
(AGENPARL) – Thu 03 July 2025 Audizione della Terza commissione dell’Assemblea legislativa sulle
modifiche alla legge n.23/2003 predisposte dalla Giunta regionale
(Acs) Perugia, 3 luglio 2025 – La Terza commissione dell’Assemblea
legislativa dell’Umbria si è riunita questa mattina a Palazzo Cesaroni per
una audizione sulle modifiche alla legge n.23/2003 “Norme di riordino in
materia di edilizia residenziale e sociale” predisposte dall’Esecutivo
regionale ed illustrate in una precedente seduta dall’assessore Fabio
Barcaioli https://tinyurl.com/umbria-edilizia-sociale [1].
Sulle modifiche alla legge 23 la Commissione ha ascoltato rappresentanti di
Comuni umbri e di Anci, il presidente della Provincia di Terni e quello di
Ater, esponenti del sindacato inquilini Sunia.
Il presidente dell’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale,
Federico Santi, ha tracciato un quadro delle disponibilità immobiliari
dell’Ater: sono 9.677 gli alloggi sociali in Umbria, il 75% di proprietà
dell’Azienda e il restante il 25% dei Comuni. 8.000 di essi sono locati (ad
esclusione di 243 che potrebbero essere assegnati ma sono vuoti). 1.391
alloggi non sono locabili (30% di proprietà dei Comuni e 70% di Ater): 79
sono in ripristino, 38 sono in carico al servizio tecnico e di 1.278 devono
ancora essere verificate le condizioni. Mediamente, per i lavori di
ripristino e adeguamento, sono necessari 30mila euro ad appartamento. Se
passano anni prima dell’assegnazione essi possono rivelarsi inagibili al
momento della consegna. Sarebbe opportuno ridurre i tempi tra bandi e
assegnazioni ma per fare questo andrebbero semplificate le procedure e le
verifiche richieste dalla legge. Sulle case non assegnate Ater paga comunque
Imu e condominio e questo toglie risorse per le altre funzioni
dell’Azienda. Nel corso degli ultimi anni inoltre la morosità è salita a
12 milioni di euro.
I rappresentanti del Sunia, Cristina Piastrelli e Rossano Iannone, hanno
espresso valutazioni positive sulle modifiche alla legge proposte dalla
Giunta, auspicando ulteriori interventi relativamente alla possibilità per
chi è già assegnatario di presentare altre domande; ai punteggi per
differenti disagi; alla composizione della Commissione per l’assegnazione
degli alloggi popolari. E’ stata anche manifestata la necessità di
stanziamenti nazionali e regionali per la ristrutturazione degli immobili di
edilizia pubblica, per renderli effettivamente disponibili ai cittadini in
stato di necessità.
Stefano Bandecchi, sindaco e presidente della Provincia di Terni, ha
rimarcato la necessità di intervenire sugli articoli relativi alla
assegnazione degli appartamenti a coloro che hanno commesso reati ma hanno
anche scontato la pena. Escluderli rappresenterebbe una discriminazione in
grado di alimentare l’emarginazione. Inoltre andrebbero velocizzate le
procedure di assegnazione, per evitare che le case si ammalorino e non
andrebbero pubblicati bandi relativi ad appartamenti inagibili.
L’assessore comunale di Terni Giovanni Maggi ha posto la questione delle
esigenze di mobilità per coloro che già dispongono di un alloggio pubblico
ma le cui esigenze abitative sono mutate: problemi di deambulazione,
necessità di una stanza in più per la badante e per un nuovo figlio, o di
una stanza in meno perché la famiglia si è ridotta.
Francesca Carnevalini (Comune Deruta) ha sottolineato che alla forte domanda
abitativa fanno riscontro pochi appartamenti pubblici disponibili mentre
l’assegnazione dei punteggi per le persone disabili si scontra con case che
hanno barriere architettoniche e che le costringono a rinunciare. Sarebbe
infine necessario semplificare i bandi affinché la compilazione risulti più
agevole per tutti italiani e stranieri: servirebbe maggiore chiarezza
terminologica e moduli tradotti in almeno tre lingue.
L’assessore Costanza Spera (Comune di Perugia – Anci) ha infine valutato
positive le proposte di modifica e rilevato che la previsione
dell’incensuratezza limita quella che è una misura di welfare, come
l’edilizia residenziale pubblica. Quando la pena è stata espiata le
istituzioni hanno il dovere di accompagnare le persone nei percorsi di
reinserimento. Il possesso di immobili all’estero è impossibile da
verificare da parte dei Comuni, che dovrebbero verificare questo requisito
per tutti gli Stati del mondo. Il criterio dei 5 anni di residenza è già
stato considerato lesivo del principio di universalismo dei servizi. La legge
consente di riservare il 30% degli appartamenti per gravi situazioni, tra
queste andrebbero inserite le donne che escono dalle case rifugio e dai
centri anti violenza. MP/
link alla notizia: http://consiglio.regione.umbria.it/node/80450
[1] https://tinyurl.com/umbria-edilizia-sociale