
Gli atti procedurali della Procura europea che incidono sulla situazione giuridica delle persone devono essere soggetti a un controllo giurisdizionale. Tale principio è stato ribadito dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, la quale ha chiarito che non è necessario che tale controllo assuma sempre la forma di un ricorso diretto, purché venga garantita una verifica effettiva del rispetto dei diritti fondamentali dell’individuo coinvolto.
Il giudice nazionale ha un ruolo cruciale: spetta a lui valutare in maniera concreta e specifica se l’atto impugnato – come nel caso in esame, la citazione di un testimone – produca effetti giuridici nei confronti delle persone indagate. Se tale incidenza viene accertata, è obbligatorio prevedere un meccanismo di controllo giurisdizionale.
Nel caso specifico, la Procura europea conduceva in Spagna un’indagine per frode in materia di sovvenzioni dell’UE. Alcuni indagati avevano contestato la citazione di un testimone, ma la legge spagnola non prevede il controllo giurisdizionale per atti di questo tipo. Di fronte a tale lacuna normativa, il giudice spagnolo ha investito della questione la Corte di giustizia.
La Corte ha ribadito che, in assenza di un ricorso diretto, il controllo può essere esercitato anche in via incidentale, purché siano garantiti i diritti fondamentali, tra cui il diritto a un ricorso effettivo, l’accesso a un giudice imparziale, la presunzione d’innocenza e i diritti della difesa.
Tuttavia, se il diritto interno prevede la possibilità di un ricorso diretto per atti simili adottati da autorità nazionali, allora lo stesso trattamento deve essere riservato agli atti della Procura europea, per evitare discriminazioni e garantire la parità di trattamento.
Questa pronuncia rafforza la tutela giurisdizionale nell’ambito dell’azione della Procura europea, assicurando che gli individui possano contestare efficacemente gli atti che incidono sulla loro posizione giuridica, anche quando la normativa nazionale è silente o limitativa.