
(AGENPARL) – Mon 12 May 2025 Confabitare Bologna, da sempre attenta al territorio, ai suoi associati e alla vita quotidiana della città, promuove costantemente indagini per monitorare il benessere di chi abita ogni giorno la città. Un impegno che nasce dalla consapevolezza che l’abitare non è solo una questione immobiliare, ma un elemento centrale della qualità della vita. Casa significa stabilità, sicurezza, accesso ai servizi, relazioni e soprattutto presente, non solo futuro.
“Un’associazione di proprietari immobiliari come Confabitare ha il dovere di guardare oltre la proprietà in sé, e di farsi interprete di un equilibrio più ampio tra diritti, bisogni e vivibilità” afferma Alberto Zanni, presidente nazionale di Confabitare.
Per questo motivo, anche nel 2025, Confabitare ha commissionato a Demetra un sondaggio sulla percezione dei cittadini rispetto alla vita urbana, al tema casa, alla mobilità e ai servizi, per restituire una fotografia sincera, utile e concreta della città.
“A Bologna c’è uno scollamento sempre più evidente tra le parole del Sindaco e ciò che i cittadini vivono ogni giorno. Il Sindaco si mostra soddisfatto, dice di raccogliere complimenti e parla di quanto sia apprezzato il suo operato. Ma poi basta fermarsi a parlare con le persone, ascoltarle per strada o ricevere le loro segnalazioni, per accorgersi che Bologna, per molti, è diventata faticosa da abitare. Il sondaggio che abbiamo commissionato non lascia spazio a dubbi: c’è un malessere reale e diffuso perché si fa sempre più fatica a trovare una casa accessibile. Il traffico è percepito come insostenibile per colpa di lavori troppo lunghi e gestiti male: va bene affrontare i disagi del cambiamento, ma chi governa deve saper gestire anche i tempi in cui mette in sofferenza una città. La gestione ha superato ogni limite di tolleranza e la qualità della vita peggiora costantemente, complice il caro vita, e alla fine a soffrire maggiormente sono sempre i più fragili,
a cui si aggiunge quella fascia di cittadini che fino a poco tempo fa riusciva a vivere dignitosamente, e purtroppo non si può escludere nessuno: non c’è una persona che possa dire di aver vissuto serenamente in questi anni. Chi governa la città deve partire proprio da qui: da chi vive ogni giorno la fatica di restare e da chi ancora vorrebbe mettere radici, non basta aprire cantieri e parlare di futuro se poi, nella quotidianità, le persone si sentono abbandonate”.
Il sondaggio Confabitare (commissionato a Demetra) mostra una città che ancora nel 2025, sembra inseguire un cambiamento che tarda ad arrivare. Le grandi trasformazioni promesse dall’amministrazione si infrangono spesso contro la fatica della vita quotidiana. Chi abita la città avverte un senso crescente di smarrimento, come se mancasse una direzione chiara, un orizzonte condiviso. Vivere a Bologna non è più semplice né spontaneo: gli aspetti più elementari dell’esistenza urbana, come trovare casa o muoversi nel traffico, sono diventati fonte di disagio e frustrazione. Il tema della casa emerge con forza come uno dei più critici. Per molti cittadini, l’abitazione non è più un rifugio, ma un privilegio difficile da ottenere. La paura dei furti è alta: il 60% degli intervistati teme di subirne uno nella propria abitazione, e la metà pensa che questo rischio sia cresciuto negli ultimi anni. Tuttavia, è la fatica a trovare un alloggio accessibile che segna più a
fondo. La classe media, quella che un tempo poteva aspirare a vivere dignitosamente in città, oggi si ritrova stretta tra affitti insostenibili e un mercato immobiliare bloccato. Molti proprietari preferiscono non affittare, spaventati dalla scarsa tutela, e il 66% dei cittadini chiede una regolamentazione più severa del mercato dei Bed & Breakfast, accusati di sottrarre case alla residenzialità. Le politiche abitative continuano a rivolgersi prioritariamente a chi vive situazioni di disagio estremo, trascurando però una fascia intermedia in forte crescita: giovani coppie, famiglie senza requisiti per l’edilizia popolare, studenti fuori sede. Gli studentati pubblici sono attesi con speranza, ma il loro accesso è filtrato da bandi selettivi e il numero di posti è lontano dal soddisfare una domanda reale e pressante. La città che un tempo accoglieva e faceva sentire a casa oggi sembra riservata solo a chi può permettersi di pagarne il prezzo. L’identità di Bologna come
luogo in cui mettere radici si sgretola. Il valore economico scalza quello sociale. La casa non è il luogo dove vivere e stare al sicuro, ma è merce, e la stabilità un miraggio. Lo si percepisce anche nei giudizi sulla qualità della vita: il 50% afferma che le condizioni nella propria zona sono peggiorate, e il 71% estende questo sentimento all’intera città. Anche la mobilità contribuisce al malessere quotidiano. Oltre due cittadini su tre descrivono il traffico come congestionato, e l’80% ha la percezione che sia peggiorato negli ultimi anni. Il progetto del Tram, sbandierato come emblema del rilancio urbano, riceve una valutazione media di 5 su 10, segno di una fiducia debole. Va anche peggio per Bologna città 30, che si ferma a un 4,4 di media, percepito più come una forzatura ideologica che come soluzione efficace. Intanto, mentre i cantieri bloccano la città, la tangenziale resta teatro di incidenti, anche gravi e muoversi diventa ogni giorno più faticoso e
pericoloso. Le soluzioni proposte sembrano scollegate dalla realtà quotidiana. Il cittadino si sente solo, distante da chi governa, e questa distanza si riflette nel voto medio all’amministrazione: 4,8. Ancora più basso è il giudizio sul sindaco, con un 4,5. Il 48% degli intervistati dice chiaramente: ero scettico e lo sono rimasto. Non si tratta più solo di critiche, ma di una disillusione profonda. La città si muove, ma senza una direzione che parli davvero ai suoi abitanti. Eppure, i legami sociali, la solidarietà tra vicini e il volontariato hanno dimostrato la propria forza, come nel caso dell’alluvione del 2024. Bologna non è una città spenta, ma è una città lasciata sola ad adattarsi alle difficoltà, senza istruzioni e senza tutele. Una città non vive di cantieri, ma di relazioni, di tempo condiviso, di cura, e Bologna, oggi, sembra allontanarsi proprio da chi vorrebbe restarci con radici profonde.