
In un contesto culturale sempre più appiattito sul presente e soggetto alla logica del pensiero unico, la voce del Gran Maestro Fabio Venzi della Gran Loggia Regolare d’Italia emerge con forza e rigore. Le sue risposte, lucide e profondamente controcorrente, non si limitano a difendere la Libera Muratoria Tradizionale, ma ne riaffermano con determinazione la natura iniziatica, il valore metastorico e la funzione spirituale.
Venzi non indulge in compromessi: distingue con nettezza tra l’Iniziato e il semplice associato, tra un Ordine spirituale e un’associazione mondana, tra il cammino verticale verso l’interiorità e il frastuono della superficie sociale. “Noi non cerchiamo di incidere sul mondo – afferma – vogliamo incidere noi stessi nella pietra”.
Nel corso dell’intervista, il Gran Maestro Venzi ci guida attraverso i fondamenti platonici della Massoneria Speculativa, l’eredità dei Neoplatonici di Cambridge, l’etica della Royal Society e l’attualità di un percorso che, lungi dall’essere anacronistico, si propone come unica alternativa alla crisi di senso della modernità.
Un dialogo ad alta intensità, dove la Tradizione non è nostalgia, ma futuro. Dove l’Iniziazione non è un rito vuoto, ma la possibilità concreta di una trasformazione radicale dell’essere umano. Dove la Massoneria regolare italiana — oggi in fase di espansione — rivendica il diritto e il dovere di rimanere fedele alla sua essenza, senza cedere alle lusinghe del proselitismo, del potere o dell’affarismo.
In queste pagine, Venzi non racconta soltanto la Massoneria: ne testimonia l’urgenza. E lo fa con parole che non chiedono consenso, ma consapevolezza.
Domanda. Gran Maestro, nel suo saggio “Introduzione alla Massoneria” lei affronta con rigore tre interrogativi fondanti per la Massoneria: le origini, la natura e gli scopi dell’Istituzione. Alla luce dell’omologazione culturale e della crescente pressione del pensiero unico, cosa significa oggi definire la Libera Muratoria come un Ordine Tradizionale di natura esoterico-iniziatica? Qual è il valore vivo e attuale della Tradizione in una società che tende a rimuoverla? E, guardando avanti, quale direzione intravede per il futuro della Massoneria regolare italiana ed europea?
Gran Maestro Fabio Venzi. Un Ordine Iniziatico Tradizionale si distingue da un’Associazione massonica in quanto i suoi membri sono identificati come ‘Iniziati’, al contrario degli associati-massoni. L’’Iniziato’ lo identifico come un ‘tipo ideale’ o ‘figura’, un uomo ‘differenziato’ direbbe Julius Evola, ossia colui che auspica una ‘trasmutazione’ della propria coscienza, della propria anima, un acceleramento del proprio percorso evolutivo, grazie alla sua particolare predisposizione, ossia il totale incondizionamento del suo pensiero, la libertà da qualsiasi tipo di sovrastruttura, ideologica, religiosa o sociale.
Utilizzo il termine ‘figura’ ispirandomi allo scrittore e pensatore tedesco Ernst Jünger, che col termine ‘figura’ definisce una “realtà superiore che conferisce un senso ai fenomeni”. Con questa definizione Jünger sente l’esigenza di trovare un termine medio per arrivare a un nuovo sistema di conoscenza e lo trova rappresentando sincretisticamente la possibilità di un unione dell’essenza e dell’esistenza, quindi una sorta di trascendenza – immanente costituita da una ‘figura’ idealtipica. Tale ‘figura’, nella concezione di Jünger, ha le sue leggi, i suoi scopi, in questo modo si sostituisce a una concezione lineare ma nello stesso tempo statica del mondo tipica dell’approccio storicista, una rappresentazione temporale dinamica, o meglio, ciclica, e proprio nella ciclicità della sua apparizione giace il suo significato trans-storico, o meglio, ‘metafisico’.
Conseguentemente, in una prospettiva metastorica la ‘figura’ del Libero Muratore è da me interpretata come una sorta di ‘tipo ideale’ di riferimento, dietro al quale potremo riconoscere un archetipo che ciclicamente si ripresenta, assumendo differenti ‘forme’ o ‘figure’ come quella del Libero Muratore appunto, ma l’archetipo di riferimento rimane lo stesso, parliamo dell’‘Iniziato”. Le associazioni massoniche sono un’altra cosa.
La Libera Muratoria ‘Tradizionale’ è stata la creazione di quegli uomini che avevano intuito che il destino dell’uomo non è da ricercare nel mondo, ma fuori dal mondo, non intorno a lui, ma dentro di lui, ed è un viaggio a ritroso dell’anima. Questi uomini non sentivano di dover definire se stessi in rapporto al contesto, alle opinioni, alle posizioni espresse, cioè rispetto a tutto ciò che è relativo, ma cercavano di capire se stessi in rapporto all’assoluto, in una prospettiva metastorica dell’esperienza umana.
Domanda. Nell’indagare le radici della Massoneria Speculativa, lei individua nel Neoplatonismo, e in particolare nei Neoplatonici di Cambridge, un elemento essenziale. Quali tracce di questa visione filosofica – così lontana dal pragmatismo dominante – sopravvivono ancora nei rituali, nei simboli e nel cammino interiore proposto dalla Massoneria regolare?
Gran Maestro Fabio Venzi. I Neoplatonici di Cambridge proposero un approccio religioso caratterizzato da un razionalismo etico e antidogmatico, essi furono attivi all’università di Cambridge nel periodo tra le due Rivoluzioni, i suoi componenti costituirono un movimento autonomo che privilegiava, alle teorie materialiste e meccaniciste di impronta cartesiana e hobbesiana, il recupero del Neoplatonismo rinascimentale. Il Neoplatonismo della Scuola di Cambridge a mio parere rappresentò, nel periodo e nel contesto storico che vide la nascita della Libera Muratoria ‘accettata’ e, successivamente, ‘speculativa’, un pensiero filosofico che ispirò i suoi principi etico–morali, e la sua spiritualità. Per comprendere ciò che accadde nella Libera Muratoria del periodo trattato, e il ruolo di Desaguliers (uno dei principali artefici della nascita della Libera Muratoria inglese) nella sua veste di ‘latitudinario’ (così anche venivano chiamati i filosofi-teologi di Cambridge), è fondamentale quindi comprendere la visione religiosa dei Neoplatonici di Cambridge. I Platonici di Cambridge proposero una concezione religiosa universale che si fondava sull’evidenza innata del concetto di Dio (nozione comune a tutti gli uomini) e, ponendo sullo stesso piano il Cristianesimo, la Tradizione Neoplatonica e l’Ermetismo rinascimentale, come espressione dell’unica vera religione perché basata sui concetti di bene e di divino comuni a tutti gli uomini, condannavano le contese del loro tempo fra anglicani, cattolici e puritani. Come entrò in contatto la loro visione “teistica razionalista” con la Libera Muratoria? La mia ipotesi è che la loro visione “teistica razionalista” ebbe nella Royal Society il più importante ‘terreno di contaminazione’. Alcuni dei maggiori esponenti dei platonici di Cambridge furono infatti membri della Royal Society: Ralph Cudworth, Henry More e Joseph Glanvill (seguace di More), che compilò nella sua opera “Plus Ultra” una sorta di programma filosofico destinato agli scopi della Royal Society. In seguito una figura chiave nella nascita della Libera Muratoria inglese, John Theophilus Desaguliers, divenne anch’egli membro della Royal Society.
Molti sono gli elementi della ritualità e della simbologia liberomuratoria che ritroviamo nel pensiero neoplatonico, a partire dall’interpretazione di Dio quale Architetto dell’Universo (fu inizialmente Plutarco che attribuì a Platone, che non lo fece mai in maniera esplicita, l’idea di Dio che crea il mondo tramite la geometria), all’allegoria della Luce (la sua continua ricerca è per il Libero Muratore un costante punto di riferimento nel suo percorso di perfezionamento), la simbologia della Scala di Giacobbe, rappresentazione del percorso di perfezionamento e ascensione al Divino del Libero Muratore. Ma è soprattutto una chiara tensione verso il trascendente, cuore del pensiero neoplatonico, che rese tale dottrina così interessante agli occhi dei fondatori della filosofia-esoterica liberomuratoria.
Domanda. In un momento di forte espansione per la GLRI, come si preserva l’essenza iniziatica, fondata sul perfezionamento etico, conoscitivo e metafisico dell’individuo? Come si concilia il vento del cambiamento con l’esigenza di mantenere integra la via Tradizionale, senza scadere nel proselitismo o nella superficialità?
Gran Maestro Fabio Venzi. Rimanendo fedeli a quei principi che 24 anni fa proposi ai nostri Fratelli, e dai quali mai abbiamo derogato, a prescindere dalle contingenze storiche. L’ho chiarito in una delle allocuzioni a cui sono più affezionato, ‘Hic Manebimus Optime’, E Qui Rimaniamo Fermamente, nella quale così mi esprimevo: “A chi ci chiede di incidere nella società noi rispondiamo che vogliamo incidere solo noi stessi nella pietra e secondo il nostro personale talento, e tutto il resto seguirà naturalmente; a chi ci chiede perché non esprimiamo opinioni politiche o su temi sociali, noi rispondiamo che il nostro cammino non è orizzontale, ma verticale, non vaghiamo in superficie, ma ci spingiamo nelle profondità; a chi ci chiede di contrapporci sulla base di opinioni diverse e mutevoli noi rispondiamo che ricerchiamo l’Unità, la matrice comune; a chi ci chiede cosa vogliamo e cosa cerchiamo noi rispondiamo “noi stessi”. Chiedere che senso ha essere oggi Liberimuratori, vuol dire dubitare dell’esistenza di un senso dell’avventura umana”. Confermo ogni singola parola.
Domanda. L’attuale rilancio della GLRI rappresenta un’occasione storica, ma impone anche vigilanza. Lei ha parlato con chiarezza della necessità di difendere la Massoneria da infiltrazioni opache e derive affaristiche. In un tempo in cui tutto si confonde, quali strumenti etici, formativi e strutturali avete adottato per difendere la purezza iniziatica e garantire trasparenza e rigore morale?
Gran Maestro Fabio Venzi. La purezza iniziatica si mantiene con le azioni e i comportamenti iniziatici, se ai principi non segue la forza di atti coerenti, siamo di fronte ad una mancanza di vita e di identità della stessa Libera Muratoria, cioè ad una sua grave crisi ideale. Gli Ordini Iniziatici Tradizionale e le Associazioni massoniche rappresentano due diverse dimensioni dell’uomo, quella spirituale, che vuole trascendere le anguste strutture del quotidiano ed affrontare il viaggio di Ulisse, e quella mondana, che si realizza solo nella vita sociale e politica. La Libera Muratoria ‘Tradizionale’ è stata la creazione di quegli uomini che avevano intuito che il destino dell’uomo non è da ricercare nel mondo, ma fuori dal mondo, non intorno a lui, ma dentro di lui, ed è un viaggio a ritroso dell’anima. Questi uomini non sentivano di dover definire se stessi in rapporto al contesto, alle opinioni, alle posizioni espresse, cioè rispetto a tutto ciò che è relativo, ma cercavano di capire se stessi in rapporto all’assoluto, in una prospettiva metastorica dell’esperienza umana.
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Concludendo questa intervista con il Gran Maestro Fabio Venzi, emerge con chiarezza una visione della Massoneria che sfida le semplificazioni e si oppone frontalmente alla banalizzazione contemporanea dell’esperienza spirituale. Le sue parole delineano un Ordine non solo esoterico e iniziatico, ma profondamente etico, fondato su una ricerca interiore che si nutre di silenzio, studio, coerenza e rigore morale.
In un’epoca dominata dall’effimero, dalla perdita di radici e dall’omologazione culturale, le parole di Fabio Venzi – Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia – risuonano come un richiamo forte e necessario a un ordine di senso più alto. Lungi dall’essere una reliquia del passato, la Massoneria che Venzi difende e incarna è una via viva, rigorosa, esigente, che parla all’uomo di oggi proprio perché non cede alle mode del momento.
L’Iniziato, figura centrale della sua visione, è colui che rifiuta l’adattamento passivo alla realtà, e cerca invece la trasmutazione interiore, il ritorno all’Assoluto, in un cammino verticale e solitario. È l’antitesi dell’uomo-massa. È la risposta iniziatica alla crisi della modernità.
La Massoneria tradizionale, ci ricorda Venzi, non è né un club sociale né un centro d’influenza politica, ma un Ordine spirituale che si regge su simboli, riti e disciplina interiore. È custode di un’eredità antica che affonda le sue radici nel neoplatonismo, nell’ermetismo rinascimentale, nella cultura della Royal Society, e che oggi chiede di essere difesa con rigore e coerenza, anche a costo dell’impopolarità.
Questa intervista, densa e senza concessioni, ci restituisce il senso profondo di un’appartenenza iniziatica che ha ancora molto da dire al nostro tempo. E se l’uomo contemporaneo avrà il coraggio di voltarsi verso l’alto – come esorta Venzi – forse potrà riscoprire in sé non un’identità imposta, ma una vocazione eterna: quella del conoscere se stessi per superarsi, del cercare la luce per tornare alla sorgente.