
(AGENPARL) – Tue 22 April 2025 “Niccolò Piccinni è una delle figure più illustri della nostra storia culturale.
Nel 2028 celebreremo il 300° anniversario della sua nascita con un progetto triennale che mira a restituire il
giusto riconoscimento a un grande compositore troppo a lungo trascurato.
Con produzioni, concerti, mostre e attività educative, vogliamo raccontare il valore universale della sua musica
e rafforzare il ruolo di Bari come città della cultura e della musica.
È un omaggio dovuto a Piccinni, ma anche un’opportunità per far conoscere al mondo il talento e la creatività
che da sempre animano la nostra terra”.
Vito Leccese, Sindaco di Bari e Presidente della Fondazione Teatro Petruzzelli
LE OPERE DI PICCINNI NELLA PROGRAMMAZIONE DEL TEATRO PETRUZZELLI
DAL 2026 AL 2028.
Sono pochissimi i titoli di opere di Piccinni rappresentate fino ad oggi nei teatri di Bari. Si può dire che al
Teatro Petruzzelli l’allestimento più importante, destinato a restare nella storia del Teatro e della Città, sia la
produzione dell’opera francese Iphigenie en Tauride rappresentata nel 1989 con la regia di Luca Ronconi,
tuttora impressa nel ricordo di chi vi aveva assistito. In lingua italiana si è rappresentata più volte La Buona
figliola o sia La Cecchina, ma al Teatro Piccinni e non nella sala del Petruzzelli.
Gli altri titoli sono stati perlopiù rappresentati in forma di concerto, con l’eccezione dell’anno celebrativo
2000, e mai nell’ambito della stagione lirica ufficiale del Petruzzelli.
Si tratta dunque di una operazione inedita e molto coraggiosa quella di affidare a tre opere di Piccinni, diverse
per tipologia e lingua, il compito di inaugurare le prossime tre stagioni liriche del Petruzzelli, in preparazione
del Tricentenario della nascita.
Di seguito i titoli proposti:
1) La buona figliola o sia La Cecchina, Gennaio 2026
2) Zenobia, Gennaio 2027
3) Atys nel, Gennaio 2028
Le celebrazioni inoltre si apriranno ufficialmente nel 2026 il giorno della nascita di Niccolò Piccinni, ossia il
16 gennaio, con un concerto al Teatro Piccinni di musiche per Soprano solista, Coro e Orchestra, con gli
organici della Fondazione Teatro Petruzzelli e il soprano di fama internazionale Rosa Feola, che inaugurerà in
questo modo un triennio di collaborazione che la porterà poi a cantare il ruolo di protagonista nelle successive
opere del 2027 e 2028.
Direttore dell’Orchestra del Petruzzelli (e del Coro del Petruzzelli per le opere del 2027e 2028) sarà il
Direttore stabile della Fondazione, Stefano Montanari, uno specialista del repertorio barocco e settecentesco.
Daniele Luchetti, regista di cinema e di televisione molto noto al grande pubblico, ha accettato con
entusiasmo di firmare la regia di tutte e tre le opere di Piccinni del Progetto.
Di seguito qualche cenno alle tre opere in programma e delle schede riassuntive predisposte in collaborazione
con il musicologo di fama internazionale Dinko Fabris.
1) La scelta di Cecchina come opera di apertura del ciclo nel gennaio 2026 è stata in qualche modo obbligata,
non soltanto dalla celebrità di quella che è considerata il massimo capolavoro di Niccolò Piccinni, ma anche
da questioni pratiche: in così poco tempo a disposizione non avremmo potuto commissionare una edizione
critica di un’altra opera, magari mai eseguita modernamente, di Piccinni, di cui Cecchina è la sola partitura
finora già disponibile in edizione critica (pubblicata dall’editore tedesco Bärenreiter pochi anni fa, e che sarà
eseguita a Bari per la prima volta).
Piccinni aveva 32 anni ma era già molto famoso a Napoli e a Roma, dove si eseguivano con successo le sue
opere comiche, quando ebbe la possibilità di allestire nel 1760, al Teatro romano Delle Dame, La Buona
figliola un libretto di Carlo Goldoni scritto nel 1756 per un altro compositore meridionale, Egidio Romualdo
Duni di Matera. Fu un trionfo e da quel momento l’opera, denominata “Cecchina” dal nome della sua
protagonista, divenne l’opera comica più famosa e più rappresentata dell’intero Settecento, con oltre 300
riprese in altrettante città d’Europa, giungendo fino in Russia e perfino in Cina, dove fu la prima opera
europea ad essere eseguita alla corte dell’imperatore. La storia della “povera ragazza”, ritenuta orfanella e
adottata col nome di Cecchina dal Marchese della Conchiglia che poi se ne innamora, osteggiato dalla sorella
e dalle convenzioni sociali del tempo, tra gelosie e invidie delle categorie sociali più basse, tocca le corde del
patetico, giustificando per quest’opera il termine francese di “larmoyante”(lacrimevole), anche se la figura
comica del soldato tedesco Tagliaferro, che deriva dall’antico mondo delle maschere della commedia
dell’arte, risolverà la vicenda provando l’origine nobile di Cecchina che potrà dunque sposare il Marchese. Sia
per l’intreccio tra aristocrazia e classi popolari, che per l’ispirazione musicale, vi sono molti punti in comune
tra quest’opera e Le Nozze di Figaro di Mozart, che fu scritta un quarto di secolo più tardi nel 1786.
2) Zenobia fu la prima opera seria di Piccinni che segnò il suo debutto al Teatro San Carlo di Napoli nel
1754, su un testo scritto a Vienna nel 1740 da Metastasio: l’opera di Piccinni ebbe un tale successo che fu
replicata altre due volte al San Carlo dopo molti anni, nel 1767 e poi nel 1769. La storia tratta da Tacito esalta
l’eroico comportamento di Zenobia, principessa degli Armeni costretta dal padre il re Mitridate a sposare
Radamisto principe d’Iberia, nonostante amasse ricambiata fin da fanciulla Tiridate, principe dei Parti. Al
centro della vicenda la fedeltà coniugale di Zenobia che segue fedelmente il marito in una travagliata fuga
finché questi non vede avvicinarsi l’esercito del rivale Tiridate e, in preda alla gelosia, colpisce con la spada –
come da lei richiesto – Zenobia e se stesso. Ma i due non muoiono e mentre Radamisto fa perdere le sue
tracce Zenobia viene salvata dal fiume dov’era caduta da una pastorella di nome Egle, che scopre essere sua
sorella. Nonostante sia innamorato di Zenobia, Tiridate mostra la sua generosità quando, catturato Radamisto,
gli consegna la sposa e gli restituisce il trono di Armenia lasciando tutti liberi. Il Coro finale inneggia alla
generosità di Radamisto e alla fede coniugale.
3) Atys fu composto pochi anni dopo l’arrivo di Piccinni a Parigi, nel 1776, e fu rappresentato per la corte
reale nel 1780 riscuotendo successo, ma la ripresa aperta al pubblico nel teatro dell’Academie Royale de
Musique destò scalpore per la fine tragica che qualche anno dopo Piccinni cambiò, conquistando
completamente l’entusiasmo del pubblico parigino. Il compositore aveva osato confrontarsi con un modello
giudicato intoccabile: utilizzò infatti lo stesso libretto seicentesco di Quinault che era stato musicato da Lully
nel 1676 per il Re Sole.
Si tratta di una storia mitologica: Atys è innamorato della ninfa Sangaride, promessa in sposa al re Célénus,
suo amico. I due si confessano il reciproco amore. Giunge la dea Cybèle, madre degli dei, che confessa a sua
volta alla sua confidente Mélisse di essere innamorata di Atys, segreto rivelato in sogno allo stesso Atys dal dio
Morphée. Cybèle comincia a sospettare del loro rapporto, nonostante il tentativo di Atys di nasconderlo, che
causa la gelosia di Sangaride. Quando i due si rappacificano dichiarandosi il proprio amore, Cybèle li scopre e
decide di vendicarsi con l’aiuto del re tradito Célénus, e lancia un incantesimo che rende pazzo Atys. In questa
condizione lui uccide Sangaride e quando si rende conto del suo gesto, si uccide a sua volta disperato. La
grandiosità della “tragédie-lyrique” francese si esprime in questo capolavoro attraverso i cori e i balli.
SCHEDE DELLE OPERE DI PICCINNI PREVISTE NELLE STAGIONI
2026-2027-2028
1. Concerto inaugurale del Progetto Piccinni 2026-2028
Venerdi 16 gennaio 2026 – Teatro Piccinni
Arie d’opera e musica sacra di Niccolò Piccinni e Wolfgang Amadeus Mozart
per Soprano solo, Coro e Orchestra
Rosa Feola, soprano
Coro del Teatro Petruzzelli – Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari
2. Inaugurazione Stagione Lirica 2026
Mercoledì 21 gennaio 2026 – Teatro Petruzzelli
La buona figliola o sia La Cecchina commedia per musica su libretto di Carlo Goldoni
Musica di Niccolò Piccinni (prima esecuzione Roma 1760)
Edizione critica a cura di Francesco Paolo Russo (Bärenreiter Verlag)
Regia: Daniele Luchetti
Orchestra del Teatro Petruzzelli. Direttore: Stefano Montanari
Nuova produzione – coproduzione con Fondazione Teatro Massimo di Palermo
3. Inaugurazione Stagione Lirica 2027
Gennaio – Teatro Petruzzelli
Zenobia, melodramma in 3 atti di Pietro Metastasio
Musica di Niccolò Piccinni (prima esecuzione Napoli, Teatro San Carlo, 1756)
Edizione critica commissionata dal Teatro Petruzzelli – Prima esecuzione in tempi
moderni
Regia: Daniele Luchetti
Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli. Direttore: Stefano Montanari
Nuova produzione
4. Inaugurazione Stagione Lirica 2028 – Celebrazioni del Tricentenario Piccinni
Gennaio – Teatro Petruzzelli
Atys, tragédie-lyrique in 3 atti su testo di Philippe Quinault (1676)
Musica di Niccolò Piccinni (prima esecuzione Fontainebleu/Parigi 1780)
Edizione critica commissionata dal Teatro Petruzzelli-Prima esecuzione scenica
in tempi moderni
Regia: Daniele Luchetti
Coro e Orchestra del Teatro Petruzzelli. Direttore: Stefano Montanari
Nuovo allestimento in co-produzione con Teatro di Parigi
1. LA BUONA FIGLIOLA O SIA LA CECCHINA
Niccolò Piccinni aveva 32 anni il 6 febbraio 1760, quando la sua opera comica La buona figliola fu rappresentata al Teatro Delle
Dame di Roma per la prima volta, con un successo che non si arrestò più per tutte le successive riprese in Italia e in Europa che ne
fecero l’opera comica settecentesca più rappresentata del secolo. Piccinni aveva scritto fino ad allora solo poche commedie musicali
e opere serie per i teatri di Napoli, tutte di successo, che gli avevano aperto le porte dei teatri di Roma.
Il libretto della Buona figliola era stato tratto da Carlo Goldoni da un romanzo epistolare inglese molto in voga nell’Europa del
tempo, Pamela, che aveva ispirato già una commedia in prosa dello stesso Goldoni. La trama narra di Cecchina, una trovatella,
accolta nella sua casa feudale dal “marchese della Conchiglia” col ruolo di giardiniera. Tra i due nasce un tenero amore impedito
dalle convenzioni sociali (un aristocratico non può sposare una domestica): tormentata dagli altri personaggi del dramma, sia gli
aristocratici come la sorella del marchese e il suo fidanzato Armidoro, sia i popolani come le due serve e il contadino Mengotto
(anticipatore del futuro Papageno mozartiano), la ragazza fugge ma viene riportata a casa dal marchese che sa che la situazione sta
per cambiare: l’arrivo del soldato tedesco Tagliaferro offre il colpo di scena, rivelando che Cecchina è in realtà la figlia perduta di un
barone tedesco che la cerca da anni. Ristabilito l’equilibrio sociale, la “buona figliola” può sposare il marchese.
Nel 1756 per la prima volta il libretto di Goldoni era stato musicato dal materano Egidio Romualdo Duni per la corte di Parma ma
la partitura non è sopravvissuta. L’entusiasmo del pubblico romano per la musica di Piccinni fu tale che per anni il termine “alla
Cecchina”, la protagonista dell’opera, fu utilizzato per acconciature, vestiti alla moda e perfino osterie. La prima ripresa a Napoli nel
1765 avvenne proprio col titolo di Cecchina che fu in seguito spesso usato invece dell’originale Buona figliola. La grande novità della
Buona figliola era il patetismo che avrebbe condizionato un cambiamento epocale nell’opera comica del tardo Settecento,
trasformandola in larmoyante (lagrimevole): Cecchina fin dall’inizio si autodefinisce “una povera ragazza, padre e madre che non
ha” e anche nel gergo delle sue umili compagne di lavoro, Sandrina e Paoluccia, la parola più spesso ripetuta è “poverina”. Tuttavia
il personaggio di Tagliaferro, che canta in un misto di italiano e tedesco da commedia dell’arte, assicura il livello comico della piece,
così come la figura della Marchesa sembra anticipare meravigliose arie mozartiane di Nozze di Figaro e Don Giovanni e infine la
funanbolica vocalità da castrato del Cavaliere Armidoro conferma il vertiginoso livello qualitativo dei compositori napoletani anche
quando scrivono per le commedie in musica e non solo per l’opera seria. Dobbiamo inoltre ricordare che nei teatri di Roma non
potevano esibirsi cantanti donne, per cui alla prima del 1760 i ruoli femminili furono ricoperti da cantanti maschi in gran parte
castrati.
Nella prima biografia di Piccinni pubblicata nel 1801 da Pierre-Louis Ginguené subito dopo la sua morte, troviamo il ricordo dello
stesso compositore:
“Fu a Roma che, con La buona figliola, egli fece ascoltare questa novità musicale con tutta la sua ingegnosa e interessante varietà. Le dolci e
commoventi pene di Cecchina, l’ironia maligna e invidiosa delle due piccole contadine [Paoluccia e Sandrina], il disappunto del Marchese
ingannato dai loro pettegolezzi, la collera del giardiniere Mengotto e, nel bel mezzo di tutte quelle persecuzioni, Cecchina che protesta la sua
innocenza indirizzando le preghiere talvolta verso il cielo, talaltra verso quelle persone prevenute che non l’ascoltano, ebbene tutto ciò produsse un
effetto sorprendente. Il finale del secondo atto lo fu ancora di più. Il buon corazziere Tagliaferro che era giunto per cercare la fanciulla dispersa
per conto di suo padre, scoperto dalle due piccole “pesti” del villaggio che colgono questa nuova occasione per calunniarla; le risposte ironiche del
Marchese, unico conoscitore del segreto e la sua indifferenza ai pettegolezzi; lo scompiglio tra gli altri personaggi e le nuove manifestazioni di
dolore di Cecchina, furono i passaggi ascoltati con vero entusiasmo dai romani; e quella bella musica fece considerare che noi tutti, per lo più,
abbiamo un orecchio disabituato e poco esercitato, insensibile a tanta bellezza a causa di talune esagerate raffinatezze.”(P.-L. Ginguené, Niccolò
Piccinni. Vita e opere, trad.it., Bari, Adda, 1999, p. 54).
2. ZENOBIA
Poco dopo aver terminato i suoi studi al Conservatorio napoletano di Sant’Onofrio ed aver sposato una sua giovanissima e
promettente allieva di canto, Vincenza Sibilla, il giovane Piccinni ebbe il suo esordio ufficiale come compositore di opera seria con
una prestigiosa commissione del Teatro di San Carlo di Napoli. Fu scelta Zenobia, un dramma per musica composto dal celebre
Pietro Metastasio per la corte di Vienna, musicato per la prima volta nel 1740 da Luc’Antonio Predieri e poi da altri musicisti italiani
tra cui, nel 1742, dal barese Gaetano Latilla che era lo zio materno di Piccinni. La partitura di quest’ultimo fu presentata al San
Carlo il 18 dicembre 1756 ed ebbe un tale successo da essere riproposta dopo oltre dieci anni nello stesso teatro il 26 dicembre
1767 e poi ripresa ancora nel giugno 1769. La prima interprete nel ruolo del titolo era stata Francesca Guizzetti, che in quegli anni
era primadonna del San Carlo anche perché nuora dell’impresario Grossatesta. Nel secondo allestimento del 1767 la protagonista fu
invece Antonia Maria Girelli, bolognese di ampia reputazione al suo tempo, che cantò a Napoli per quasi tutti gli anni 60 di quel
secolo.
La trama racconta la storia virtuosa ed esemplare della principessa d’Armenia, Zenobia, costretta dal padre il re Mitridate a sposare
Radamisto principe d’Iberia, nonostante amasse ricambiata fin da fanciulla Tiridate, principe dei Parti. Al centro della vicenda la
fedeltà coniugale di Zenobia che segue il marito costretto a fuggire per una rivolta e affronta al suo fianco varie disavventure finché
questi non vede avvicinarsi l’esercito del rivale Tiridate e, in preda alla gelosia, colpisce con la spada – come lei stessa aveva richiesto
– Zenobia e se stesso. Ma i due non muoiono e mentre Radamisto fa perdere le sue tracce Zenobia viene salvata dal fiume dov’era
caduta da una pastorella di nome Egle, che scopre essere sua sorella. Nonostante sia innamorato di Zenobia, Tiridate mostra la sua
generosità quando, catturato Radamisto, gli consegna la sposa e gli restituisce il trono di Armenia lasciando tutti liberi.
La caratteristica della prima rappresentazione al San Carlo nel 1756 (che fu anche l’esordio trionfale nell’opera seria di Niccolò
Piccinni), così come nelle due riprese del 1767 e 1769 – che dimostrano l’enorme successo al suo tempo – è la presenza dei balli
come intermezzi tra gli atti, tradizione tipica del teatro del re Borbone. Anche in Zenobia il cast vocale prevedeva molte voci acute,
come a Roma, ma a Napoli era permessa ed anzi favorita la presenza di virtuose donne accanto ai castrati più in voga. Un efficace
Coro finale sancisce il lieto fine di quest’opera tratta da un classico latino come Tacito.
3. ATYS
Le 14 opere del periodo francese di Piccinni (dal 1776 alla sua morte nel 1800) attendono ancora in gran parte di essere studiate e
rieseguite per il pubblico di oggi. I critici del tempo e gli studiosi odierni sono unanimi nel definire alcune di esse capolavori degni di
entrare nella storia dell’opera francese e, diremmo oggi, universale. Tra le opere mai riproposte integralmente in versione scenica in
tempi moderni, uno speciale interesse presenta Atys, tra i primi titoli prodotti a Parigi subito dopo l’arrivo con la famiglia di Piccinni
a fine 1776. Si tratta infatti di un confronto molto audace e stimolante con uno dei pilastri della tradizione francese della tragédielyrique: si tratta infatti di un libretto seicentesco del poeta Quinault, musicato nel 1676 dal padre dell’opera francese Jean-Baptiste
Lully (che era in realtà l’italiano Lulli, naturalizzato francese) per il Re Sole. Il testo fu riadattato dallo scrittore Marmontel, amico di
Piccinni, e l’opera fu presentata in recita privata ai sovrani di Francia per la prima volta il 22 febbraio 1780, aumentando la
considerazione che già la regina Marie-Antoinette aveva del compositore barese. La ripresa nel teatro di Parigi in quell’anno creò
però forti contestazioni per la scelta del finale tragico, non gradito al pubblico e soltanto quando Piccinni e Marmontel cambiarono il
finale in lieto, in una versione del 1783, l’opera entrò trionfalmente nel repertorio del teatro parigino (che si chiamava ancora
“Academie Royale de Musique”) contando più di 50 rappresentazioni fino alla fine del Settecento.
La trama dei tre atti in cui Marmontel aveva ridotto i cinque atti del libretto originale di Quinault, è di argomento mitologico: Atys
(voce maschile ma acuta, in francese “haute-contre”) è innamorato della ninfa Sangaride, promessa in sposa al re Célénus, suo
amico. I due si confessano il reciproco amore. Giunge la dea Cybèle, madre degli dei, che confessa a sua volta alla sua confidente
Mélisse di essere innamorata di Atys, segreto rivelato in sogno allo stesso Atys dal dio Morphée. Cybèle comincia a sospettare del
loro rapporto, nonostante il tentativo di Atys di nasconderlo, che causa la gelosia di Sangaride. Quando i due si rappacificano
dichiarandosi il proprio amore, Cybèle li scopre e decide di vendicarsi con l’aiuto del re tradito Célénus, e lancia un incantesimo che
rende pazzo Atys. In questa condizione lui uccide Sangaride e quando si rende conto del suo gesto, si uccide a sua volta disperato.
Nella revisione del 1783 viene invece proposto un finale in cui tutti sono salvi. La grandiosità della “tragédie-lyrique” francese si
esprime in questo autentico capolavoro dell’opera europea attraverso i cori e i balli.
CELEBRARE NICCOLO’ PICCINNI A TRECENTO ANNI DALLA NASCITA
Mancano tre anni al terzo centenario della nascita del cittadino di Bari di ogni tempo tuttora più famoso nel mondo: Vito Niccolò
Marcello Antonio Giacomo, ma più semplicemente Niccolò Piccinni nacque infatti a Bari il 16 gennaio 1728 e morì a Passy,
allora sobborgo di Parigi il 7 maggio 1800. Il suo nome si trova in tutti i manuali di storia della musica in qualsiasi lingua, perché
fin dal suo secolo è sempre stato considerato uno dei più grandi musicisti della storia europea. Fu in vita il compositore dell’opera
comica più rappresentata del Settecento, l’unico autore in grado di competere con il tedesco Gluck e il suo stile divenne di un
modello per Mozart come per i musici francesi del suo tempo.
La carriera di Piccinni prese avvio come quella di molti altri giovani musicisti pugliesi, inviati a perfezionarsi negli studi musicali
nei quattro celebri Conservatori della capitale Napoli. Dopo aver aiutato il padre, Onofrio Piccinno, vicemaestro della cappella
musicale della basilica di San Nicola di Bari, il ragazzo a 14 anni fu indirizzato forse dallo zio Gaetano Latilla, altro celebre
musicista nato a Bari, ad entrare nel Conservatorio napoletano di Sant’Onofrio, dove restò fino al 1754 sotto la guida prima di
Leonardo Leo e poi di Francesco Durante, ma formalmente risiedeva ancora a Bari almeno fino al 1751, probabilmente perché vi
si recava ancora a suonare nell’orchestra del padre.
Nel decennio successivo cominciarono i primi successi delle sue opere, sia comiche che serie, rappresentate nei teatri di Napoli ed
in particolare nel Teatro di San Carlo e pian piano estese la sua attività anche a teatri italiani e stranieri, soprattutto a Roma. Qui
nel 1760 andò in scena La Cecchina o sia La buona figliola, su testo di Carlo Goldoni, che divenne la sua opera più celebre e che
fu rappresentata per oltre 300 volte in tutta Europa dal Portogallo alla Russia e perfino in Cina. Da quel momento la fama
internazionale di Piccinni fu inarrestabile: le sue opere trionfavano a Roma come a Napoli, ma anche in tutti i grandi e medi teatri
d’Italia e d’Europa.
Tornato a Napoli fu per un periodo insegnante al Conservatorio di Sant’Onofrio dove aveva studiato, e si poteva permettere di
rifiutare proposte di trasferirsi in Inghilterra o altri paesi. Non rifiutò però l’invito di trasferirsi a Parigi nel dicembre 1776, dove
era chiamato come campione dell’opera italiana da opporre a Christoph Willibald Gluck, il più grande operista vivente, che era
stato maestro della regina Marie Antoinette e che doveva rappresentare l’eccellenza dell’opera francese. Quella “querelle célèbre”
animò per anni la società parigina opponendo due mondi che però non erano poi così lontani.
Alla morte di Gluck, Piccinni divenne infatti il più celebrato compositore d’opera in Francia, avendo imparato nel frattempo come
comporre nello stile autentico della “tragédie lyrique” francese (in quegli anni videro la luce capolavori operistici che restano
tuttora nella storia della musica francese: Roland, Didon, Iphigénie en Tauride, Athys, Pénélope e l’opera comica Le faux Lord).
Dopo un breve ed amaro ritorno a Napoli, durante il periodo più cruento della Rivoluzione Francese, Piccinni tornò a Parigi con la
moglie Vincenza, accolto con gli onori di un eroe nazionale.
Proprio quando la sua stella sembrava destinata a tornare a brillare, essendo stato scelto da Napoleone Buonaparte come musicista
al suo servizio, Niccolò Piccinni morì improvvisamente nel maggio 1800. Nel successivo 1801 l’amico e collaboratore PierreLouis Ginguené pubblicò la prima biografia del compositore ricavata dalle loro lunghe conversazioni, in cui si ricorda la sua
nascita a Bari. Da quel momento la città natale non ha dimenticato Piccinni, cui furono intestati durante il secolo XIX il teatro
cittadino inaugurato nel 1854, una strada, la statua di piazza Massari e nel secolo successivo il Conservatorio di musica. Ma la sua
musica è stata troppo raramente eseguita e non si è mai proposta una edizione completa delle sue opere, indirizzata ad esecuzioni
sistematiche, registrazioni discografiche e alla divulgazione popolare, come merita uno dei compositori più importanti che l’Italia
del Settecento abbia donato all’umanità.
Il Comitato e le attività del Centenario
Per questo si propone di insediare un Comitato di altissimo profilo internazionale, che peraltro coinvolge tutti gli specialisti di
Piccinni musicologi e musicisti di più generazioni attivi nella Città di Bari, insieme a studiosi attivi nelle più prestigiose università
del mondo, per redigere un progetto scientifico per l’ anno celebrativo del Tricentenario di Piccinni che possa coinvolgere la Città,
il territorio ma anche la nazione e l’Europa, con l’allestimento di una Mostra, Convegni e seminari didattici, Conferenze e
masterclass, Esecuzioni e allestimenti operistici, incentrati intorno al simbolo della cultura musicale di Bari: il Teatro Petruzzelli e
la sua Fondazione. Polo operativo delle Celebrazioni dovrebbe essere la casa natale del musicista nel borgo antico di Bari,
riattivando il Centro Ricerche musicali internazionale “Casa Piccinni” che era stato aperto nel 2000 in occasione del II Centenario
della morte del musicista, ma poi chiuso nel 2011 e da allora completamente inattivo.
La collaborazione di tutte le istituzioni culturali e musicali della città sarà fondamentale: Università e Conservatorio, il Teatro
Comunale Piccinni e gli altri Teatri della rete urbana (Margherita, Kursaal), il Castello Svevo e le Chiese per le esecuzioni di
musica sacra. Un anno celebrativo intenso preparato fin dal 2025 e che auspicabilmente potrà continuare anche nel periodo
successivo, assicurando la diffusione mondiale del nome del musicista barese Niccolò Piccinni.
L’edizione critica delle Opere di Niccolò Piccinni
Un altro importante compito del Comitato Scientifico sarà programmare l’Edizione Critica Nazionale delle Opere di Niccolò
Piccinni, divise in serie e secondo un ordine di priorità e fattibilità, con apposito progetto in cooperazione con un importante
Editore di musica di livello internazionale.
Sono 116 le opere teatrali di Piccinni, comprese quelle composte in francese nel periodo trascorso a Parigi. In aggiunta si devono
calcolare Oratori e brani di musica religiosa di varia formazione,,
numerose Ouvertures, Sinfonie e brani di musica strumentale, musica da camera e arie.
Sarà importante promuovere anche la registrazione discografica di una parte delle composizioni edite in edizioni critiche,
stimolando la circolazione e la diffusione internazionale di questa produzione finora mai affrontata in maniera sistematica. Anche
operazioni didattiche, con le scuole del territorio di Bari e in formula collaborativa con le scuole italiane di Parigi, attraverso la
collaborazione della Società Dante Alighieri e del Consolato e Istituto Italiano di Cultura di Parigi, serviranno a divulgare l’opera
di Piccinni, rendendola accessibile per bambini di scuole medie e per studenti delle superiori, con animatori specializzati.
Le pubblicazioni
Oltre all’ Edizione Critica Nazionale delle musiche e alle registrazioni discografiche, vorremmo realizzare pubblicazioni
scientifiche e divulgative (anche a fumetti) dedicate a Piccinni, ed in particolare:
Catalogo della Mostra
Atti dei Convegni e seminari di studio
Una biografia completa come premio di un apposito concorso di musicologia
Catalogo ragionato di tutte le opere di Niccolò Piccinni (collegato alle edizioni critiche)
Piccinni a fumetti e altri volumi didattici e divulgativi per le scuole, anche di tipo inclusivo e accessibile (in braille per
non vedenti, audioguide, ecc.)
Gadget e ricordi musicali di Piccinni a Bari, nell’ambito di un itinerario turistico-culturale da costruire anche sulla
direzione Bari-Matera (da Piccinni a Duni) passando per altre città musicali della Puglia (Bitonto, Acquaviva delle Fonti,
Altamura, Gravina).
Le opere e i concerti
La Fondazione Teatro Petruzzelli aprirà simbolicamente le prossime tre stagioni liriche cittadine, nel 2026, 2027 e 2028, con
altrettante opere di Niccolò Piccinni, avviando un percorso di riscoperta che guiderà la cittadinanza ad una festosa
riappropriazione del proprio musicista più illustre.
Le opere saranno scelte tra i capolavori del periodo italiano e del periodo francese di Piccinni, passando dal genere comico al
genere tragico e quello semiserio, in ognuno dei quali al suo tempo il compositore aveva trionfato a livello planetario. Si
comincerà infatti con la sua opera più celebre, La Cecchina o sia La buona figliola, su libretto di Carlo Goldoni che, dopo la
trionfale prima a Roma nel 1760, divenne l’opera comica più rappresentata dell’intero Settecento con oltre 300 rappresentazioni in
tutte le grandi città d’Europa e perfino in Russia e in Cina. Si continuerà con titoli di grande rilevanza internazionale in prima
esecuzione moderna, come Zenobia e Athys, con revisioni critiche appositamente commissionate. Ciascuna delle tre opere sarà
registrata in disco/dvd, creando una speciale edizione in cofanetto da distribuire alla fine delle celebrazioni del 2028.
Oltre alle produzioni sceniche dei grandi titoli operistici, sarà assicurata una presenza costante di Piccinni anche in altre parti del
cartellone, nella concertistica e soprattutto nel settore Educational, che mostrerà una forte attenzione alla conoscenza e alla
divulgazione di Niccolò Piccinni nelle scuole di Bari e del territorio metropolitano, anche in collaborazione con l’Alliance
Française di Bari e con le scuole italiane di Parigi.
NICCOLO’ PICCINNI
La vita
ito Niccolò Marcello Antonio Giacomo Piccinni, poi per tutti Niccolò, nacque a Bari, in vico Fiscardi, il
16 gennaio 1728 in una famiglia di musicisti: il padre Onofrio Piccinno era vicemaestro e contrabbassista della
cappella musicale di San Nicola, per alcuni anni diretta dal compositore di Matera Egidio Romualdo Duni,
che dunque conobbe Niccolò da bambino. Anche un suo zio materno nato a Bari, Gaetano Latilla, era un
compositore che dopo gli esordi a Napoli divenne molto famoso soprattutto durante i lunghi anni del suo
lavoro a Venezia come maestro negli Ospedali veneziani e per la sua collaborazione con Goldoni. Dopo aver