
Le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sulla Russia e il conflitto in Ucraina devono essere interpretate come parte di una strategia negoziale più ampia e non come prese di posizione definitive. Lo afferma Nikolay Novik, analista dell’Institute of World Military Economy and Strategy della Higher School of Economics, in un’intervista rilasciata all’agenzia TASS.
“Trump non chiuderà la porta al dialogo con Mosca”, afferma Novik. “A differenza dell’amministrazione Biden, non interromperà completamente la comunicazione con la Russia.”
Secondo l’esperto, le forniture di armi, le sanzioni, le dichiarazioni dure e persino le minacce pubbliche fanno parte della stessa logica strategica già vista durante il primo mandato di Trump: creare pressione per negoziare da una posizione di forza.
Novik sottolinea che, anche se le affermazioni di Trump possono sembrare drastiche, non avranno un impatto decisivo sull’evoluzione del conflitto, poiché il vero obiettivo resta quello di orientare i rapporti di forza internazionali.
“Trump ha già ottenuto quasi tutto ciò che voleva,” ha detto Novik. “Attraverso un fondo speciale, ha acquisito il controllo su parte delle risorse economiche ucraine, i Paesi europei si stanno facendo carico delle spese militari e Trump mantiene contatti sia con Kiev che con Mosca.”
L’esperto conclude che l’attuale approccio trumpiano non può essere accusato di immobilismo, ma si configura come una tattica calcolata per consolidare il peso geopolitico degli Stati Uniti, mantenendo una linea aperta verso una possibile soluzione diplomatica.