
(AGENPARL) – Thu 10 April 2025 **Moby Prince, Giani a Livorno per ricordare la tragedia che spense
centoquaranta vite**
Il presidente della Toscana si unisce al coro di chi chiede giustizia
/Scritto da Walter Fortini, giovedì 10 aprile 2025 alle 19:00/
Anche il presidente della Toscana Eugenio Giani confida e chiede giustizia
per la tragedia del Moby Prince. “Centoquaranta morti e nessun
colpevole” punta l’indice uno striscione. Nessun colpevole a distanza di
trentaquattro anni. “Non può finire così – dice Giani – e accanto al
ricordo e alla preservazione della memoria, su cui la Regione come anche la
città di Livorno ci sono sempre state in questi anni e ci saranno anche in
futuro, è necessario che i responsabili di quella tragedia vengano fuori.
La Regione Toscana è vicina ai familiari delle vittime affinché giustizia
sia fatta”. “Verità e giustizia”, scritta gialla su fondo rosso,
come gridano al sole le magliette indossate da molti.
“Mi sembra che la commisione parlamentare stia proseguendo – si sofferma
Giani, commentando con i giornalisti -. E’ necessario agire perché sulla
tragedia del Moby Prince sia fatta chiarezza”. Poi aggiunge: “La
Regione fin dall’inizio ha dimostrato una particolare sensibilità perché
questa tragedia non fosse dimenticata: nell’armadio della memoria nella
biblioteca regionale in piazza dell’Unità a Firenze abbiamo voluto che
fosse conservata tutta la documentazione perchè questa vicenda non cadesse
nell’oblio. Ora si parla di un museo e la Regione è disponibile a dare
un’ulteriore mano”.
Il presidente della Toscana ha partecipato nel pomeriggio al corteo che da
piazza del Municipio è arrivato fino al porto mediceo. “Mi ha colpito la
grande partecipazione, anche di tanti giovani, che si sono stretti in un
abbraccio di solidarietà attorno a chi allora perse cari e parenti e la
loro empatia con il dolore altrui” commenta. Giovani e giovanissimi, i
bambini con le rose in mano, il silenzio intonato dalla tromba di un
militare, i gonfaloni dei Comuni (anche da fuori Toscana).
“Essere qui è importante” sottolinea Giani. Dopo il corteo e la
cerimonia davanti alla lapide che ricorda le tragedia, l’omaggio alla
corona del presidente della Repubblica, la lettura di tutti i nomi delle
vittime, la loro età (le più piccole avevano uno e cinque anni) e i
territori di provenienza, Giani si è recato sul molo per il lancio delle
rose: trentaquattro rose, una per ogni anno trascorso.
Erano infatti le 22.03 del 10 aprile 1991 quando il traghetto Moby Prince
entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo nella rada del porto di
Livorno. A causa dell’incendio che si sviluppò, alimentato dal petrolio
fuoriuscito, e per il fumo che rese l’aria irrespirabile, morirono in 140,
ovvero tutti i passeggeri (75) e l’equipaggio (65) con la sola eccezione
del giovane mozzo napoletano Alessio Bertrand. I soccorsi tardarono, anche
perché in un primo momento tutti i mezzi partiti dal porto di Livorno si
concentrarono sulla petroliera. Il mayday del traghetto arrivò debole e
disturbato.
Per la perdita di vite umane quello del Moby Prince è stato il più grave
incidente che abbia colpito la marina mercantile italiana.
Il 28 maggio 1998 la nave, rimasta ormeggiata ne porto di Livorno e posta
sotto sequestro, affondò; fu poi recuperata e avviata alla demolizione in
Turchia. Solo nel gennaio 2018 è stata pubblicata la relazione finale
della Commissione parlamentare d’inchiesta. Nel 2021 una seconda
commissione ha avviato nuove indagini, arrivando alla conclusione della
presenza di una terza nave che avrebbe ostacolato il percorso del
traghetto.
Ma tanti rimangono i punti mai chiariti del tutto: dalla dinamica esatta
dell’incidente alle navi militari statunitensi e di altre nazioni in rada
quella notte (e la loro attività) fino all’ombra di altre imbarcazioni
sospettate di traffici illeciti tra Italia e Somalia.