritore mi impone… un progetto che considero superato, lontano
dagli obiettivi ambientali europei e dannoso per il territorio dove vivo”. Ora
Lepidini concentra il suo impegno fuori dalle istituzioni, collaborando con
associazioni come Legambiente e Italia Nostra per bloccare il progetto del
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termovalorizzatore e promuovere politiche basate sulla sostenibilità, il
diritto alla salute e la protezione del paesaggio.
Cristiana Avenali
Consigliera Regionale Lazio – Responsabile Piccoli Comuni, Contratti di
Fiume e Sentieri fluviali
Nata a Roma nel 1971, laureata in Economia e Commercio alla Sapienza,
con tesi su “Servizi pubblici locali” e Master Luiss-Sapienza sulla Pubblica
Amministrazione, con focus sull’acqua potabile post-referendum. Dal 1998
è attiva in Legambiente Lazio, diventandone nel 1999 direttrice e membro
del direttivo nazionale; ha coordinato campagne su acque, smog, mobilità,
legalità ambientale, educazione e comunità, realizzando progetti concreti
per scuole e territori.
Dall’elezione al Consiglio Regionale del Lazio, è componente delle
Commissioni Ambiente e Affari Istituzionali. Si batte per green economy,
aree protette, trasporti sostenibili, gestione dei rifiuti, valorizzazione dei
piccoli comuni e la tutela del paesaggio fluviale.
Da Luglio 2018 è stata responsabile dell’Ufficio di Scopo dei Piccoli
Comuni e Contratti di Fiume della Regione Lazio, ha guidato l’adozione di
strumenti partecipativi per la tutela delle acque, raggiungendo nel 2025 la
sottoscrizione di 11 contratti di fiume e l’attivazione di 27 processi nel Lazio.
Ha promosso bandi per finanziare azioni sui Contratti del Tevere (da Castel
Giubileo alla foce) e Aniene, con fondi del FESR e risorse regionali per
installazione di barriere anti-rifiuti, sentieristica, accessibilità fluviale e
monitoraggio ambientale. A marzo 2025 il bando ha consolidato la pratica
dei contratti di fiume come strategia strutturale per la tutela e valorizzazione
del Tevere. Tra le iniziative sostenute c’è il potenziamento del Sentiero
Pasolini, volto a ricongiungere le aree periferiche al Tevere, in
affiancamento al Sentiero Trilussa. Il suo lavoro rientra nella valorizzazione
integrata dei fiumi come corridoi verdi, alla base del progetto Tevere
Corsaro, che vuole restituire il legame tra Roma e l’ambiente fluviale.
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i temi e gli ambienti
Il sentiero Pasolini è un percorso ciclopedonale che si sviluppa totalmente
nel verde all’interno della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano,
lontano da auto e rumori, sulla sponda sinistra del fiume Tevere nel tratto
finale che va dal Grande Raccordo Anulare di Roma fino al mare di Ostia.
Nel tratto da Casal Bernocchi a Ostia Antica il sentiero attraversa i luoghi
della bonifica delle paludi dell’Agro Romano che avvenne alla fine
dell’Ottocento ad opera dei braccianti ravennati. Fino alla seconda metà
del XIX secolo tutta l’area era occupata da uno stagno parallelo al Mar
Tirreno che si estendeva dal Lazio alla Toscana. L’intero percorso del
Sentiero Pasolini sarebbe di circa 24 Km, iniziando dal ponte monumentale
di Mezzocammino del G.R.A. (dove attualmente si interrompe la ciclabile
Tevere di Roma) e terminando all’idroscalo di Ostia, nel luogo
dell’uccisione di Pier Paolo Pasolini dove è sorto un piccolo parco letterario
a lui dedicato, nel perimetro dell’oasi Lipu, alla foce del Tevere. Sviluppatosi
alla fine del 2017 grazie alla forza di volontà di molti cittadini e appassionati
che hanno saputo recuperare la strada di sommità dell’argine rialzato
liberandola dall’abbandono, dall’incuria e da una fitta vegetazione che ne
aveva preso il sopravvento, il Sentiero Pasolini è diventato un simbolo di
libertà e di riscatto popolare per la riappropriazione del bene comune.
Grazie al censimento “I Luoghi del Cuore” del FAI, il Sentiero Pasolini è
stato riportato all’attenzione delle istituzioni con il compito di completarne
il percorso di 24 km dal G.R.A. di Roma al mare di Ostia. Attualmente è
aperto per circa 17 Km nel tratto Centro Giano – Ostia Antica grazie alla
forza di volontà di molti cittadini, associazioni e appassionati. Il gruppo fb
conta una comunità di circa 11.000 persone.
Il Piano Strategico e Operativo (PSO) Tevere è stato approvato ufficialmente
dalla Giunta di Roma Capitale il 7 luglio 2025, su iniziativa dell’Assessorato
all’Urbanistica e con il coordinamento scientifico del prof. Carlo Gasparrini,
affiancato dal supporto tecnico di Risorse per Roma. Il piano interessa un
tratto di circa 75 km di fiume, da Castel Giubileo fino a Ostia Antica,
attraversando l’agro romano, il centro storico e le aree peri-urbane. Pur
includendo oltre 800 progetti strategici, il PSO non pare menzionare
esplicitamente il Sentiero Pasolini come oggetto diretto di intervento.
Come scrive sulla pagina fb del gruppo una delle volontarie storiche del
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Sentiero Pasolini: “Il sentiero Pasolini tutti lo nominano, tutti lo vogliono ma,
al dunque, niente di concreto si realizza per il suo completamento.
rimangono i suoi volontari e tanti fruitori.”
Il Monumento Naturale “Fosso della Cecchignola” è un’area protetta di
circa 99 ettari istituita nel 2019 dalla Regione Lazio, presieduta da Nicola
Zingaretti, per salvaguardare un prezioso frammento dell’Agro romano.
Situata nel territorio del Municipio IX EUR, conserva un paesaggio rurale e
selvatico ricco di biodiversità, reperti archeologici e riferimenti alla
memoria contadina.
È proprio su questo territorio che sorge il casale di Giulia, tra le ultime oasi
agricole annientate dall’espansione edilizia con l’esproprio per la
costruzione del quartiere “Colle delle Gensole”.
Il Fosso della Cecchignola, affluente del più ampio fosso di Vallerano,
confluisce poi nel Tevere come tributario di sinistra, integrandosi nel
sistema idrografico che connette le aree rurali periferiche alla principale
arteria fluviale romana. Questo collegamento idrico incrementa il valore
ecologico e storico del sito, integrandolo in un corridoio naturale di
connessione tra la periferia sud e il cuore fluviale di Roma.
Il riconoscimento dell’area come Monumento Naturale è il risultato di anni
di lotte civiche e istituzionali; il suo scopo è preservare il paesaggio,
mitigare l’impatto urbano e conservare uno spazio di memoria, natura e
comunità. In Tevere Corsaro, il Fosso della Cecchignola non è solo luogo,
ma simbolo: il teatro della resistenza ambientale e della Roma “altra”, in
cammino verso un futuro sostenibile. L’edificazione di Cecchignola Ovest e
Colle delle Gensole porterà infatti un sensibile aumento della popolazione
con circa ventimila auto in più.
Espansione edilizia del Colle delle gensole.
La zona prende il nome dall’omonimo corso d’acqua, il Fosso della
Cecchignola, (anticamente ciconiola) che confluisce nel Vallerano poco
prima che questo riversi le sue acque nel Tevere, di cui è affluente di
sinistra. A sud della città, all’interno del G.R.A., nel territorio del IX
Municipio la zona comprende un triangolo che va da via della Cecchignola,
via Ardeatina e via di Tor Pagnotta. Le aree interessate dall’intervento si
estendono su una superficie di circa 239.691 mq, in prossimità del Parco
Archeologico dell’Appia Antica. Il programma di espansione edilizia
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prevede la realizzazione di un insediamento su di un’ area di circa 24 ettari
per una edificabilità espressa in Superficie Utile Lorda di 70.868 mq. Di
questa superficie 59.000 mq sono a destinazione residenziale e 11.800 mq
circa a destinazione commerciale. Il complesso prevede la realizzazione di
appartamenti, negozi ed uffici. Le tipologie edilizie previste sono quelle a
linea e a torre di altezza massima di cinque piani.
Roma e l’urbanistica
Secondo i dati aggiornati al gennaio 2024 forniti dall’ISTAT, il Comune di
confini territoriali comunali. Questo dato conferma Roma come il Comune
più popoloso d’Italia e tra i primi in Europa, dietro città come Berlino e
Madrid. Tuttavia, il numero reale di persone che vive o lavora stabilmente a
Roma è maggiore, considerando i non residenti ufficialmente registrati che
passano la maggior parte del tempo in città.
Roma è capitale dei paradossi: a fronte di 14mila persone in attesa di una
casa popolare, ci sono ben 162.073 abitazioni non occupate. Appartamenti
vuoti, non accessibili a chi è in difficoltà economica, lasciati invenduti dai
proprietari o al massimo affittati saltuariamente come case vacanze. La
fotografia emerge dal censimento Istat sulle abitazioni (i dati sono del
2021). ”Abbiamo cementificato, costruito in anni e anni sull’Agro romano,
senza che arrivasse una risposta alle persone in graduatoria o occupanti”,
commenta il segretario nazionale di Unione Inquilini Massimo Pasquini.
Roma e la ciclomobilità
Roma dispone oggi di circa 240km di piste ciclabili registrate; si era
ipotizzato un piano di crescita fino a circa 390 km entro il 2026,
aggiungendo 150 km di nuovi tracciati. Il Biciplan attuale – parte integrante
del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) aggiornato a luglio
2025 – prevede una rete complessiva di 331 km, con tappe espansive: 517
km entro il 2027, 783 km entro il 2030 e ben 1574 km entro il 2035.
Attualmente il livello di completamento delle ciclabili è limitato e le
infrastrutture spesso non sono protette. Inchiodando Roma a una posizione
significativamente arretrata rispetto alle città europee più avanzate, dove le
reti superano i 1000 km, sono interconnesse e protette, con percentuali di
spostamenti in bici tra il 15% e il 50%.
Parigi possiede una rete ciclabile di oltre 1000 km e con il Plan Vélo (2021–
2026) mira a diventare una città completamente ciclabile. Berlino conta
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circa 620 km tra piste obbligatorie, strade condivise e percorsi fuoristrada,
con una quota modale stimata intorno al 13%. Copenaghen, con circa 350
km di piste segregate, 23 km di corsie su strada e 43 km di greenways,
raggiunge una quota modale tra il 41% e il 50% . A Roma, la percentuale di
spostamenti in bicicletta rimane significativamente inferiore, stimata sotto al
5%, ben al di sotto di quanto avviene nelle grandi capitali europee. La
scarsa densità, la discontinuità della rete e la mancanza di sicurezza
scoraggiano l’uso quotidiano, soprattutto tra utenti meno esperti.
Tra gli itinerari previsti dal Biciplan ci sono il GRAB (Grande Raccordo
Anulare delle Bici), la Ciclovia Tirrenica e il percorso che collega il Colosseo
a Ostia. In questo contesto, il “Sentiero Pasolini” — ideato da cittadini e
cicloattivisti lungo il Tevere — non è solo un’iniziativa locale, ma un tentativo
visionario di direzionare la mobilità verso una riconnessione tra la città, la
sua dimensione naturale e sostenibile.
Intervista a Sven Otto Scheen, frutto di conversazioni con Monica
Repetto nel corso della lavorazione del film Tevere Corsaro.
Sven, dove sei nato?
Sono cresciuto a sud di Oslo, in un piccolo e pittoresco villaggio chiamato
Drobak — nome che significa “città in salita”. Un paesino originariamente
abitato da capitani, piloti di barche del nord, che si è arricchito con
l’esportazione del ghiaccio. Adesso un ambiente artistico, pieno di gallerie
d’arte. Il nostro nome di famiglia viene dal villaggio di Scheen (oggi Skien)
dove è nato Ibsen. Mio padre era un disegnatore di barche famoso, e da
bambino lui mi costruì una barca a remi che divenne la mia “bicicletta del
fiordo”. Lì ho respirato una relazione stretta con l’acqua, con la natura
selvaggia e con le fiabe popolari norvegesi, quelle di troll e fratelli astuti,
che mio padre amava raccontare. Quelle storie ribelli — amorali, liberatorie,
contro le convenzioni — mi hanno dato un impulso precoce alla libertà.
La tua famiglia era legata all’arte e alla natura. Che ruolo ha avuto?
Mio padre era un progettista famoso, disegnava barche in legno veloci, per
medici che dovevano raggiungere le isole rapidamente. Molti amici
norvegesi mi hanno chiesto perché non ho seguito l’eredità di mio padre.
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In verità non lo so. Quando avevo dai 6 ai 9 anni viaggiavamo per ore da
Oslo verso Hyen, dove c’era il cantiere nautico, in macchina attraverso il
grande Ovest norvegese. In queste 7 ore di viaggio nel mondo contadino,
si attraversano valli, poi piano piano sali fino all’altipiano, poi scendi
quando iniziano i grandi fiordi con le cascate. Poi si aspetta il traghetto con
l’automobile. Era molto divertente. A volte mi dava fastidio che in quella
cosa solo mia con mio padre, mia madre diceva che bisognava portare
anche la sorella piccola. Mia madre era appassionata di teatro televisivo:
amava Ibsen e Hamsun. Io ho frequentato il liceo musicale. Il nostro rifugio
estivo era una casa nella tundra, sopra Lillehammer: laghi, paludi, silenzio.
Lì impari a non avere paura della solitudine.
Perché sei venuto in Italia?
Nel 1975 ho viaggiato in auto da Oslo a Roma con mio padre e la famiglia.
Mio padre aveva contatti in Toscana, a Orbetello. Da bambino ero fissato
con le automobili e i motori, così da quel viaggio in Italia riportai
l’abbonamento alla rivista “Quattroruote”. Da ragazzo rho viaggiato spesso
in treno con l’Interrail, sempre con l’idea che l’Italia avesse qualcosa da
dirmi. A 21 anni, convinsi un amico ad andare a Pisa per imparare la lingua.
Passai il Natale del 1984 a Roma. Poi ho iniziato a studiare con metodo
l’italiano, a tradurre testi tecnici.
Come è nato il tuo interesse per Pasolini?
La mia tesi di laurea si intitolava “L’impegno sociale nella letteratura italiana
postbellica”, mettendo a confronto Pasolini e Calvino con la Scuola di
Francoforte. Ho tradotto “Teorema” in norvegese, ho organizzato un festival
sul suo cinema a Oslo, per conto del Fondo Pasolini. Pasolini ha significato
molto per me: il suo sguardo era già universale, tragicamente profetico.
Quando hai iniziato a pedalare nella capitale?
Nel 1985 ho preso la bicicletta: Roma era complicata; avevo poco tempo,
scarse mappe, e gli autobus si aspettavano per ore. Così ho iniziato a
esplorare, uscendo dai confini del centro urbano. Ho scoperto “critical
mass”. Comperavo bici “strane” — una arrivata dall’America sembrava
perfetta per remare sulla terra, non solo sull’acqua.
E il Sentiero Pasolini com’è nato?
CREDITI NON CONTRATTUALI
Nel 2016 ho incontrato Mario, un cicloattivista: così ho iniziato a collaborare
con i Volontari Ciclabile Tevere. Organizzavamo pulizie dei sentieri,
tracciavamo percorsi. Organizzavo viaggi in bicicletta anche in Marocco, da
Agadir, e tra Capalbio e Lucca. Ho portato avanti quell’idea: creare
un’infrastruttura che connette Roma alla natura. Nel 2017, insieme a Mario,
con un decespugliatore abbiamo sgomberato 4 km circa sulla sponda
etrusca, quella a nord del Tevere. Poi ci siamo rivolti a esplorare l’altra
sponda a sud, sulla riva sinistra. Dove il Sentiero Pasolini è diventato presto
un progetto comunitario, partecipato da centinaia di volontari.
Qual è il rapporto con la natura che ritrovi lungo il Tevere?
Pedalare lungo l’acqua per i norvegesi è un plusvalore: il Tevere è il terzo
fiume d’Italia, e io credo profondamente in una rinascita urbana che passi
dal fiume. Lì trovo la “terra di nessuno” alla periferia di Roma: aree non
sorvegliate, selvagge, incontaminate — un rifugio autentico in una natura
non addomesticata, da vivere in solitudine. Questa cosa è molto nordica.
Non ti rapporti più a niente che sia creato dall’uomo. La natura è anche
molto violenta, la vegetazione cresce in modo caotico e velocissimo, ma al
tempo stesso offre una grande calma.
team creativo e tecnico
monica repetto
Monica Repetto è una regista e autrice attiva da oltre vent’anni nel cinema
del reale, con uno sguardo originale e radicale sulla contemporaneità.
Dopo una formazione in psicologia e critica cinematografica, ha esordito
nella regia negli anni Novanta. Ha co-fondato Deriva Film con Pietro Balla,
dando vita a un percorso produttivo indipendente. Tra le sue opere:
“Camerini ardenti” (1996), “Panico Jodorowsky” (2000), “Derive
Gallizio” (2001), “ThyssenKrupp Blues” (2008, 65. Mostra di Arte
cinematografica di Venezia), “Falck. Romanzo di uomini e di
fabbrica” (2010), “La forza delle idee” (2015), “Il corpo dell’amore” (Rai,
2019, finalista ai Diversity Media Awards), “1974–1979. Le nostre ferite” (Rai
cinema, 2021, Nastri d’Argento). Ha lavorato anche con archivi storici,
formato giovani autori e promosso pratiche di riuso creativo. Tevere
CREDITI NON CONTRATTUALI
Corsaro è l’ultimo film realizzato insieme a Pietro Balla, scomparso durante
la lavorazione. Frutto di una lunga collaborazione e di una visione condivisa
del cinema e della vita.
pietro balla
Pietro Balla (Poirino, 1956 – 2021) è stato regista, autore e produttore, tra le
voci più originali del cinema documentario e indipendente italiano. Ha
vissuto tra il Piemonte e Roma, dove ha conciliato per tutta la vita il mestiere
di capostazione con quello di cineasta indipendente, realizzando oltre un
centinaio di opere tra film, serie e cortometraggi. Dopo la laurea in Scienze
Politiche, ha esordito come critico cinematografico sulle riviste “Cult”,
“Filmcritica” e “Segnocinema”. Nei primi anni ’80 si è imposto come autore
di cortometraggi indipendenti radicali. I suoi primi corti (“Illibatezza”,
“Costanza”) hanno vinto le sezioni “tre minuti a tema fisso” del Festival di
Bellaria sotto la direzione di Enrico Ghezzi. Negli anni ’90 ha diretto
documentari d’arte per RaiSat Art, film per Planète, Cineclassic e
programmi innovativi come Cyclo per Canal Jimmy. Ha lavorato per la Rai in
format pionieristici (“Storie vere”, “Publimania”, “Supergiovani”). È stato
incluso da Adriano Aprà tra i registi del progetto Fuorinorma, che raccoglie
e valorizza il miglior cinema italiano contemporaneo non allineato. Nel
2002 ha fondato, con Monica Repetto, Deriva Film, casa di produzione
indipendente con cui ha realizzato documentari e serie per Rai, Fox, History
Channel, Discovery. Tra i titoli più noti “ThyssenKrupp Blues” (Rai Cinema.
65ª Mostra di arte cinematografica di Venezia, vincitore del Mediterraneo
Film Festival), “Radio Singer” (Torino Film Festival, 2009), “Amori in fiamme”,
“Scatti di nera”, “Un centimetro alla volta”. Ha diretto le docufiction “I
campioni di Olimpia” (Arte, History Channel) e “Casa Pappalardo” (Rai). Nel
2019 ha co-diretto con Monica Repetto la serie “Il corpo dell’amore” (Rai),
candidandosi ai Diversity Media Awards come miglior programma tv. È
stato produttore esecutivo di “1974–1979. Le nostre ferite”, finalista ai Nastri
d’Argento 2021. Durante la lunga lavorazione del film documentario
“Tevere Corsaro” – girato per quattro anni insieme a Monica Repetto – è
scomparso prematuramente nel maggio 2021. Il film è stato completato
dopo la sua morte.
CREDITI NON CONTRATTUALI
deriva film
Deriva Film è una casa di produzione cinematografica e televisiva
indipendente fondata da Monica Repetto e Pietro Balla nel 2002. Ha
prodotto documentari, cortometraggi, spettacoli musicali e teatrali,
programmi TV e format originali. Le opere di Deriva Film sono distribuite in
televisione, online e al cinema, partecipando a importanti festival
cinematografici.
Nel portfolio di deriva film, tra le altre opere, si trovano: “The True Story of
Marianne Golz” (History Channel, con supporto Media, 2007), la serie
“Amori in fiamme” (La7, 2002), “Scatti di nera” (Fox Crime, 2007), “Falck.
Romanzo di uomini e di fabbrica” (Rai, 2010), “ThyssenKrupp Blues” (Rai
Cinema, 2008), presentato alla 65ª Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica di Venezia; la docu-serie “Il corpo dell’amore” (Rai, 2019),
riconosciuta come il miglior programma TV dell’anno ai Diversity Media
2021. Tra i format creati: “Mamma ti presento papà,” un reality prodotto nel
2009 da Wilder per Fox Life. Nel 2016, Deriva Film ha prodotto i
documentari “O Rugbill” e “Un centimetro alla volta” per la serie “Rugby
Stories” (Discovery Channels, DMAX). Per il Comune di Roma, Deriva Film
ha curato la serie di workshop “Lo spettacolo delle idee”, destinata a autori
emergenti e produttori cine-televisivi, oltre a progetti di formazione
audiovisiva nelle scuole (Mic, Miur). Nel 2011, Deriva Film, in partenariato
con altre produzioni e distribuzioni indipendenti, ha lanciato ON THE
DOCKS, la prima piattaforma video-on-demand dedicata al cinema
documentario, con il supporto della Regione Lazio. Dal 2016, è partner del
PREMIO ZAVATTINI, focalizzato sul riuso creativo d’archivio, istituito dalla
Fondazione Aamod con il supporto di Cinecittà Luce.
fotografia | antonio demma Dop e regista, si avvicina al mondo del
documentario dopo la laurea in filosofia. Tra li suoi lavori recenti come dop:
“Dallo scarto alla meraviglia”, come filmmaker e autore per la Rai, una serie
documentaria sui cammini in Italia e lo speciale “Street Art in Rome”.
Sempre per la Rai, tra il 2011 ed il 2015 realizza documentari di inchiesta tra
CREDITI NON CONTRATTUALI
cui: “Le vie nere del credito”, “Zona 167”, “L’ultimo respiro di Michelangelo”,
“L’Aquila una storia da recuperare”.
fotografia | federico schiavi Laureato in Storia Contemporanea. Dal 2000
lavora come regista, dop, montatore, coordinatore alla post-produzione e
producer per opere nazionali ed internazionali. Nel 2012 fonda con Silvana
Costa la società di produzione indipendente Nacne sas. Tra le sue
produzioni più recenti: “Sono innamorato di Pippa Bacca” di Simone
Manetti, 2019, per Rai Storia “La dodicesima Battaglia” di cui cura
fotografia, regia, montaggio e produzione e “Sono Nato Comunista” di
Catherine McGilvrey, ha inoltre diretto e montato “Togliattigrad” per Rai
Cinema e “2 Girls” per DOC3-Rai Tre. Negli anni 2009-2011 è stato
presidente dell’Associazione dei documentaristi italiani Doc/it.
fotografia | silvana costa
Dopo la laurea in “Cinematografia
Documentaria” al D.A.M.S. RomaTre, dal 2004 lavora come documentarista,
montatrice e produttrice esecutiva. Tra i lavori più recenti è stata assistente
al montaggio e coordinatrice della produzione di “The Remnants” di
Barberi e Russo prodotto da Nacne in partecipazione con Rai Cinema,
AMKA Film (Svizzera), Fiumi Film per RSI, vincitore quale best documentary
al festival Vision du Reel di Nyon. Nel 2022 ha diretto il suo primo
lungometraggio documentario “Non sono mai tornata indietro”, una
produzione Nacne e Home Movies – Archivio nazionale del cinema di
famiglia, con il supporto di Fondazione Calabria Film Commission e del
M.I.C.
montaggio | beppe leonetti
Diplomato in montaggio al Centro
Sperimentale di Cinematografia. Lavora come montatore dal 2006. Tra i
registi con cui ha collaborato Nanni Moretti, Erika Rossi, Martin Turk. Ha
montato “Babylon Sisters (2017) di Gigi Roc- cati, “Stories from the
Chestnut Wood” (2019) di Gregor Božič – vincitore del premio per il miglior
montaggio al Festival del Cinema Sloveno – e “Don’t forget to Breathe” di
Martin Turk. Nel 2012 ha fondato, con Carlo Cagnasso e Gianluca e
Massimiliano De Serio, Il Piccolo Cinema a Torino. Tra le opere recenti
montate “Il bacio della cavalletta” di Elmar Imanov (in concorso alla
Berlinale 2025) e “Amor” di Virginia Eleuteri Serpieri (80. Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia).
CREDITI NON CONTRATTUALI
collaborazione al montaggio | giacomo valentini Giovane montatore
con formazione in post-produzione presso la scuola Sentieri Selvaggi. Ha
collaborato al montaggio di Tevere Corsaro, portando la sua esperienza
maturata tra cinema documentario, webserie e produzioni digitali. Tra i suoi
lavori: 10 per Luis (Deriva Film), contenuti per Motor1Italia.com, InsideEVs
Italia e Motorsport.com IT.
montaggio del suono | Jacopo Manzo (Firenze, 1993) è montatore del
suono cineaudiovisivo, diplomato alla Scuola Gian Maria Volonté. Ha
collaborato a numerosi film e serie TV, tra cui “Il Grande Spirito”, “Salvatore:
Shoemaker of Dreams”, “Christian 2” e “Sergio Leone – L’italiano che
inventò l’America”, vincitore del Nastro d’Argento 2023. Compositore per
corti, ha realizzato anche progetti educativi sul paesaggio sonoro.
TEVERE CORSARO
nazione Italia anno 2025 durata 95’
regia Pietro Balla | Monica Repetto
soggetto | sceneggiatura Pietro Balla | Monica Repetto
interpreti | personaggi Sven Otto Scheen | Mario Girolami| Giulia
Marrocchini | Pietro Marrocchini | Stefano Congi | Luisa Congi | Tiziana
Chiattelli | Leonardo Chiattelli | Alessandro Lepidini | Bruno Girolami
Andrea Romagnoli | Mario Pericolini | Cristiana Avenali | Mikaela
Hillerstrom | Luigi Piga
fotografia Antonio Demma con Silvana Costa | Federico Schiavi
montaggio Beppe Leonetti
collaborazione al montaggio Giacomo Valentini
suono presa diretta Antonio Demma | Federico Schiavi |Eugenio
Cerocchi
supervisione montaggio del suono Jacopo Manzo
montaggio presa diretta e fonico di mix Samuel Desideri
CREDITI NON CONTRATTUALI
montaggio effetti sonori e foley Andrea Robin Di Giacomantonio
post-produzione Incandenza film | Nacne | Ring Film
collaborazione alla produzione Eskimo
produttori esecutivi Monica Repetto | Pietro Balla
produzione deriva film srl
con il sostegno di
promozione & comunicazione
cristina scognamillo
contatti
deriva film
http://www.derivafilm.it
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