
La Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) taglia le previsioni di crescita economica per il 2025, segnalando un contesto internazionale segnato da tensioni commerciali, aumento delle tariffe e rallentamento della domanda globale.
La Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) ha ridotto le sue previsioni di crescita per le economie della propria area di operatività al 3% per il 2025, rispetto al 3,2% stimato in precedenza. Il dato è contenuto nell’ultimo rapporto Regional Economic Prospects pubblicato martedì, che evidenzia una crescente incertezza sulle politiche commerciali a livello globale.
La revisione al ribasso, la seconda in pochi mesi dopo un taglio analogo effettuato a febbraio, è stata motivata da aumenti tariffari, incertezze politiche e rallentamento della domanda esterna. Il documento porta il titolo emblematico “Tempi incerti”.
“È già evidente che le nostre regioni sono entrate in una fase di crescita più lenta e di incertezza prolungata”, ha affermato Beata Javorcik, capo economista della BERD. “Serve un dialogo costruttivo sulle politiche commerciali per ridurre le tensioni e minimizzare i costi economici.”
Effetti per Paese e inflazione in risalita
Tra i Paesi più colpiti dagli effetti dei nuovi dazi, si segnalano:
- Slovacchia: -0,8% del PIL stimato nel 2025
- Giordania: -0,6%
- Ungheria: -0,4%
Parallelamente, l’inflazione, dopo un rallentamento nel 2024, ha ricominciato a salire, raggiungendo il 6,1% a febbraio 2025, rispetto al 5,3% di settembre 2024. Il rapporto attribuisce la nuova fiammata a politiche fiscali espansive e alla crescita sostenuta dei salari nominali.
Difesa e geopolitica come driver di crescita
Un altro elemento chiave del rapporto riguarda l’impatto della spesa per la difesa, in crescita in quasi tutte le economie BERD. Tra il 2014 e il 2023, il peso della difesa è passato dall’1,8% al 3,5% del PIL. Le esportazioni di armi sono raddoppiate dal 2019 al 2024, con Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia e Bosnia-Erzegovina in testa.
In questo contesto, Paesi come Slovacchia, Grecia, Croazia e Ungheria potrebbero registrare un aumento del PIL tra l’1% e l’1,5% grazie alla domanda crescente di prodotti militari e alla localizzazione della produzione.
Turchia e prospettive a medio termine
Particolare attenzione è stata riservata alla Turchia, dove le previsioni per il 2025 sono state ridotte al 2,8%, a causa di una politica monetaria più restrittiva e della debolezza della domanda interna ed esterna.
Tuttavia, la BERD ha confermato le stime per il 2026, mantenendo una previsione di crescita al 3,4%, segnalando un cauto ottimismo nel medio periodo, a condizione che le tensioni geopolitiche e commerciali possano essere attenuate.
