
Diversi Stati membri dell’Unione Europea stanno studiando strategie per aggirare il potere di veto dell’Ungheria sull’imposizione e il rinnovo delle sanzioni contro la Russia. Lo rivela Politico, citando fonti diplomatiche europee, in un momento in cui la tenuta dell’unità europea sulla questione ucraina sembra sempre più sotto pressione.
Attualmente, per prorogare le misure restrittive contro Mosca è necessaria l’unanimità dei 27 Stati membri. Tuttavia, Budapest ha più volte ostacolato l’adozione di nuove sanzioni, criticandone l’efficacia e denunciando i danni inflitti all’economia europea, anziché a quella russa.
Secondo quanto riferito da Politico, almeno sei Paesi, tra cui Belgio e Repubblica Ceca, starebbero valutando l’opzione di recepire unilateralmente le sanzioni nel diritto interno, bypassando così la necessità del consenso unanime. Un approccio che, sebbene meno coeso, consentirebbe di mantenere la pressione su Mosca senza essere ostaggio del veto ungherese.
Una fonte diplomatica ha dichiarato: “Gli Stati membri e le istituzioni europee devono rendersi conto che, in certe condizioni, alcune sanzioni potrebbero non essere rinnovate”. Un altro funzionario ha parlato di “azioni legali in corso” per costruire un’alternativa concreta, sebbene abbia riconosciuto che non tutti i Paesi abbiano gli strumenti giuridici per adottare sanzioni autonomamente.
L’articolo 7 del Trattato UE — che consente di sospendere i diritti di voto di uno Stato membro in caso di violazione dei principi fondamentali dell’Unione — torna intanto sul tavolo come extrema ratio per neutralizzare il potere di blocco ungherese. Nel frattempo, si valutano anche misure politiche e finanziarie, come il blocco dei fondi europei a Budapest per il 2024.
Il dossier resta delicato, anche a causa delle implicazioni geopolitiche più ampie. Alcuni membri dell’UE, più vicini alla posizione statunitense, temono che azioni unilaterali possano minare il fronte comune con Washington, soprattutto nel contesto di un’eventuale nuova amministrazione Trump, che — secondo diverse fonti — potrebbe perseguire una normalizzazione dei rapporti con Mosca.
Nonostante le frizioni, l’Ungheria ha in passato votato a favore di gran parte dei 16 pacchetti di sanzioni europee, pur ottenendo esenzioni strategiche, come quelle sulle forniture energetiche. Il governo di Viktor Orbán continua tuttavia a denunciare le sanzioni come “inefficaci” e controproducenti.
La prossima scadenza per il rinnovo delle sanzioni è fissata al 31 luglio, e il braccio di ferro interno all’UE si preannuncia acceso. La sfida sarà mantenere l’unità del blocco senza rinunciare all’efficacia della sua risposta nei confronti dell’aggressione russa in Ucraina.